12H, LA PLAYLIST DEL 21 OTTOBRE

Non ne avevo idea, dato che come buona parte della popolazione nell’ultimo anno e mezzo ho preso giusto un aereo per la Sicilia, ma andare nella Londra post Brexit e, nelle loro menti, post Covid, è un incubo. L’ho fatto la settimana scorsa, nonostante i quasi 50 mila contagi al giorno, e per poter rimanere su suolo inglese poco più di 24 ore ho dovuto compilare due form di localizzazione (che significa, mi rimane incomprensibile) passeggero, prenotare e pagare un tampone da 80 pound in una clinica di Shoreditch, e pregare che fosse negativo per non restare bloccata là, a quarantenarmi in un hotel di merda nella periferia estrema, ma prosciugando ugualmente il conto in banca. Il fatto è, però, che Londra per me è esattamente come il tipo fighissimo che mi piaceva da teenager, quello che guardi e pensi che insieme sareste perfetti, ma che ti lancia giusto qualche occhiata, magari anche qualcosa in più, ma con te non ci si metterà mai. Londra è quella roba lì: il pensiero costante che sia la più bella di tutte, la sensazione che siete fatte l’una per l’altra, e la certezza che non ti vorrà mai, per quanto ci provi. Ma le perdoni tutto, anche gli sbattimenti fuori da ogni logica, e la perdoni ancora di più se il motivo per cui se lì, sforzandoti di superare il mezzo shock dei posti al chiuso che non chiedono né green pass né il risultato di un tampone, e con i camerieri senza mascherina che parlano e sputazzano sopra la tua pinta, è che sei stata invitata al Club To Club. Locata nella Roundhouse di Camden, questa edizione “capsule”, organizzata da Stone Island, era sì, senza distanziamento, e senza maschere, ma all’ingresso la prova che tu non stessi tentando di contagiare duemila persone, era obbligatoria. Così mi sono goduta un vero festival, saggiamente fatto iniziare, che era pur sempre un mercoledì, alle sette, e finito poco dopo la mezzanotte, con in line up un mischione folle e bellissimo di artisti, che andavano dal jazzoso arpista Nala Sinephro al nuovo dio del grime e nu soul britannico Pa Salieu, passando per l’anarchia dei Jockstrap, duo formato dalla cantante e violinista Georgia Ellery e dal produttore Taylor Skye. Tutto molto bello, ancor più perché mentre partiva il set selvaggio di Kode9 mi è arrivato l’esito del tampone, che ha segnato il via libera al mio ritorno in patria. Dove, finalmente, è, stavolta davvero, ripartita la nightlife, evviva la nightlife. Avrei voluto fare un 12H festaiolo, per celebrare questa buona nuova, ma devo ammettere che le nuove uscite che ho amato di più sono piuttosto cupe e malinconiche, ma che ci posso fare se Chiello ha fatto un disco pazzesco?

IL RISVEGLIO: ‘MONSTERS’ DI ANNA BASSY
Anna Bassy ha una voce grande, quasi maestosa. La usa per abbracciarti, per scaldare, ma poi, quando ascolti meglio ed entri in quello che scrive, l’atmosfera diventa più sfumata, e intorno fanno capolino i mostri, appunto, del titolo, ed altre creature dagli sguardi irrequieti. Lei, italo-nigeriana cresciuta a Verona, è padrona delle correnti che attraversano questo suo mondo musicale ondivago, e ci accompagna in un viaggio che ha fascino e inquietudine.

LA PAUSA CAFFÈ: ‘GAY AGENDA’ DI SHAMIR
La felicità che mi prende, ogni volta che vedo che è uscito un nuovo singolo di Shamir, è alle stelle. Perché l’ho conosciuto e amato, e perché la sua è una delle voci più sublimi che il mondo abbia mai avuto l’onore di ascoltare. SI era un po’ sottratto, il giovane di Las Vegas che quella città abbagliante l’ha sempre sofferta, ma ora sembra tornato perfettamente a fuoco, e questa Gay Agenda ha una potenza, una aggressività sexy, che finora non aveva mai mostrato nella sua musica. «Gay Agenda – ha detto Shamir presentendo il video festante e notturno che accompagna il pezzo – è una canzone sull’accettazione radicale internamente ed esternamente. Stiamo solo affittando le nostre vite, quindi dobbiamo ad ogni costo renderle davvero nostre, senza bugie, senza compromessi».

