SALAM ALAIKUM, SENEGAL!
Tra distese di terra rossa e baobab sparpagliati qua e là, tessuti colorati e donne che trasportano ceste piene di frutta sulla testa, il primo impatto con il Senegal vi lascerà senza parole. Il rumore dei djembe vi riempirà l’anima e un caldo africano vi si appiccicherà sulla pelle. Ma poco importa, perché la voglia di continuare a esplorarlo sarà più forte di qualsiasi freno
di Cristina Buonerba
A PRIMO IMPATTO
Se devo essere completamente sincera, il Senegal non è il più bel Paese che abbia visitato. Appena atterrati a Dakar si viene travolti dal quel caos tipico di una grande capitale africana tra smog, macchine che si muovono come proiettili impazziti e decine di persone che vogliono venderti qualsiasi cosa. La parte nord è arida, quasi desertica e castigata da cumuli di spazzatura a cielo aperto e vecchi rottami in disuso. Eppure c’è qualcosa di magico che avvolge il Senegal, nonostante il caldo, nonostante la sporcizia, nonostante quel sapore di Africa nera che non fa paura ma che in fondo non va d’accordo con tutti. È la famosa teranga, quel senso di ospitalità che si riesce a trovare solo tra i confini di questa terra e nei sorrisi di chi la abita.
DAKAR, TRA CAOS E MODERNITÀ
Come ogni capitale di un Paese in via di sviluppo, anche Dakar è un vero e proprio caos. Centinaia di taxi sfrecciano costantemente da una parte dall’altra, portando a bordo senegalesi e i tanti occidentali che vivono da queste parti. Da non perdere un giro tra i tanti mercati di questa città. Ma vi avverto: quello del pesce è consigliato solo a chi ha uno stomaco molto, molto forte. Il mercato di HML, invece, è adatto a chiunque, tra centinaia di venditori di bellissime stoffe senegalesi. Immancabile un salto al Village Des Arts, un vecchio spazio trasformato in laboratori di artisti, musicisti e pittori che vivono e creano la propria arte in questo villaggio per giovani boemi senegalesi.
L’ISOLA DI GORÉE
A soli tre chilometri da Dakar si trova l’Isola di Gorée, uno dei gioielli del Senegal. Quella che oggi viene considerata una delle principali attrazioni turistiche della nazione, per oltre 300 anni ha rappresentato una vera e propria porta verso l’inferno per milioni di uomini e donne africane. Era proprio da qui che partivano le barche di schiavi dirette verso le Americhe. Proclamata Patrimonio dell’Unesco nel 1978, oggi l’Isola di Gorée si tinge di tonalità pastello, di vecchi edifici coloniali, di ristoranti dove assaporare piatti a base di pesce fresco e di un’atmosfera che ricorda tanto quella di Cuba o di Antigua Guatemala. Qui troverete decine di artisti pronti a vendere le proprie creazioni, prime tra tutte i quadri realizzati con la sabbia.
SAINT LOUIS, CAPITALE DELLA MUSICA
Considerata da molti la capitale culturale del Senegal, Saint Louis è una piccola cittadina coloniale situata a nord, a pochi chilometri dal con ne con la Mauritania. Per arrivarci sono necessarie svariate ore a bordo di bus locali o sept place – auto condivise, una sorta di blablacar in versione africana – e durante il tragitto non si vedono altro che distese di terra rossa e baobab srotolarsi davanti ai propri occhi. Tra palazzi decadenti, moschee, laboratori di artigiani, musicisti e pittori, Saint Louis è caratterizzata da un clima vivace, creativo e ben più aperto alla presenza dell’uomo bianco. Qui una volta all’anno si organizza il festival del jazz, che riempie le strade di musica e di visitatori da tutta l’Africa occidentale e non.
IL DELTA DEL SINE SALOUM
A nord del Gambia si trova il delta del fiume Sine Saloum, un parco nazionale dove l’acqua dell’oceano si incontra con quella del fiume, creando uno scenario unico incorniciato da distese di mangrovie. Esistono circa 200 isole lungo questo delta, molte delle quali sono abitate e seguono ancora i ritmi dei villaggi africani, in cui ogni decisione viene presa dagli anziani e dove esiste ancora la tradizione orale. Si dice infatti che quando muore un saggio in Africa è come se fosse andata in fumo una libreria. Qui si riesce a toccare con mano il sincretismo di questo Paese, che unisce la religione musulmana, cristiana, e animista. In questi villaggi ancora oggi si fanno rituali e sacri ci davanti agli alberi sacri, per la salute e la sicurezza degli abitanti.
LA CASAMANCE, LA PERLA DEL SENEGAL
Non si può dire di essere stati veramente in Senegal se non si ha visitato la Casamance, la regione sempre verde, quella di cui tutti i senegalesi sono orgogliosi, anche se molti di loro non ci sono mai stati. Se prendete una cartina geografica vedrete che il Senegal è attraversato da un pezzo di terra chiamato Gambia. Bene, la Casamance corrisponde esattamente alla regione a sud del Gambia. Tra infinite distese verdi, sentieri di mangrovie, case di terra dal tetto di paglia e migliaia di alberi di mango, qui si respira maggiormente il vero spirito animista della nazione. Qui, dove la cultura è ancora dettata dal rispetto e dall’adorazione della natura e degli spiriti, potrete assaggiare un pezzo di Senegal che farete fatica a dimenticare.
QUALCHE INFORMAZIONE UTILE
Per chi si prepara per la prima volta a partire verso il Senegal, qualche informazione di servizio non può di certo far male. Al momento è tra i Paesi più politicamente stabili di tutta l’Africa. Questo non significa che non esista povertà – anzi, quella continua a essere una piaga pesante che colpisce l’intero continente – ma si può girare senza correre troppi pericoli. Gli italiani non hanno bisogno di un visto di entrata se si recano per motivi turistici che non superino i tre mesi. Infine, il Senegal è uno stato laico-musulmano, dove la religione viene interpretata in maniera moderata. Il canto dell’imam rimbomba nell’aria cinque volte al giorno, ma allo stesso tempo ci sono chiese cattoliche e famiglie che praticano l’animismo.
Articolo pubblicato su WU 82 (ottobre 2017). Tutte le foto del Senegal sono di Cristina Buonerba. Segui Cristina su thelazytrotter.com
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