THE CREATORS | SINE E FRENKIE G
Nella quinta puntata di ‘The Creators’ parliamo di produzione con un produttore affermato come Sine e un giovane che si sta facendo strada, Frenkie G. Ecco cosa ci hanno raccontato della loro professione
di Futura 1993
Anche in Italia, la figura del producer è diventata orami parte integrante del processo realizzativo dei brani, assumendo centralità e riconoscibilità, fino a comparire accanto al nome dell’artista nei crediti. Ciò è evidente soprattutto in ambito rap e trap, dove i produttori sono riusciti a plasmare da zero dei beat dal sound personale e inconfondibile, trasformandosi dunque in garanzia di successo.
Sempre più giovani si avvicinano al beatmaking, grazie alle tecnologie di oggi che permettono di creare musica grazi a un computer, senza la necessità di andare in studi giganteschi e costosi. È così cresciuta un’intera generazione di producer che, con intuizioni e gusto artistico, sono risultati fondamentali nella costruzione del suono hip hop nostrano. Per la puntata di oggi di The Creators ne abbiamo scelti due: Sine, affermato produttore romano che da un decennio a questa parte ha lavorato con tutti i nomi più importanti della scena romana e non solo, da Coez a Gemitaiz passando per Noyz Narcos, mettendo le mani su singoli di enorme successo; e Frenkie G, giovane producer milanese che in pochissimo tempo è riuscito a ritagliarsi uno spazio tutto suo, spaziando da artisti di casa Machete come Dani Faiv e Jack The Smoker, fino a Mr. Rain.
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con loro per entrare nelle profondità di questo mondo e scoprire quali sono i passaggi più importanti nell’attività di producer.
Qual è stato il vostro percorso di formazione musicale e come vi siete avvicinati alla produzione?
Sine: Non ho una formazione musicale vera e propria, sono quasi totalmente un autodidatta. Fondamentalmente ho sempre provato a rifare la musica con cui ero in fissa un determinato periodo della mia vita, dal punk al rap passando per il periodo dei rave e quindi dell’elettronica. Avendo un approccio molto DIY mi sono praticamente sempre prodotto da solo senza neanche saperlo, dal provare a registrare le prime chitarre su un nastro da due lire a programmare il primo campionatore. Con il passare degli anni quando ho messo a fuoco la figura del produttore ho capito che era esattamente quello che volevo fare.
Frenkie G: Suono il piano da quando ho sette anni, ma ho iniziato a produrre sei anni fa – a 17 anni – con il computer di mio padre e delle casse da venti euro. Da lì è iniziato tutto. Sono partito cantando e poi ho iniziato a produrmi. Oggi mi dedico completamente alla produzione.
In un’epoca fatta di streaming e crescenti collaborazioni, quali ritieni siano le caratteristiche fondamentali per essere un producer
S: Essere veloci, saper lavorare bene in squadra, diventare il primo PR di te stesso e saper copiare in modo originale. Praticamente tutto quello che non so fare (ride, NdR).
F: Kanye West dice «la mia forza non è nel condizionare gli altri, ma nel non farsi condizionare». È fondamentale, soprattutto nel mondo urban, contraddistinguersi e avere una consapevolezza sulla propria comfort zone. Personalmente credo che il consiglio migliore sia essere se stessi, credere nei propri punti di forza e lavorare su i punti deboli. Suono il piano e cerco di dare a ogni mia produzione quel feeling “umano”, mi piace l’imperfezione perché fa il dettaglio, facciamo musica con il computer ma non siamo macchine.
Il rapporto con l’artista è fondamentale: come lavori in fase di scrittura e composizione di un pezzo?
S: Il mio processo ideale è fatto da un momento iniziale in cui lavoro da solo cercando un’idea da cui partire, sia essa un sample preso da un vinile, un preset di un synth, o due accordi messi uno dopo l’altro che cominciano a parlarti. L’obiettivo è arrivare a una bozza da far sentire all’artista con cui sto lavorando, per poi andare avanti insieme sulle parti vocali e l’arrangiamento generale. Poi la fase finale consiste nel prendere tutto quello che abbiamo fatto, stravolgerlo perché pensi che faccia schifo e rimandarlo al poveraccio che ovviamente si incazza come una bestia.
F: Lavorando su diversi generi e su diversi mood ogni produzione e ogni fase creativa credo sia a sé stante. Mi piace cambiare e provare ogni volta metodi diversi, sia per mettermi alla prova sia per sperimentare cose nuove. Un beat mi potrebbe partire da un rumore di una sedia che registro (sì, è successo anche questo) come semplicemente da una melodia al pianoforte. Comunque, in linea generale, mi piace fare musica direttamente con l’artista a cui la produzione è mirata, credo nella connessione e nella sinergia.
Negli anni la figura del producer si è notevolmente evoluta: artisticamente quanto ti ha influenzato ciò?