PRANZO: ‘GELOSA’ DI LAILA AL HABASH
Quanto mi piace, la Laila badass. Quanto mi piacciono le ragazze come lei, che scalpitano e dopo essere andate a fondo di una parte di loro stesse, tornano su per prendere aria, e si immergono in una nuova ricerca. Gelosa è un pezzo che non schiude, ma spalanca la porta, è muscolare, sinuoso e fa partire le danze, ma ti fa anche drizzare le orecchie per il modo diverso di cantare di una musicista giovanissima ma con le idee molto chiare su chi sia e su dove voglia andare.

APERITIVO: ‘GIVING IN TO THE LOVE’ DI AURORA E ‘CONCRETE’ DI ORION SUN
La cantautrice norvegese Aurora ha deciso di portare per un ritorno decisamente drammatico col nuovo singolo Giving In To The Love, pezzo in cui la batteria sbatte contro la voce e il ritornello si apre in un canto avvolgente. Il primo assaggio del suo LP del 2022 è fatto per le arene da live, e non per Tik Tok, che si è impossessata della sua Runaway, non si sa se con gioia o disperazione della sua autrice. Orion Sun, cantante e produttrice della East Coast, appare, invece, candida e luminosa come sempre, nel suo ultimo singolo, Concrete. Il cantato algido scorre su un ritmo minimal, dando risalto  alle sue parole sensuali, avvolte da melodie di melassa. Mentre nel video raccoglie mele e bada alle capre, in una fattoria della California, Sun ricorda la poesia del rapper 2Pac con il verso «che germoglia dal sottosuolo attraverso il cemento», intrecciando temi di crescita e ricordo.

PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘GOLFO PARADISO’ DI CHIELLO
Mi piace pensare che il mio pezzo preferito del disco bellissimo di Chiello, che si intitola Oceano paradiso ed è una nuova ventata di puro talento dopo il lavoro di Blanco (hey, ma che momento magico per la musica italiana), sia un tributo voluto a Mare sopra e sotto di Enzo Carella. Così fosse, che raffinatezza e che magnifica citazione, così non fosse, va bene uguale, perché questa traccia, che porta il tocco magico del re mida delle produzioni che è Mace, merita già un posticino nelle cose migliori uscite dagli artisti di casa nostra. Senza tempo, è una di quelle canzoni che potrei consigliare a chiunque, anche a chi ha gusti lontanissimi dai miei, certa che smuoverà qualcosa.

BONUS INSONNIA: ‘ABISSO DI XANAX’ DI CHIELLO O ‘YEAH’ DI MAC MILLER
Un finale agrodolce, con di nuovo Chiello e un pezzo che rispecchia al cento per cento il titolo che porta, e un inedito di Mac Miller, che prende le stesse tematiche, e le esaspera. In Yeah, la traccia di cinque minuti che fa parte della riedizione di Faces, suo mixtape del 2014 e oggi riedito, Mac canta un blues esistenziale su una produzione orchestrale da brividi di DJ Dahi e Frank Dukes. “Sono vivo?/Ne sono consapevole?/Ti sballi?/Siamo preparati?/Poi un giorno moriremo/A nessuno importerà/Ti sballa?/Sopravviveremo”, grida e ci strazia un po’.  A differenza di Circles che ha illuminato i suoi ultimi giorni con un’atmosfera positiva, Faces ci riporta ai momenti più bui della sua vita, e questa nuova traccia carica ancora di più i toni dark di un lavoro musicalmente enorme, intriso di jazz, di citazione (vedi alla voce Bill Murray) e ispirazioni bizzarre (il suo cane King ralph). Scegliere di dare una seconda vita a pezzi poco conosciuti della discografia di un artista, piuttosto che costruire artificialmente nuovi brani insipidi e insipidi: questa è una grande idea, che dovrebbe essere di lezione agli squali che lucrano sul morboso mercato degli album postumi. Malcolm James McCormick può essere orgoglioso della sua gente, in primis della sua famiglia, ma anche dei suoi collaboratori e dei suo fan. Possiamo facilmente immaginare che se oggi riposa in pace, è in gran parte grazie a loro.

Nella foto in alto: Chiello

Segui Carlotta su IG

La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player