SANTI FRANCESI – GIOIA FRENETICA
Dopo la vittoria a X Factor, Mario Francese e Alessandro De Santis hanno pubblicato il loro EP In Fieri e iniziato a girare i palchi italiani senza troppe pause tra un concerto e l’altro. Una routine serrata che, però, ora è solo fonte di felicità
di Carlotta Sisti
Intercetto i Santi Francesi mentre sono nel pieno del loro tour, così affollato di pubblico da aver costretto gli organizzatori ad allargare le venue o raddoppiare le date. Non si sono concessi pause dopo la vittoria di X Factor. Hanno, infatti, immediatamente pubblicato l’EP In Fieri, fatto di sei tracce, tra cui ci sono due cover, Creep e Ragazzo di Strada, e Spaccio, in featuring con i Fast Animals and Slow Kids. Ma Mario Francese e Alessandro De Santis non desideravamo nulla più di quest’agenda fittissima, e ora che stanno assaggiando la sensazione di poter finalmente vivere di musica non hanno certo intenzione di tirare il fiato. Non è facile acchiapparli in questo momento frenetico, mentre è davvero molto semplice percepire quanto questa frenesia sia per loro fonte di pura gioia.
Mario, dì la verità, pur rimanendo sobri come vi sappiamo essere, state cominciando a sognare in grande?
M: Quanto sta succedendo oggi è già un sogno. Desideriamo solo che continui. Vogliamo fare tour, dischi, magari qualche festival, ma hai ragione, siamo due che si godono sì il momento, ma senza perdere la testa.
Raccontami di questo vostro primo tour da vincitori in carica di X Factor.
M: È andato oltre ogni possibile aspettativa. Dall’ampliamento delle venue al raddoppio delle date di Roma, è stato assurdo vedere questo tipo di risposta da parte del pubblico. Questo non è solo il primo tour dopo X Factor, ma proprio il primo in assoluto, dato che finora avevamo fatto solo aperture (anche se di un certo tipo, visto che si parla dei concerti di gente come Madame e Blanco, NdR), quindi vedere per la prima volta solo i nostri fan è stato parecchio emozionante. In più nessuno di noi due ama particolarmente interagire attraverso i social, per cui il momento del live è stata la vera occasione in cui incontrare le persone che ci seguono e stare assieme.
La differenza maggiore tra esibirsi in tv e fare il tour?
M: Ai concerti viene la tua gente, che ha pagato per vedere solo te, che sa i pezzi che nel talent non hai presentato. E poi in un concerto di un’ora, tu musicista hai il tempo per ambientarti, per capire il mood della serata, per costruire il tuo spettacolo. In tv sali sul palco, hai le telecamere puntate addosso e nemmeno tre minuti per fare tutto. Per me è stato più difficile reggere la tensione del talent.
Immagino che anche i pre e post concerto siano molto diversi: ora che non siete più chiusi dentro gli studi di Sky che cosa fate appena scesi dal palco?
M: Noi siamo delle vere rock star, quindi finito lo spettacolo andiamo a dormire.
Dei santi veri. E i vostri amici Tropea, che vi siete portati sul palco nella data milanese condividono questo stile di vita monastico?
M: Non lo so, ma anche se lo sapessi non te lo direi (ride, NdR). Tornando seri, i rapporti che si sono creati, con gli altri artisti sono davvero la cosa più bella che ci sia capitata a X Factor. I Tropea e Iako sono artisti meravigliosi con cui speriamo di continuare a fare cose.
Chi di voi è il latinista che ha deciso di intitolare l’ep In Fieri?
M: Siamo tante cose, ma latinisti direi di no! In realtà è semplicemente un’espressione che ci rappresenta molto bene, perché ci sentiamo sempre in movimento, sempre alla ricerca di qualcosa, sempre, appunto, in divenire. Anche se non abbiamo alcun amore per il latino, le riconosciamo d’essere una locuzione modernissima, antesignana della fluidità.
A: Il disco descrive bene non solo il nostro vivere alla giornata, ma anche questa nostra tendenza a non arrivare mai. Nella musica per noi non si arriva mai da nessuna parte, ci si deve sempre mettere un po’ in dubbio. E noi siamo pronti a farlo, a metterci in dubbio e a continuare a sperimentare.
Dall’oggi, facciamo un salto nel passato: voi Santi Francesi che musica eravate abituati ad ascoltare a casa quando eravate bambini? In che dischi vi siete imbattuti, insomma, tra quelli cari ai vostri familiari?
M: Mio padre aveva un gruppo prog, quindi sono cresciuto con i suoi vinili che andavano dalla PFM al Banco del mutuo soccorso fino a Pink Floyd e Beatles. Del panorama di oggi senza dubbio i Twenty One Pilots e Cosmo, che per altro abita a meno di un chilometro da casa nostra.
A: Le mie radici musicali hanno a che fare con la mia famiglia, soprattutto dalla parte di mio padre. Ho avuto un contesto famigliare in cui si respirava arte: mio padre suonava, mio nonno suonava, mia mamma invece è più appassionata di scrittura. In qualche modo ci sono cresciuto dentro, è stato quasi fisiologico iniziare a dedicarmi alla musica a un certo punto. Come reference, sono parecchio fan di Paolo Nutini, mentre da adolescente apprezzavo il metal. Insomma, il solito casino, a dire che quando ci definiamo senza generi, intendiamo esattamente que- sto: amare la musica nella sua totalità.
Come cantate in Spaccio, la musica può essere in grado di distruggere anche le paure più grandi ma quali sono le vostre, se ne avete?
A: In Spaccio si parla della paura della morte, che alla fine per me rimane l’unico grande “masso”; forse non è neanche una vera paura, ma semplicemente una questione di accettazione. Non ho ancora accettato a pieno il fatto che a una certa la vita debba finire ed è forse una delle cose che mi mette più angoscia da quando sono piccolo, perciò direi come unica paura assolutamente quella di morire.
Qual è stato l’ultimo concerto a cui siete andati prima di X Factor e quale il primo a cui vorreste andare appena avrete tempo per farlo?
A: Ne ho visti tanti di piccolini, soprattutto a Milano. Ma in realtà l’ultimo con- certo che ho visto è stato Blanco, perché abbiamo aperto la sua data di Ferrara poco prima di entrare ad X Factor. Il primo a cui vorrò andare assolutamente, insieme a Mario che è fan accanito tanto quanto me, è quello dei Twenty One Pilots, appena ci faranno il piacere di tornare in Italia.
Intervista pubblicata su WU 118 (marzo 2023)
Santi Francesi su IG
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