CLESSIO LAB – L’ARTE DEL CUSTOM
In pochi anni Davide Paoli è diventato un punto di riferimento del mondo custom sneakers non solo in Italia grazie al suo talento e alla sua voglia di migliorarsi, che lo ha portato a mettersi in gioco e a spostare l’asticella sempre più in alto
di redazione di WU
Clessio Lab ha solo sei anni di vita, ma la creatura dei fratelli Davide e Luca Paoli è già un’icona del mondo sneakers italiano. La homepage del sito avverte subito tutti che, se si vuole un modello personalizzato, c’è da aspettare armandosi di pazienza in lista di attesa. Non è una cosa che spaventa chi vuole qualcosa di unico, basta fare un giro su TrustPilot per capire il grado di soddisfazione medio dei clienti. Davide Paoli, oltre a customizzare e a seguire la direzione creativa, oggi si mette in gioco anche creando modelli tailor made come quello che ha recentemente realizzato insieme a un partner particolare, Cif. Un’esperienza che, ai suoi esordi, non avrebbe probabilmente immaginato, troppo preso a migliorarsi sulle tomaie delle tante paia di AF1 che ha reso uniche.
Clessio nasce nel 2018. Che aspettative avevi quando hai iniziato questo percorso?
Non avevo aspettative, più che altro non mi ponevo la domanda di dove potesse portarmi questo progetto. A me piaceva disegnare, mentre mio fratello si dedicava al resell. È stato lui a propormi di dipingere sulle scarpe, un trend che già era popolare negli Stati Uniti. All’inizio era un hobby, ma approcciato come se fosse un lavoro, con serietà e voglia di migliorarsi ogni giorno.
C’è stato un episodio che ti ha fatto capire che le cose stavano andando nel verso giusto?
Mio padre mi ha dato una prospettiva, facendomi capire che, per far diventare seria questa cosa, avrei dovuto investire il mio tempo in maniera proficua. Mi sono allora dedicato allo studio, anche della parte marketing, che rimane comunque il campo dove si esprime meglio mio fratello. Dopo il liceo, poi, ho deciso di non fare l’università e mi sono iscritto a un corso di calzoleria. Quasi contemporanea-mente sono sbarcato su TikTok, facendo dei video nei quali smontavo e rimontavo le scarpe. I video sono diventati subito virali e ho iniziato a essere contattato dai primi artisti. In quel momento è iniziato, se così lo vogliamo chiamare, il “boom”.
Hai mai fatto un conto di quante scarpe hai customizzato?
Sinceramente no. Oggi non sono più solo, ho diversi collaboratori, quindi fare il conto di quante scarpe siano uscite come Clessio diventa difficile. Facendo però una stima approssimativa, penso di aver messo le mani su circa un migliaio di paia.
Quanto dura l’attesa per un paio di scarpe una volta che si entra in lista?
Dipende dal lavoro e dal tipo di personalizzazione. Noi cerchiamo di stare in un range di uno-due mesi. Se ci sono richieste molto complesse, per le quali devo metterci le mani io in prima persona, i tempi possono aumentare. Si parla comunque di qualche mese in più, e spesso queste richieste arrivano da clienti che non hanno fretta eccessiva perché capiscono quanto lavoro c’è dietro.
Che momento è questo per il mondo delle sneakers custom?
È un momento di forte crescita in Italia e in Europa, negli USA è meno sensibile ma solo perché sono partiti molto prima. Stanno cambiando diverse cose, a cominciare dai modelli: se prima c’era una molto prevalente richiesta di Air Force 1 customizzate, oggi ci sono altri trend come quello delle Timberland, lo Yellow Boot in particolare. È un tipo di mercato che non invecchia, la gente vuole sempre qualcosa di nuovo e fatto su misura.
Insieme a Cif hai recentemente realizzato un progetto particolare che comprende anche una sneaker tailor made. Come è andata questa esperienza?
Abbiamo fatto una sneaker che potrei definire pop, senza seguire tendenze come per esempio il chunky. Ci siamo ispirati alla linea Green Active di Cif, quindi ovviamente non poteva mancare il verde. Ho inserito due foglie sul lato per riprendere una connessione con la natura. È un modello pieno, caratterizzato da un pattern quasi “tribale” che attraversa la silhouette e che riprende il tema natura. È una scarpa che definirei completa, la vedi e capisci che non le manca nulla.
Ci dai qualche consiglio su come pulire e conservare bene le sneakers che già possediamo e quelle che compriamo?
Sfatiamo un mito: le sneakers non vanno in lavatrice. La pelle si può rovinare così come le suole, che si possono scollare per via del tipo di colla usata nella produzione, che reagisce al calore. Le sneakers si puliscono con prodotti appositi, come Cif Crema Spray della linea Green Active, ma conviene testarli prima su una piccola porzione della tomaia per vedere come reagisce il materiale. Sui pezzi da collezione, ci vuole massima attenzione. Quando non si indossa una sneaker per molto tempo, la suola può andare in idrolisi e creparsi, ci sono tanti video online che mostrano l’effetto del tempo su questa parte della scarpa. Se si vogliono conservare al meglio per vedere se acquisiscono valore in futuro, la cosa migliore è metterle sottovuoto.
Intervista pubblicata su WU 127 (settembre 2024)
Dello stesso autore
redazione di WU
EVENTS | 24 Dicembre 2024
MASON MAYNARD A MATIS CLUB
EVENTS | 19 Dicembre 2024
DANCITY WINTER FESTIVAL 2024
EVENTS | 13 Dicembre 2024
FOTONICA 2024: L’VIII EDIZIONE
EVENTS | 13 Dicembre 2024
COLOR FEST WINTER SESSION 2024
STYLE | 12 Dicembre 2024
EMU, LA LINEA SHARKY