EMILIANO PONZI – MAI TROPPO UGUALE A ME STESSO
Classe 1978, è un illustratore con una storia insolita, dato che la sua carriera è decollata prima negli States e solo in un secondo tempo in Italia. Mentre è in corso la sua mostra Anthologica a Peccioli, ci ha raccontato di sé e del suo percorso artistico
di Marzia Nicolini
Ogni giorno, da molti anni a questa parte, Emiliano Ponzi produce illustrazioni nel suo studio. Al suo fianco, l’amato cane. Nato a Reggio Emilia nel 1978, dopo aver trascorso una vita a Milano, Emiliano è volato a New York, città dove attualmente vive (anche se gli manca lo stile di vita italiano). È proprio oltreoceano che il suo lavoro è stato riconosciuto e applaudito la prima volta. L’incarico che ha fatto decollare la sua carriera è stata l’illustrazione creata nel 2004 per il “The New York Times”: un’occasione da film. Da lì in poi, è stato un susseguirsi di incarichi importanti, dalle collaborazioni intrecciate con i principali quotidiani, da “Le Monde” a “The New Yorker”, senza dimenticare progetti per le maison di moda (Louis Vuitton, Gucci), case editrici (Penguin Books), brand di ogni settore (Lavazza e TIM, tra gli altri). Si ferma mai, Emiliano Ponzi? Da questa intervista abbiamo dedotto che no, o se lo fa, è soltanto per concedersi misurate pause.
Quali sono i primi ricordi che hai del disegno e del disegnare?
Sono ricordi legati all’infanzia, quando il disegno diventava un modo per passare i lunghi pomeriggi estivi di bambino.
Da cosa trai ispirazione quando si tratta di creare un’illustrazione?
Sicuramente parto dal tema a cui si riferisce il disegno che mi viene richiesto. Cerco di fare una riflessione su tutto quello che so in merito, non solo a livello di informazioni, ma anche come immagini. Parto dai miei ricordi e dalla mia conoscenza per comporre un’immagine con un’idea di base forti e un’estetica altrettanto impattante.
Qual è una mostra che, quest’anno, ti ha folgorato e perché?
Sono stato qualche settimana fa a The Armory Show, una grande mostra/mercato con gallerie provenienti da tutto il mondo. È stato molto interessante vedere che c’è una sempre maggiore presenza di arte figurativa di alta qualità.
Che cosa ci racconti della tua mostra a Peccioli, nel pisano?
La mostra parte dall’invito di Luca Sofri, organizzatore del festival del Post a Peccioli. Ha voluto celebrare il mio lavoro con una grande mostra allestita al Palazzo Senza Tempo. Un luogo splendido nel centro del paese: un tempo era una fattoria, ma da poco è stato completamente ristrutturato e vanta una terrazza mozzafiato affacciata sulle colline. Il titolo della mostra è Anthologica e raccoglie una selezione di lavori degli ultimi 12-13 anni. L’allestimento è di Federico Cano e la curatela di Stefano Cipolla, mentre il catalogo è pubblicato da Psicografici Editore. La mostra si compone di diverse sezioni, con immagini prodotte su diversi supporti e in una varietà di formati, dalle flag giganti all’in- gresso e al box centrale al piano superiore, fino alla stanza immersiva dedicata al mio libro pubblicato dal MoMa sulla mappa della metropolitana di New York.
Esiste una tua giornata di lavoro tipo?
Sono molto legato alla routine, la mia giornata inizia presto e finisce tardi. Mi sveglio alle 6, sveglio il cane e pigramente ci muoviamo verso la metropolitana. Una volta arrivati in studio giochiamo 5 minuti con la pallina e poi mi tuffo nelle email e call. Non smetto di lavorare fino a sera inoltrata.
Qual è la definizione più corretta del tuo stile di illustrazione?
Non c’è o comunque io non la trovo, perchè considero il concetto di stile qualcosa che invecchia in fretta, restando sempre uguale a se stesso. Preferisco modellare segni e colori in base al lavoro che sto facendo. Questo mi permette e mi ha sempre permesso di sperimentare, crescere e non essere mai troppo uguale a me stesso, pur mantenendo un tono di voce che non cambia mai.
Quando hai iniziato questo mestiere, chi erano i tuoi riferimenti artistici?
Guardavo molto all’illustrazione americana e ai grandi italiani, illustratori e fumettisti che avevano avuto risonanza internazionale. Su tutti non posso non citare Lorenzo Mattotti e Igort.
Quali sono i principali pro e i principali contro del fare illustrazione?
I pro sono la possibilità di entrare in contatto con temi e contesti diversi. Tra i contro citerei le scadenze a volte serrate che forzano a riorganizzare continuamente la settimana o il mese.
Tra le tue numerose opere apparse su riviste, pubblicità, libri e molto altro, ce n’è una a cui sei più legato?
Non ho opere e illustrazioni preferite. Ma ci sono illustrazioni nelle quali ho percepito con soddisfazione di aver fatto dei salti in avanti, ben oltre quello che sapevo fare. E questo per me è la cosa più importante: portare l’estetica a un livello sempre più alto.
Come si sviluppa, in genere, una illustrazione dalla prima idea alla conclusione?
Inizio con idee confuse, che provo a testare per capire quali avranno la forza per diventare progetti strutturati. Dagli schizzi in bianco e nero procedo per passaggi, ridefinendo prima le forme, testando diverse opzioni di colore, fino ad arrivare a rifinire i dettagli più manieristi.
Che mostre vorresti visitare nei prossimi mesi?
Vorrei andare a vedere una mostra che sembra promettere molto bene sui poster dell’Art Deco a Posterhouse, a New York.
Progetti nel cantiere che puoi svelare?
Ci saranno cose nuove per il prossimo anno, sia a New York, città nella quale abito da un anno, che a Milano, casa mia per 22 anni. Essere a cavallo tra due mondi è molto gratificante.
Un buon proposito per il 2024?
Vorrei darmi quello di rallentare ogni tanto. Infatti inizierò trascorrendo le vacanze di Natale a Miami, ma non si tratta del film dei fratelli Vanzina, però (ride, NdR).
Intervista pubblicata su WU 122 (ottobre – novembre 2023)
La foto in alto è di Andrea Testi
La mostra Anthologica di Emiliano Ponzi è ospitata fino al 28 gennaio 2024 a Palazzo Senza Tempo
via Carraia 11
Peccioli (PI)
orario: dalle 9 alle 20
ingresso: libero
info
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