S: Sinceramente non mi è mai interessato fossilizzarmi su un solo aspetto della produzione, ho sempre cercato di unire varie fonti di ispirazione, come mischiare i sample ai sintetizzatori e più recentemente agli strumenti suonati. Diciamo che è sempre stato un mio obiettivo fare convivere tutti questi mondi quindi questa fase di vale tudo in cui ci troviamo mi sta benissimo.
F: Sono nato nell’era digitale e purtroppo ho fatto parte relativamente poco dell’era analogica, dove il campione è stato uno dei must nella produzione hip hop. Sono pro alle tecnologie e mi piace sapere cose nuove riguardanti la produzione o in generale il mondo della musica digitale, ma dall’altra parte sono fan dei vinili e del suono che hanno, insuperabile.
Quanto ha influito sul tuo lavoro l’emergenza sanitaria? Hai trovato delle vie di produzione alternative?
S: L’unico aspetto positivo è stato aver lasciato lo studio dove lavoravo proprio pochi giorni prima del lockdown, quindi avendo tutto momentaneamente a casa. Sono riuscito comunque a lavorare e portarmi avanti con i progetti che già avevamo in ballo, per il resto è stato un disastro.
F: Durante il periodo di quarantena mi sono chiuso in studio e lavorato tanto sul mio suono e su nuove vibe. Ogni giorno cerco di crescere e di formarmi sempre di più, sto lavorando molto e sono contento di come sta andando, voglio sempre fare di più e farlo meglio, ogni giorno nuova sfida.
Una domanda per Sine: hai fatto un po’ la storia del rap capitolino, accompagnando nomi del calibro di Noyz Narcos, Coez, Colle Der Fomento, Gemitaiz e moltissimi altri. Ti andrebbe di raccontarci quali sono stati gli aneddoti più significativi della tua carriera?
S: In tanti anni momenti belli e catartici ce ne sono stati tanti, così come quelli brutti e meno felici. In generale ti dico che vedere gli amici di una vita, persone con cui ho iniziato a fare questa roba nel parchetto di quartiere da ragazzini, salire su palchi importanti e ottenere risultati inimmaginabili a livello nazionale è qualcosa che ancora oggi mi sembra incredibile se mi fermo a pensarci
Frenkie, hai lavorato con diversi nomi del panorama hip-hop contemporaneo e non solo, da Dani Faiv a Jack The Smoker fino a nomi giovanissimi che passano per il tuo studio. Avresti qualche curiosità in più da raccontarci delle session con loro?
F: Dani Faiv ha un’attitudine unica in studio, ti fa capire subito se è gasato e se la produzione è vincente. Con Jack in egual modo mi sono trovato benissimo e condividere lo studio con uno dei capi dell’hip hop in Italia è stata un’esperienza unica. Entrambi prima che partner lavorativi sono fratelli e persone veramente uniche, mi sono trovato benissimo con tutti e due e con i loro relativi team di produzione.
Di nuovo a Sine: passano gli anni ma la scena hip-hop e cantautorale romana sembra essere in costante fermento, come si è evoluta dal tuo punto di vista?
S: Roma è una fucina di talenti da sempre, questo periodo dove la voglia di fare musica dei ragazzi e i mezzi per farsi sentire sono cresciuti di pari passo non fa eccezione, anzi. Quello che non cambia sono la carenza di strutture e la grande dispersione e disorganizzazione che una città come questa si porta dietro da anni. Spero che, nella tragedia, questi mesi di pandemia possano almeno servire al rilancio di una città che nel nostro ambito continua a perdere credibilità e centralità da almeno vent’anni.
Chiudiamo con Frenkie: quali sono le principali differenze tra lavori più prettamente rap e collaborazioni con nomi del pop come Mr. Rain?
F: Di per sé non cambia il modo, sicuramente le mie produzioni hanno mondi e sonorità diverse ma credo che tutte abbiano una particolarità riconducibile al mio work flow. Nella coproduzione che ho fatto con Rain ho avuto tanti nuovi stimoli da lui e da tutto il suo mood, mi sono immerso nel suo suono e sono molto contento di cosa ne sia uscito, la musica unisce!
a cura di Filippo Duò
Nella foto in alto, da sinistra: Sine e Frenkie G
Sine su Instagram
Frenkie G su Instagram
Futura 1993 è il network creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram e Facebook!
Dello stesso autore
Futura 1993
INTERVIEWS | 10 Maggio 2022
TREDICI PIETRO – MATURARE NEI SOLITI POSTI, TRA I SOLITI GUAI
INTERVIEWS | 2 Dicembre 2021
GIORGIO POI – DIRE LA VERITÀ
INTERVIEWS | 23 Luglio 2021
CAMERA WORK – MANUEL GRAZIA
INTERVIEWS | 3 Maggio 2021
CAMERA WORK – SIMONE BIAVATI
INTERVIEWS | 29 Aprile 2021
RANDOM – UN PASSAGGIO SULLE NUVOLE