12H, LA VIDEO PLAYLIST DEL 16 DICEMBRE
12H è una nuova video playlist per non dimenticarsi che, nonostante la pandemia, c’è sempre nuova buona musica da ascoltare per ogni momento del giorno. Ecco le nostre scelte di questa settimana
di Carlotta Sisti
Siamo nel pieno della fase “gne gne gne” dell’anno, quella, cioè, che cade nel momento in cui un talent di un certo successo finisce ed un mucchio di gente sente il bisogno di manifestare una sconclusionata indignazione. Popolo di poeti, santi, navigatori ma soprattutto di indignati. E allora ecco chi s’indigna perché la 17enne che ha vinto, «sicuramente – faccia beffarda – rivoluzionerà il mondo della musica», compito che, si sa, oramai spetta alle adolescenti con i capelli verdi, come se Billie Eilish fosse la regola, e non l’eccezione.
Ci sono, poi, quelli del «figurati, io non l’ho mai guardato», ma che comunque schiacciano furiosamente sui tasti dei loro dispositivi elettronici per annunciate la morte dell’arte per mano delle competizioni televisive. Infine, i peggiori, quelli che si vantano di non averla nemmeno, la tivù, merito morale che per quel che mi riguarda è pari a «io da piccolo staccavo la coda alle lucertole»: che cosa vuoi che ti risponda, figliolo, bravo?
Come ha detto qualcuno: «Quanta rigidità, come se la vita non rompesse già il cazzo di suo». Sarebbe da inserire nel Recovery Found una voce per la quale se ti autocensuri dal dire cose riguardo alla tv che non guardi (a Roma direbbero: «Seee, ciao core»), vieni premiato con una discreta somma di denaro.
Per il resto, la vita scorre così, tra mattinate in cui mi alzo così rincoglionita da guardare Immuni (non è il caso di fare dello spirito) e scambiare lo 0 per 9 contatti a rischio e continuare lo stesso a fare colazione, che tanto ho più di un figlio in età scolare e poteva andare peggio, e manciate di minuti (non di più, che mica sono della Vergine) a cercare di farmi lo Spid, cioè quella cosa che in tempi pre pandemici qualcuno nominava e io associavo a un supermercato, cosa per cui la frase “farsi lo Spid” mi pareva potesse riguardare faccende di crimine organizzato.
Probabilmente è più facile rapinare un banco frutta che arrivare in fondo al sistema pubblico d’identità digitale, ma non posso dirlo con certezza perché ho lasciato entrambe le cose in sospeso. Insomma, lo zenit della mia settimana è per buona parte qui, in questo format che mi offre un’ottima scusa per chiudere a chiave la porta della camera – non prima di aver seminato dei mini ciccioli nel corridoio – e cercare i pezzi più fighi usciti negli ultimi giorni. Spoiler: c’è moltissima e bellissima roba italiana, a dimostrazione ulteriore, momento polemichetta, di quanto sia ignobile che un settore che porta in circolo così tanta bellezza, sia anche quello meno tutelato in assoluto in questo momento di disastro e miseria.
IL RISVEGLIO: ‘GRABOWSKI’ DI PABLO AMERICA E ‘FUEGO’ DI CHANNEL TRES FEAT. TYLER, THE CREATOR
Confesso che di Pablo America non sapessi ancora nulla, prima che la sua etichetta Maciste Dischi mi regalasse un cappellino. Solo dopo, io figlia del capitalismo e degli omaggi, ho ascoltato sia la ballad Noi non siamo il punk, che parte con una strofa che l’89% degli esseri umani di sesso, genere, vocazione femminile sentiranno a loro dedicata, e cioè: «lei, lei è abituata a scalare i grattacieli dentro la testa/ma quando arriva sulle montagne, dice ‘mi gira la testa’», sia Grabowski, traccia dance che, invece, parte e ti gasa a mille. Ovvio che tra le due, per il risveglio della settimana prima delle feste, io abbia scelto la seconda, e visto che in questo 12H mi piace far spiegare agli artisti le loro canzoni, ecco che il misterioso Pablo, devoto a Dio, a Rambo e a San Michele, ha raccontato questo pezzo dicendo che «Grabowski è il cognome di un mio compagno di scuola, con il papà polacco e la mamma tedesca. O viceversa, non ricordo bene. Dimenticava spesso lo zaino a casa e prendeva appunti sul banco. L’ho rivisto dopo anni per una colazione e c’ho scritto una canzone». Di fuego – sì, scritto minuscolo – di Channel Tres e Tyler The Creator mi domando solo se sia legale, coi tempi che corrono, tutta questa sexyness.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘CTR’ DI HÅN E GIUNGLA
HÅN e Giungla sono la coppia di cui avevamo bisogno, senza ancora saperlo. Le due golden girl di Factory Flaws sono riuscite a fondere in una traccia le caratteristiche che associavamo all’una e all’altra, ma poi chissà, probabilmente lo spirito selvaggio di Giungla è tanto presente in HÅN quanto l’eleganza di quest’ultima fa parte della prima. Da questo corto circuito in cui mi sono infilata possono salvarmi solo loro, che su CTR hanno detto di aver «immaginato una sorta di stupida competizione contro la frenesia, l’ansia, la stanchezza, quello che gli altri pensano di te, e allo stesso tempo la necessità di continuare ad andare avanti e sfidare te stesso». Ci hanno lavorato a distanza, Giungla a Milano, HÅN a Londra, ed è confortante vedere che questo schifo di lockdown non ha fermato la voglia di fare comunque le cose insieme, nonostante tutto.
