VERSO EST
Il viaggio di Martijn Doolaard, fotografo olandese appassionato di bicicletta, da Amsterdam no a Singapore. Mani sul manubrio, gambe in movimento e il cuore leggero come un palloncino. La magica ebbrezza della libertà che solo le due ruote sanno regalare. Oggi la sua storia è raccolta in un libro
di Marzia Nicolini
«Più viaggi, più ti rendi conto di quanto poco hai visto». Inizia così il suo libro One Year On a Bike (Gestalten) con una citazione del viaggiatore tedesco Gunther W. Holtorf, uno dei suoi miti. Capelli biondi portati lunghi e spettinati, vaga somiglianza con Kurt Cobain, fisico snello e immancabili occhiali da sole a schermare gli occhi chiari, Martijn Doolaard ha dedicato 12 mesi a una spedizione decisamente poco ordinaria: da Amsterdam, città in cui vive e lavora, fino a Singapore.
Il fotografo e filmmaker olandese, però, per la sua fuga nella natura in paesaggi poco battuti ha scelto la bicicletta: «È un mezzo che offre qualcosa di unico rispetto a una macchina o a una moto. Pedalando senti il vento sul viso, percepisci gli odori, i cambiamenti di clima e di luce. Puoi fermarti a parlare con la gente del posto e interagire con il mondo in maniera spontanea. Tutto si fa più fisico e reale. Per non parlare dell’emozione di avere di fronte a me così tanti chilometri da percorrere: adrenalina pura».
Per la sua avventura si è fidato di una Surly Long Haul Trucker che ha modificato per renderla più maneggevole e comoda, sostituendo manubrio, leve e sellino, oltre che per poter portare con sé un bel po’ di cose. L’obiettivo era quello di essere indipendente al 100%, quindi Martijn non ha lasciato a casa tenda, sacco a pelo, materassino e fornelletto. Il tutto leggero e resistente per durare a lungo e rovinarsi il minimo. Nel suo bagaglio c’era spazio anche per documenti in più copie, per i casi di emergenza e abbigliamento basico anche se, ci racconta, «ho acquistato vestiti nuovi lungo la strada. In Kirghizistan, per esempio, ho comprato capi invernali per salire in quota sulle montagne del Pamir». E ovviamente non poteva mancare un buon set per fare fotografie.
Martijn non aveva un percorso ben chiaro in testa. Sapeva solo che sarebbe partito da Amsterdam e che sarebbe andato verso est per attraversare la Turchia e l’Iran. La Cina era un obiettivo vago, perché gli sembrava immensa e lontanissima. Più volte, durante il suo viaggio, ha modificato la meta o fatto delle deviazioni. La solitudine non è mai stata un problema: «Non è una sensazione che mi spaventa. Amo trascorrere del tempo per conto mio. E poi lungo la strada ho stretto amicizia con altri viaggiatori: è stato più faticoso doverli salutare. Ma ho imparato tante lezioni, a partire dal rispetto per la natura e la capacità di lasciarsi andare».
Nel libro, realizzato anche grazie a un crowdfunding, sono raccolte raccolte moltissime immagini di paesaggi mozzafiato da lasciarci il cuore, dal deserto alle vette alpine sotto la neve, no alle verdi giungle umide dell’India e del Sud Est asiatico: «Ogni Paese mi ha sorpreso, ma tra i luoghi preferiti ci sono senz’altro la Turchia e l’Iran, per via della loro squisita ospitalità, il Kirghizistan per i paesaggi remoti, l’India per la sua cultura, l’ottimo cibo e i riti colorati, il sud est asiatico per gli oceani blu. Mi sono innamorato del lago salato in Turchia, delle mongolfiere della Cappadocia e dei templi di Bagan in Myanmar».
Tornare alla vita “normale” è stato strano, ma incontrare gli amici e la famiglia lo ha reso felice dato che era da tantissimo tempo che non li vedeva. Dopo il suo ritorno ha trascorso la maggior parte delle giornate in loro compagnia. Ora soddisfa il suo desiderio di natura organizzando dei mini viaggi in bicicletta, su tratti più brevi e in Europa. A volte solo cose di pochi giorni per ristabilire il contatto con la natura e riposare la mente. È sicuro, però, che ripeterà l’esperienza di One Year On a Bike: «Ho una lista di prossime destinazioni e ho l’impressione di conoscere ancora così poco il mondo. In effetti sto pensando di attraversare gli Stati Uniti in bici la prossima estate. E poi mi aspetta il Sud America». Martijn non si ferma, insomma. Keep posted.
espiritu-libre.com
Originariamente pubblicato su WU 76 (marzo 2017). Segui Marzia Nicolini su Facebook
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