MILANO FILM FESTIVALーOUROBOROS
di Nicolò Tabarelli
Ouroboros è il lungometraggio di esordio di Basma Alsharif, artista nata in Kuwait ma di origini palestinesi, presentato, in anteprima italiana, al Milano Film Festival 2017.
Alsharif è più un’artista che una regista: anche se si è sempre mossa sul confine tra installazioni e cinema, e il suo film finisce per essere caratterizzato da una forte impronta sperimentale. La pellicola, infatti, si apre con una serie di riprese, proiettate in reverse, delle onde del Mediterraneo che si abbattono sulle spiagge di Gaza per poi spostare il suo occhio sull’entroterra e trovare, dopo aver indugiato lungamente sul paesaggio e su personaggi secondari, il suo protagonista.
Inizialmente ci viene presentata la routine di una donna di servizio di una delle poche case benestanti della Striscia. Successivamente si scrutano da una prospettiva aerea diversi quartieri di Gaza, alcuni in rovina, altri che non sembrano diversi da quelli di una qualsiasi città europea. Finalmente appare il protagonista, di cui non sappiamo il nome, e iniziamo a seguire il suo vagare per paesaggi brulli, case in cui si tengono pièce teatrali improvvisate e quelle che sembrano fugaci storie d’amore.
Ad aumentare l’effetto straniante del frequente uso del reversed contribuiscono le musiche originali di Yann Gourdon, compositore francese specializzato in musica tradizionale dell’Alvernia, che in alcune scene compare mentre suona la sua malinconica ghironda (uno strumento polifonico di origine medievale).
Il girato, a opera di Ben Russell, regista avanguardista americano, viene rielaborato da Basma Alsharif con riavvolgimenti e rallentamenti e si caratterizza per la quasi totale assenza di dialoghi. Con questi mezzi formali il film porta lo spettatore alla scoperta di una quotidianità, molto diversa da quella che i telegiornali lasciano immaginare.
Secondo la descrizione di Ouroboros a cura del Whitney Museum of Modern Art il film non solo rappresenta la realtà palestinese in modo diverso, ma, addirittura, ≪rende omaggio alla Striscia di Gaza ribaltando totalmente le rappresentazioni del trauma ad opera dei mass-media≫. Ouroboros, quindi, riprende il filo lasciato con il corto Home Movies Gaza (2013) e torna a raccontare con ≪una prospettiva dall’interno un territorio che è complesso, derelitto e impossibile da separare dalla sua identità politica≫.
Solo così ci si può perdere nelle andate e nei ritorni di questo film allegorico e sibillino – d’altronde il lungometraggio prende il nome dall’uroboro, il serpente mitologico che rappresenta l’eterno ritorno e la ciclicità degli avvenimenti – e non uscirne affaticati.
Durante la prima visione il pubblico ha reagito a Ouroboros in maniera fredda e si sono registrate delle defezioni nel corso della proiezione. A chi fosse intenzionato a vedere il film, che partecipa al Concorso Internazionale Lungometraggi del festival, si consiglia di andarci con un’aspettativa più vicina a quella che si avrebbe in un museo d’arte contemporanea che non di quando ci si reca al cinema. La prossima proiezione si terrà alla presenza della regista, che al termine del film si fermerà a discutere della sua opera; un’ottima occasione per farsi svelare alcune delle intenzioni del film.
In seconda programmazione mercoledì 4 ottobre al Cinema Ducale. Qui il programma completo del Milano Film Festival 2017
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