MODERN LOVE, NESSUNO VUOLE SENTIRSI SOLO
La serie di Amazon Prime Video tratta dalla rubrica del ‘New York Times’ racconta i sentimenti senza essere (troppo) melensa
di Gaetano Moraca
Le storie minute, i fatti degli altri, i turbamenti degli sconosciuti, le loro gioie inaspettate ci fanno rimanere a bocca aperta o inumidire gli occhi per la commozione, da sempre. E questo perché nelle storie degli altri riusciamo a scorgere uno scampato pericolo, un nostro desiderio nascosto o la medesima voglia di lieto fine. A questo deve il successo la longeva rubrica settimanale del New York Times intitolata Modern Love, che racconta le storie vere dei lettori del giornale. Negli anni è diventata un podcast seguitissimo, un’antologia di racconti e ora una riuscita serie di Amazon Prime. Otto episodi di mezz’ora l’uno con un cast di grandi nomi tra cui Anne Hathaway, Tina Fey, Dev Patel e Andy García.
In un’intervista del 2016 Natalia Aspesi – la giornalista di Repubblica che dal 1992 risponde alle lettere dei lettori nella rubrica Questioni di cuore su “Il Venerdì”, la più longeva e seguita posta del cuore nostrana – riflette sul fatto che «la vita è difficile. La felicità non è una cosa che prosegue. È fatta di attimi. È un sentimento che va vissuto a piccolissimi sprazzi». Forse il senso di Modern Love sta tutto qui, in piccolissimi sprazzi di vita vissuta, in rapidi quadri nei quali è impossibile non trovare un pezzetto di noi. Non bisogna farsi sviare dal titolo: si parla di amore, ma più in generale di sentimenti. Si parla dello straordinario affetto tra un portinaio in livrea e una giovane inquilina dalle relazioni amorose caduche o di quanto sia difficile innamorarsi e farsi degli amici quando si soffre di un disagio mentale. Si racconta cosa vuol dire innamorarsi da anziani e fare i conti con la morte dietro l’angolo o della fatica necessaria per tenere in piedi un matrimonio ventennale; di quanto modifichiamo la nostra immagine per piacere agli altri, siano essi reali o virtuali e dei dubbi che assalgono una coppia gay che vuole adottare un bambino.
C’è tanta New York bene, è vero, ci sono case pazzesche, professioni ambitissime e anche una ragazza che legge libri per le case editrici può permettersi di vivere in un palazzo di lusso, ma tutto sommato non ci si può stupire di un prodotto confezionato su misura per gli abbonati di un giornale che è anche uno status symbol (anzi, nell’epoca dei giornali che chiudono è davvero confortante, per chi fa questo mestiere, vedere un’operazione del genere prendere il largo dalla carta stampata). Alcuni episodi sono più riusciti degli altri (1, 3, 5, 7), ma nel complesso la serie scritta da John Carney e Sharon Horgan – rinnovata per la seconda stagione – colpisce dritta al cuore perché Modern Love offre punti di vista inediti su cose e persone: poco melodramma, tanta umanità. A ogni finale, tendenzialmente lieto, si aggiungono domande e dubbi, perché in fondo non c’è una ricetta da seguire per stare appresso ai nostri sentimenti. E capire come gli altri si destreggiano in questa tempesta emotiva, che poi è la vita, ci consente di sentirci meno soli e di guardare con più benevolenza agli incidenti di percorso.
Nella foto in alto: Anne Hathaway e Gary Carr, protagonisti dell’episodio 03 della prima stagione di Modern Love
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