MINORANZE IN ABBONDANZA
Nel mondo dell’editoria si moltiplicano i testi dedicati all’approfondimento e al racconto del diverso e delle minoranze, a voler disinnescare la paura e il conflitto propri di questo periodo attraverso la conoscenza. Ecco qualche proposta coraggiosa e interessante che arriva da case editrici indipendenti
di Gaetano Moraca
In Italia, è risaputo, si stampano molti più libri di quante sono le persone realmente interessate a leggerli. Però oggi non siamo qui per piangerci addosso sui soliti dati sconfortanti offerti annualmente dall’ISTAT, quanto a piuttosto gioire per un piccolo traguardo che fa da contraltare ai tempi poco luminosi che stiamo vivendo. In tutto il mondo, ma soprattutto nella cara e vecchia Europa, spirano violenti i venti della paura e della diffidenza, mentre si riaffacciano spauracchi e parole come razza, censimento, tradizionale, supremazia e sovranismo, che credevamo confinati al secolo scorso.
Ed è qui che il comparto dell’editoria libraria ci sorprende facendo al meglio quello che da sempre si demanda ai libri. Negli ultimi tempi infatti si sono moltiplicati i testi dedicati all’approfondimento e al racconto del diverso, delle minoranze etniche, linguistiche, sociali o di orientamento sessuale, proprio a voler disinnescare la paura e il conflitto attraverso la conoscenza. E l’ulteriore bella notizia è che lo sforzo maggiore arriva da case editrici piccole o indipendenti, costitutivamente più attente alla portata delle proposte. Ne ho selezionate quattro.
Forse ancora in qualche sala è possibile vedere il film di Joel Edgerton, Boy Erased – Vite cancellate con Lucas Hedges, Nicole Kidman e Russell Crowe, tratto dall’omonimo memoir di Garrard Conley pubblicato in Italia da Edizioni Black Coffee. Il libro racconta la storia vera del giovane Garrard che all’età di 19 anni confessa a sua madre e a suo padre, pastore battista di una piccola città dell’Arkansas, di essere gay e viene spedito in una struttura specializzata nelle terapie di conversione dall’omosessualità. In pratica una setta che tramite il lavaggio del cervello garantisce di tornare sulla retta via. I fatti risalgono a una quindicina di anni fa, non alla preistoria, a significare che si può ripiombare nel Medioevo in un attimo (vedi manifestazione per la “famiglia tradizionale” di Verona o il Ddl Pillon). Conley racconta la fatica nell’accettare la sua vera natura, il dolore nel mettere in discussione tutti gli insegnamenti con cui è stato cresciuto, ma soprattutto si sforza di comprendere i suoi genitori, senza giudicarli.
Per quanto riguarda gli immigrati che, ribadiamolo, in Italia sono davvero una delle minoranze (si tratta del 6,7 per cento della popolazione, nonostante siano percepiti come il 25) per minimum fax è uscito un bel romanzo di Giovanni Dozzini dal titolo E Baboucar guidava la fila che racconta, caso non comune, il punto di vista di quattro giovani richiedenti asilo che dopo aver attraversato mezza Africa ora vagano in quel limbo fatto di sospiri, in attesa dei documenti che tardano. Si resta quasi spiazzati ad apprendere che questi poco più che adolescenti, guarda un po’, hanno sogni, necessità, ambizioni (anche minime) come guardare la finale degli Europei, chattare, conoscere ragazze, farsi un bagno al mare. Dozzini racconta senza retorica come appariamo noi ai loro occhi, che a volte magari inconsapevolmente, risultiamo pietisti e facciamo domande idiote. Poco più di cento pagine ed è subito evidente quanto sia necessario raccontare anche questa parte della storia.
Poco si parla anche di un’altra delle grandi e detestate minoranze, i rom. Per raccontarla bene, scavando nelle tradizioni secolari, nei tic e negli stereotipi propri di un popolo, non poteva che pensarci chi quella gente la conosce bene perché ne fa parte. Valeriu Nicolae è un attivista rom, ex-consigliere del Ministero del Lavoro romeno e del Consiglio Europeo. Internazionale da anni traduce i suoi scritti, pressoché autobiografici, raccolti ora nel libro La mia esagerata famiglia rom, edito da Rubbettino: qui Nicolae racconta senza sconti ma con enorme senso dell’umorismo le difficoltà per i rom di liberarsi dallo stigma sociale che pesa su di loro sin dalla nascita, denuncia storture culturali e cattive abitudini della sua gente, sfotte i nostri luoghi comuni. Un esilarante campionario di stereotipi che va da “La mia stirpe crede fermamente che in futuro starà meglio chi sarà sporco, affamato e povero”, passando per “rubare è nel loro DNA” o ancora “non riuscirebbero a vivere in un appartamento”. A Bucarest Nicolae ha fondato un’associazione che nel pomeriggio aiuta i bambini nei compiti, perché sa bene che questa è l’unica strada attraverso cui provare ad affrancarsi.
Volando nell’America dei muri e della protezione dei confini, ci arriva in soccorso una novità del catalogo di Alessandro Polidoro Editore. Si tratta di Big Banana di Roberto Quesada (proprio in questi giorni è in tour in l’Italia), scrittore e giornalista honduregno, apprezzato da Vonnegut, che vive a New York da trent’anni. Con questo titolo che fa il verso alla Grande Mela, Quesada racconta con cinismo e ironia l’arduo processo d’integrazione di minoranze come le comunità ispaniche in America – ancora più duro per quella honduregna, vittima di pregiudizi da parte degli abitanti degli altri paesi di lingua latina – tramite le peripezie dell’aspirante attore Eduardo Lin all’inseguimento del suo sogno americano.
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La foto in apertura è quella usata per la cover di ‘La mia esagerata famiglia rom’ di Valeriu Nicolae (Rubbettino)
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