SHU – RAINCOATS FOR EVERYONE
Andrey Kravtsov è il fondatore di Shu, brand nato a San Pietroburgo nel 2012 specializzato in impermeabili e capispalla. Lo abbiamo incontrato in occasione dell’opening del primo store italiano del brand
di redazione di WU
Da circa un mese ha aperto a Milano il primo store monomarca di Shu, brand russo fondato nel 2012 da Andrey Kravtsov e specializzato in impermeabili e capispalla. Il look minimalista ed essenziale, unito alla ricerca della qualità nei tessuti e nelle soluzioni tecniche, hanno reso i capi di Shu popolari – in particolare il raincoat – non solo nella “madre patria” ma anche nei Paesi Scandinavi, in Germania e in Estremo Oriente. Il nome deriva da una parola russa che significa “cucire”, perché è proprio da una macchina da cucire che è nato tutto. Abbiamo incontrato Andrey a Milano, nel negozio di Shu in corso di Porta Ticinese 105.
Quando hai deciso di creare Shu?
Anni fa avevo una band con cui suonavo ed ero concentrato sulla mia carriera di musicista. Era il 2012 e vivevo a Ekaterinburg, la mia città natale, dove poi ho incontrato un gruppo di ragazzi che cuciva e si dava da fare creando cappotti da zero. Così mi sono avvicinato a questo mondo. Mi sono successivamente trasferito a San Pietroburgo, dove ho provato a continuare a suonare ma poi ho capito che non era la mia strada. Così mi sono comprato una macchina da cucire e ho deciso di provarci, di trovare una nuova via per esprimermi creativamente. Dopo due anni e mezzo di tentativi e prove ho capito che ce la potevo fare, che era la strada giusta su cui puntare. Ho lasciato il mio lavoro in fabbrica, alla Hyundai, ma non mi mancavano i clienti tra i miei amici e i miei ex colleghi. Quello è stato il momento in cui ho realizzato che avrei dovuto creare un brand di abbigliamento.
Qual è stato il tuo primo modello?
Ho volontariamente scelto di partire da un solo modello. All’inizio mi domandavo: qual è il mio prodotto? Me ne sono reso tornando a casa dopo il turno di notte in fabbrica: San Pietroburgo è una città molto piovosa e così è stato quasi automatico pensare al raincoat. Un capo minimalista e waterproof, ma con personalità. È un capo che è stato presente in tutte le nostre collezioni ed è ancora uno dei più venduti della Spring Summer. È ormai parte della legacy di Shu.
Quanta ricerca fai sui tessuti? Dove produci i tuoi capi?
Ho cercato il tessuto giusto con molta attenzione, ma continuo a documentarmi. Ogni stagione imparo nuove cose importanti per realizzare al meglio i miei capi. In Russia è difficile produrre come vorremmo, manca l’esperienza, le strutture e anche la vicinanza a certi fornitori. Quindi abbiamo deciso di spostarci in un’area dove si poteva trovare tutto questo, dai materiali alla tecnologia senza dimenticare la qualità: l’abbiamo trovata in Cina, a Guanzhou. Ogni mese faccio una visita alla fabbrica e agli uffici. Ci ho anche vissuto per sei mesi.
Com’è vivere a Guanzhou?
Dopo aver vissuto a San Pietroburgo per cinque anni, se vai a vivere a Guanzhou apprezzi il sole della Cina (ride, NdR). È una zona molto industriale, dove si produce di tutto, ma dove puoi ritagliarti il tuo spazio. Adesso vivo a Mosca, ma metà della mia vita la passo sugli aerei.
Quali sono i vostri mercati di riferimento?
Il mercato russo è uno dei nostri principali perché è stato il punto di partenza e quello dove ci sono più negozi. Per me è importante approcciare e conoscere nuove culture, per questo abbiamo aperto a Milano e presto lo faremo a Berlino. Anche la Scandinavia è un mercato che penso sia molto vicino al nostro approccio per molte ragioni, dal clima alla posizione geografica. Anche il Giappone è un posto che visito spesso e che mi influenza molto.
Qual è il tuo rapporto con l’Italia?
Ci sono venuto spesso negli ultimi anni, mi piace sempre l’energia che trovo quando vengo in posti come Milano o Firenze. Pitti è la fiera più importante per noi, abbiamo avuto ottimi riscontri nell’ultima edizione. Penso che ci siano molte connessioni tra Shu e posti come Milano, così come ci sono molte connessioni tra Russia e Italia. Sono fiducioso che Shu piacerà.