I LIBRI DI WU – LA QUERCIA DI BRUEGEL, ALESSANDRO ZACCURI

La quercia di Bruegel di Alessandro Zaccuri (Aboca) si legge come un sapiente romanzo per raffinati ermeneuti dell’arte e dell’esistenza. Sì, perché l’esemplare lingua dello scrittore ligure si staglia impressionistica e insieme astratta, grazie a un’eleganza misteriosa, e pulita, che scava tra le impalcature del senso del reale.

Pregna di sottili relazioni e di linee invisibili, la prosa, infatti, sfida le emozioni e la mente dei lettori attraverso altresì un processo di investigativa trasposizione simbolica (ora usando la funzione del dipinto ricercato, della memoria che trasforma e del pensiero che muta nel tempo) alla maniera di Milan Kundera e di Leonardo Sciascia.

Del primo ricorda lo studio dei personaggi e l’utilizzo di una cornice fatti di articolazioni, di legami narrativi, emotivi, per via di cruciali dettagli. Del secondo ricorda il prezioso passo questionante, dove l’indagine su un puzzle della storia – su una sua minuzia che diventa ossessione e risoluzione alla malattia del corpo e dello spirito – mantiene il ritmo di una specie di delitto esistenziale contro la filosofia della vita, contro la teologia dell’anima.

“Diversi alberi, dicevo. Ma quale aveva attirato l’attenzione di Massimo? Avevo capito che si trattava di indagare tra i dettagli del dipinto. Per qualche istante indugiai nel considerare gli arbusti che spuntano qua e là, di cui uno in primissimo piano, in basso a sinistra, cresciuto su una porzione di terra scura che il Vecchio sembra aver gettato lì a bella posta, per favorire quella faticosa fioritura. Ma la simmetria con ‘l’Adorazione dei Magi’, dove la finestra che sappiamo si apre nell’angolo opposto in diagonale a questo, sarebbe stata eccessiva, troppo facile da decifrare. Fu Matilde a soccorrermi: «Qui, davanti alla chiesa» disse. L’alberello cresceva stento, inclinato. Forse un’altra quercia, giovanissima e già guasta, che non riuscirà mai a conquistare una rispettosa linearità verticale.”

Il libro, in breve, racconta di un romanziere il quale – sospinto dall’editore perché scriva un libro sul pittore fiammingo Bruegel quindi ne studi l’opera e la corrente di riferimento – si reca nel 2016 a Bruxelles. Lì incontra, in hotel, Matilde una neurologa italiana. Si trova lei anche nella città belga per studiarne l’opera. Tuttavia la sua ragione è opposta per sostanza rispetto a quella del protagonista. Attraverso il suo metodo clinico – in cui l’osservazione di un dipinto (di una figura) e di un suo dettaglio può aiutare il paziente a delimitare il disturbo di percezione visiva – deve occuparsi di un paziente: Massimo. Quest’ultimo è ossessionato dall’albero ritratto nell’Adorazione dei magi nella neve di Bruegel il Vecchio. Perché? E qual è la recondita e psicologica ragione?

Con La quercia di Bruegel, Alessandro Zaccuri conferma la sua matura raffinatezza drammatica e religiosa nel trattare – attraverso anche un fraseggio meditativo ed erudito -, la dimensione umana che si scontra e si immerge nella verità camaleontica della dimensione artistica sovrastandola con i sentimenti e con un’invisibile fede nonostante le tragedie attorno.

VOTO: 8/10
La quercia di Bruegel
autore: Alessandro Zaccuri
editore: Aboca
pagine: 168
prezzo: euro 14

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‘Quando abbiamo smesso di capire il mondo’, di Benjamin Labatut
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‘L’altro’, di Thomas Tryon
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