PRANZO: ‘1992’ DI BERNARDO LEVI
So alcune, non tante, cose sulla persona che si cela dietro lo pseudonimo di Bernardo Levi, ma non le posso rivelare, poiché farlo mi creerebbe seri problemi con diversi governi internazionali, tutti piuttosto incazzosi. Quindi della sua biografia continuerete a non sapere nulla, ma sono abbastanza sicura che vi possa bastare la versione artistica di Bernardo, che non si riassume in questa traccia, ma dice già parecchio. 1992 (Barberia Records) è un giusto preludio ipnotico a un intero EP ipnotico, seppur in modi sempre diversi, che è Europa triste, una delle cose musicali migliori del 2020 perché vibra di libertà e gode di una sana indifferenza ai generi. 1992 è, dalle parole di chi l’ha scritta, «una canzone sull’infanzia, o comunque sul passare del tempo. È difficile accorgersi della transitorietà, in generale». E del video che la accompagna, di nuovo Levi ha spiegato, in un suo fantomatico diario, che «tutti sanno che l’Europa è nata post-cena, d’estate, all’aperto, col venticello, vestiti benissimo, su un’isola stupenda vicino Roma. Restano anche alcune frasi pronunciate quella sera cioè: “Signora lei è una dea non una cuoca”, “Che dite se domani usciamo in barca?”, “Mi presti un sigaro per cortesia?” e “Se dici ancora frugale ti sparo”».
APERITIVO: ‘FLUX 101’ DI PALAZZI D’ORIENTE E REBECCA SALVADORI E ‘THE DIVINE CHORD’ DI THE AVALANCHES, MGMT E JOHNNY MARR
L’ultima volta che ho ascoltato live Palazzi D’Oriente era con i 72-Hour Post Fight in apertura a Franco 126; eravamo tutti stipati in una stanza all’ultimo piano di un grattacielo milanese, con un sottobosco di odore di ascella, ma su tutto, il ricordo più potente rimane il loro live. Oggi il produttore, tra le altre cose, di Sabbie d’oro di Massimo Pericolo, torna con la video artist italo-australiana Rebecca Salvadori per una traccia che è un flusso di suoni e campioni vocali allungati e ritardati, che vi mentre viaggiano su frequenze ora energiche ora e meditative. Il il risultato, orientato senza esitazioni alla pista da ballo, ricorda il territorio comune di Palazzi e Rebecca: il club. Che spiegano come «il sentimento trasmesso dalla traccia e dalle immagini non ha nulla a che fare con la nostalgia, ma con un profondo desiderio di ricongiungersi a un luogo attualmente inaccessibile per riunirsi di nuovo con le persone che lo vivono e lo fanno prosperare. Quest’anno la cultura, la musica e i luoghi in cui vivono sono stati trasformati in mausolei vuoti, eppure, anche senza un posto dove riunirsi, le persone le amano non smetteranno mai di tenerle vive». La seconda traccia, estratta dal nuovo disco degli Avalanches We Will Always Love You non credo abbia bisogno di presentazioni. Voglio dire: ci sono i due australiani, gli MGMT e la chitarra del caro, vecchio Johnny Marr. Non saprei che cos’altro aggiungere, se non che li vorrei tutti insieme sul palco di un festival a caso del 2021, ovunque andranno, io ci sarò.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘TRASFUSIONE’ DI BLU OLTREMARE E ‘BIRDS’ DI PALINDROME
Narra il produttore di Blu Oltremare, che è anche uno dei miei cantautori preferiti e che si chiama Setti, che la 17enne che ha vinto X-Factor, e cioè Casadilego (ce ne ho messo, ma alla fine l’ho nominata, questa bravissima) abbia fatto una story in cui ascoltava Trasfusione e si commuoveva. Ora, io non so che cos’abbia questo pezzo, che ad un primo ascolto è quasi disturbante, ma poi ti lascia con la voglia di riprovarci e già alla seconda ci sei dentro, fino al collo. Non lo so che cos’è, sta di fatto che da quando la conosco, almeno una volta la giorno me la ascolto, Trasfusione. Birds dei Palindrome, ispiratissimo duo avant-pop italiano, è invece, arte di tutt’altra natura, prima di tutto perché è quasi inscindibile dal suo video, girato a Londra dalla regista Nicolee Tsin, e poi perché se Blu Oltremare ti tiene abbastanza fisso sulle immagini da lui create, qui sei tu, chiamato a plasmarne di tue. «Il video – ha spiegato Nicolee – vuole essere una riflessione comune sulle diverse individualità che popolano e attraversano la città. Chi sono? Dove vanno? A cosa pensano? Chi incontreranno? Le loro strade non sono delineate e le loro mete sconosciute». Molte domande aperte, tanto nella traccia dei Palindrome che nella sua resa visual, così che ognuno si senta libero di immaginare la sua storia, il suo finale.
BONUS INSONNIA: ‘GARAGE ROOFTOP’ DI Q
Non c’è di che.
Nella foto in alto: Hån, foto di Mat Scott
Clicca qui per la playlist di settimana scorsa
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
Dello stesso autore
Carlotta Sisti
INTERVIEWS | 24 Aprile 2024
CLAUDYM – AL CENTO PER CENTO
INTERVIEWS | 7 Marzo 2024
ANY OTHER – SCELGO TUTTO…
INTERVIEWS | 9 Marzo 2023
SANTI FRANCESI – GIOIA FRENETICA
INTERVIEWS | 24 Novembre 2022
MEG – BELLISSIMO MISTERO
INTERVIEWS | 29 Settembre 2022
BIGMAMA – NIENTE TRUCCHI