GENEVIEVE XHAET
di Enrico S. Benincasa
A quattro anni di distanza dalla nascita di Flapper abbiamo incontrato la sua creatrice, Genevieve Xhaet. Designer biellese di origini belghe, si è specializzata in copricapi e in particolare in turbanti rigorosamente fatti a mano. La cura dei tessuti fa parte di lei, ma anche la voglia di sperimentare con materiali tecnici e con tagli non convenzionali. La incontriamo a Milano, nel suo headquarter di zona Tortona, e cominciamo proprio dalla prossima collaborazione che vedrà protagonista Flapper ed Emanuel Ungaro.
La notizia che farete una collezione con Ungaro è senz’altro di quelle buone. Più in generale, che momento sta attraversando Flapper?
Direi che siamo in un momento di “conquista”, stiamo cominciando a entrare sempre più in store af ni al nostro brand e a fare collaborazioni come quella con Emanuel Ungaro, che ci ha chiesto una selezione di turbanti per completare la collezione prêt-à-porter che sfilerà a Parigi. Il tutto è nato grazie a una collaboratrice che lavora con il nuovo stilista di Ungaro Marco Colagrossi: cercavano un brand specializzato in copricapi e si sono innamorati di Flapper.
Dall’esterno il tuo progetto sembra uno di quelli con fondamenta solide e un’idea concreta n dall’inizio: è così?
Sì, sono partita con le idee chiare anche grazie al mio passato professionale: ho lavorato con diversi brand sempre nell’ufficio stile, poi ho fatto esperienza anche nel commerciale. All’inizio ero restia a questo cambio, arrivavo dal mondo creativo, ma mi è servito molto. Un designer o un art director, oggi, devono avere tante skill, tra cui anche quelle che riguardano l’aspetto più commerciale di questo lavoro.
Quanto è importante la coerenza in un percorso come quello di Flapper?
Molto, con la consapevolezza che si possono anche cambiare alcuni dettagli senza stravolgersi.
Domanda classica: da dove arriva l’ispirazione per le tue collezioni?
Il viaggio è basilare. Tra i Paesi che ho visitato, il Giappone è il posto che amo di più e quello che forse mi ha influenzato maggiormente. Poi dai mondi dell’arte e del design, ci sono stata spesso a contatto n da quando ho mosso i primi passi nel mondo del lavoro. Quando faccio le cartelle colore, per esempio, i miei riferimenti sono più le ere d’arte che le s late…
Non le guardi mai?
Arrivo da una “scuola” dove non si guardavano le sfilate per non farsi condizionare… Ora però è diverso, quindi non sono più così “talebana” su questo aspetto.
Flapper si può declinare in qualcosa di diverso che non sia un copricapo?
Sì. Non siamo lontani, stiamo lavorando proprio su questo. Diciamo che ci sarà una “espansione corporale”. Poi non nascondo che mi piacerebbe lavorare anche sull’uomo, visto che prima di Flapper me ne sono occupata per diverso tempo.
Che progetti hai per la fashion week di settembre?
Presenteremo la nuova collezione da 10 Corso Como per il terzo anno di seguito. Poi, insieme ad Alessandro Agudio (artista milanese classe 1982, NdR), stiamo dando vita a un progetto artistico che riguarda i colori, in particolare quello degli occhi delle persone. Daremo vita a turbanti che avranno come tonalità quelle proprie degli occhi di tre donne che incarnano benissimo lo spirito di Flapper. Saranno tre turbanti in seta, di colore diverso, ognuno pensato apposta per queste tre personalità e lo presenteremo da Mega durante la fashion week.
(le foto nella gallery sono di Chiara Romagnoli)