NOYZ NARCOS – SENZA COMPROMESSI
Noyz Narcos, dopo un silenzio di cinque anni, torna, con un disco più potente che mai: beat monumentali e rime taglienti. Reali, crude, mai edulcorate. Sperando che non sia davvero l’ultimo dei suoi album perché, di dischi di qualità, il mondo ne ha bisogno
di Monica Codegoni Bessi
Noyz Narcos è un veterano – anno di nascita 1979 – di cui si sentiva la mancanza, assente da tempo con un album ufficiale. Ma l’attesa è finita: il 13 aprile è uscito Enemy, l’ultimo disco per Thaurus/Universal del rapper romano (oggi milanese d’adozione), al secolo Emanuele Frasca. La sfida, a ogni nuovo lavoro, è sempre più ardua: restare fedeli a se stessi, con la propria cifra stilistica, trovando al contempo un suono contemporaneo e senza dimenticarsi di sperimentare. In Enemy non mancano ospiti illustri, per un meltin’ pot di rap italiano dal potenziale esplosivo e strumentali ipnotiche che mescolano rap, trap, elettronica e melodie vocali. Noyz Narcos ha fatto centro con la sua personalità e originalità. E se oggi, come dalle sue stesse parole, «conta più l’immagine della sostanza», questo è il manifesto del suo disaccordo e la conferma che il suo linguaggio musicale di denuncia, sentito e spontaneo e che mette in discussione corruzione, avidità e invidia e pone l’accento invece sulla fatica di vivere, sulla credibilità e sul rispetto, rimane distante dalle canzonette comuni. Per questo, forse smetterà con la musica e si dedicherà ad altro. Intanto gira l’Italia con gli instore e con il suo tour, al via a fine maggio.
Ascoltando il disco si percepiscono canzoni molto personali, senza quel sapore preconfezionato di successo pilotato. Qual è quella che ti piace di più?
Sicuramente la canzone omaggio a Gabriella Ferri (Sinnò me moro, NdR). Ascolto i suoi brani fin da quando ero pischello e avevo tutti i suoi dischi in casa. I rapper, con una lunga lista di cantanti romani, hanno in comune le tematiche. Il sample lo avevo campionato anni fa ed era rimasto inutilizzato. Poi sono tutti pezzi a cui tengo, sono tutti figli miei: è un disco sentito e che nasce da situazioni che ho vissuto sulla mia pelle in questi anni.
Come hai scelto i produttori e gli artisti che compaiono in questo disco?
Per le produzioni delle 15 tracce mi sono af dato a The Night Skinny, Sine, Parix, David Ice, Boss Doms e Luca Spanish. Ho evitato di proporre solo persone con cui avevo già lavorato, proprio per aggiungere freschezza. In Enemy al microfono, oltre a me, troviamo artisti della old e della new school: Salmo, Luce, Coez, Capo Plaza, Achille Lauro, Rkomi, Carl Brave x Franco 126. Stiamo vivendo lo stesso periodo storico, si sono nuove leve con cui ho in comune una direzione artistica ed è nato un rapporto di amicizia e stima reciproca. Ma sono loro a essere entrati nel mondo di riferimento di Noyz Narcos e non viceversa. Ho voluto che portassero nel disco peculiarità che non mi appartengono, come i ritornelli melodici.
Enemy in italiano significa nemico. Perché questo titolo?
Sono un fan di un’unica parola come titolo, è lapidaria e d’effetto: gli altri due miei album solisti si chiamano Monster e Guilty. La lingua italiana richiede più parole per esprimere un concetto al contrario dell’inglese, con cui crei quasi uno slogan. È una preferenza che viene anche dal mio legame con le lettere da tatuatore, grafico pubblicitario e writer. “Nemico” posso essere io, o chiunque si metta contro di me o il mio pensiero.
Per la copertina del disco a chi ti sei affidato?
A Scarful, un bravo artista, illustratore e tatuatore di Roma che dà vita sempre al meglio le mie idee: si è occupato anche di Verano Zombie e Guilty. I concetti di Enemy sono teschio, violenza e guerra. Sapevo che sarebbe stato realizzato il vinile, quindi ho voluto che l’artwork fosse molto curato, trovo sia un incentivo ulteriore per acquistare la copia fisica. I dettagli creativi ad hoc forniscono valore e spessore aggiunto al lavoro.
Proprio perché più di 15 anni fa hai iniziato a fare musica per passione e non per i soldi, cosa consiglieresti a un giovane che oggi desidera rimanere più vicino a questo approccio? È ancora possibile non farsi contaminare dal discorso economico del rap game?Penso che oggi la situazione sia molto diversa rispetto a quando ho iniziato io. Oggi un ragazzino fa musica per i soldi perché ci sono le possibilità e i numeri per farlo. È una grossa fortuna quella che hanno. Il problema, però, è che se quello economico è l’unico intento, si snatura tutto. Io avevo fame di musica e questo mi ha permesso di arrivare dove sono arrivato. Oggi la strada è senz’altro più spianata grazie a tutti quelli che hanno vissuto i primi periodi della scena rap italiana.
Smettere di fare musica potrebbe significare simbolicamente lasciare il testimone. Se così fosse, chi potrebbe essere il successore di Noyz Narcos?
Non lo so, in realtà sono nate tante giovani promesse. Da Sfera Ebbasta a Rkomi, da Izi a Ernia… Tanti giovani artisti originali che già stanno facendo strada.
Quando hai iniziato tu, nell’underground più puro e crudo, non c’erano i mezzi di comunicazione di ora, ci si faceva conoscere tra chi ascoltava questa musica per scelta e non per tendenza, sia con i dischi sia con i live nei posti più disparati. Adesso la promozione con i social network è fondamentale. Qual è il tuo rapporto con questi strumenti? Come vivi la continua esposizione mediatica?
Sono un po’ diffidente nei confronti dei social, non mi piace propinare a tutti i costi la mia musica. Sono rimasto con una mentalità di base molto old school e preferisco che i miei dischi siano ascoltati grazie al passaparola, alla curiosità del singolo nel cercarmi e ascoltarmi. Oggi i social amplificano tutto e subito e molti miei colleghi ne hanno approfittato. La musica rap si sta trasformando sempre più in pop con numeri sempre più alti. Questo non rientra nella mia personale visione di direzione artistica, ma va bene così, sono contento per loro. Quando ho cominciato i rapper erano visti malissimo, adesso sono le nuove rockstar e a ragion veduta. Siamo rimasti gli unici che scrivono testi “diversi”. Io sono molto lontano dai due o tre concetti classici di sole, mare e amore.
Il rap oggi, a differenza di quando hai iniziato è destinato ai ragazzi più giovani, e questo fa sì che il tuo pubblico si allarghi. Ma anche se l’età del tuo pubblico si è abbassata non hai cambiato i tuoi contenuti.
Quando scrivo una canzone penso innanzitutto a me stesso e alle emozioni che sto provando in quel momento e che mi portano a comporre quel brano. Non mi soffermo troppo sul messaggio, non c’è uno scopo propagandistico e forse è anche questa la mia forza.
Intervista pubblicata su WU 88 (maggio 2018). Segui Monica su Facebook e Instagram
La foto in apertura di Noyz Narcos è di Andrea Iovine
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