COSA SI MANGIA A NATALE NEL RESTO DEL MONDO?
A Natale il cibo è protagonista. In Germania preparano i dolci tre settimane prima, in Francia mettono fuori legge le torte, in Spagna aspettano i Re Magi. Ognuno cucina seguendo le proprie tradizioni e convinzioni, ma c’è una cosa che ci accomuna: lo zenzero!
di Alfredo Spalla
Secondo Elio e Le Storie Tese il «vero fulcro del Natale» è lo zenzero; per alcuni è la preghiera, per altri sono i regali, per altri ancora è la famiglia. Insomma, ognuno ha le sue priorità, non importa se laiche o religiose. C’è però un luogo dove tutte le differenze si azzerano: la tavola. Qui le tradizioni pagane si fondono con quelle cristiane, quelle regionali diventano nazionali e il cibo diviene espressione della cultura, di una società.
Ovviamente per noi italiani, che in cucina siamo campioni mondiali di chiusura mentale, non esiste una gastronomia superiore o al pari della nostra. Il solo pensiero che al mondo ci siano persone che a Natale non mangeranno il panettone o il pandoro già ci infastidisce. In questo caso, però, non siamo l’eccezione, siamo la regola. Infatti, non esiste un popolo, neppure il più aperto, che a Natale prediliga il piatto esotico a quello tipico.
Lottare contro la globalizzazione dei sapori natalizi è giusto, ma non bisogna dimenticare che la tavola è un’occasione di confronto, un modo per comprendere le altre culture. I tedeschi, ad esempio, confermano di essere avveduti anche fra i fornelli. Il Christollen o Stollen, il loro dolce tipico, lo cominciano a preparare già i primi di dicembre. È una pietanza semplice: (molto) burro, frutta secca, uva passa e arance candite. Prepararlo con tanto anticipo non è obbligatorio ma è comunque un segnale benaugurante. Il nome Christollen (torta di Cristo) deriva dalla sua forma, lunga e affusolata, che ricorda Gesù Bambino in fasce. Ha numerose varianti ma la più famosa è il Dresdner Stollen (di Dresda), che gode anche dell’indicazione geografica tipica.

Lo Stollen tedesco
A Norimberga invece camminano a testa alta per la fragranza dei Lebkuchen, biscotti speziati che hanno addolcito anche il palato degli austriaci. I biscotti sottili Plätzchen che prima erano un alimento riservato alle classi più abbienti, come la maggior parte dei dolci, ora sono un alimento popolare che ogni famiglia dovrebbe preparare fra le mura domestiche. In Svizzera li chiamano Güezi, in Austria semplicemente Kekse (biscotti). Il capolavoro tedesco è pero lo Springerle, un biscotto con disegni in rilievo realizzati con degli stampi o dei mattarelli intarsiati.
In Francia invece dimostrano di essere un po’ sciovinisti anche nelle feste: il loro dolce tipico non è un dolce qualsiasi, ma la Galette des rois (la torta dei re), un dessert di pasta sfoglia con crema alla mandorla su cui posano solitamente una coroncina di carta. All’interno del dolce si nasconde una piccola statua del presepe in porcellana o gesso. Chi trova la statuetta, oltre a rompersi un dente, viene incoronato “re della festa”. Nel XVI secolo la Chiesa condannò addirittura la Galette de rois perché ricalcava la tradizione pagana dei Saturnali dei Romani. Ma c’è chi si spinse oltre: Luigi XIV, che non doveva essere un sovrano eccessivamente sicuro di sé, si sentì insidiato dalla torta e la mise fuori legge poiché costituiva un delitto di lesa maestà; nessuno oltre a lui poteva essere chiamato Re. Nonostante le avversità la Galette è rimasta un elemento della cultura francese e la ritroviamo oggi in altre tradizioni.

I Polvorones di Almendra
In Spagna è diventata il Roscon de Reyes, un ciambellone con zucchero a velo e canditi che i bambini consumano con il cioccolato caldo la mattina dell’Epifania. Il meccanismo è però un po’ diverso: chi trova la sorpresa è eletto “re della festa”, mentre chi trova la fava dovrebbe pagare il dolce. Al classico Roscon si accompagnano altri dolci come la Sopa de Almendras, il turron di Alicante o il Polvorones, una torta tipica andalusa. Il 31 dicembre a mezzanotte invece è tradizione mangiare 12 chicchi di uva, uno ogni rintocco, uno per ogni mese dell’anno; e poi brindare con il Cava, lo spumante spagnolo.
Nei paesi di matrice anglosassone il protagonista delle abbuffate natalizie è invece il tacchino, in ogni sua forma. In Inghilterra lo servono ripieno di nocciole tritate, carne di vitello, bacon e grasso di rognone; negli Stati Uniti si predilige invece la versione con la salsa di mirtilli. Tra i dolci britannici spopola invece lo Yule Log (tronchetto di natale) e il Brandy Butter, una salsa dolciastra. In Romania si pasteggia invece con il Piftie de porc e il Sarmale de porc, carne di maiale generalmente accompagnata dalla mamaliga, una polenta caratteristica. Il Sud America sorprende invece per la sua fantasia e per la poca formalità culinaria. In Colombia si mangia la Lechona, un maialino guarnito e cotto al forno; il Venezuela è noto per il suo Pan de jamón, mentre in Brasile e Messico si segue la tradizione anglosassone del tacchino ripieno. In Svezia e nei paesi scandinavi si mangiano cibi abbastanza salati come lo Julskinka, un prosciutto natalizio. Fra i dolci spiccano invece i Pepparkaka, dei biscottini allo zenzero che ritroviamo anche in altre culture. A riconferma della saggezza cantata di Elio: «E chi non fosse ancora straconvinto che zenzero significa Natale provasse ad assaggiare un biscottino allo zenzero».
Articolo pubblicato su WU 24 (dicembre 2013).