MILANO FILM FESTIVALーULTRAREAL WORLD
di Guia Zavanella
Il 5 ottobre al BASE si è tenuta l’inaugurazione di uno dei progetti più ambiziosi del Milano Film Festival: Ultrareal World, la prima sala VR 360° in Italia, realizzata in collaborazione con la Fastweb Digital Academy. Al secondo piano di Base è stata creata una speciale sala cinematografica con 20 postazioni, ciascuna delle quali equipaggiata con uno speciale visore Gear VR di Samsung, sponsor del progetto. Attraverso questi visori si può vedere la selezione speciale di pellicole scelte dal Milano Film Festival per questo debutto. L’esperienza di Ultrareal World non finirà qui ma andrà avanti fino a marzo 2018 con una speciale e “intensa” programmazione.
L’idea dell’iniziativa è quella di diffondere la nuova cultura del digitale, garantendone l’accessibilità all’interno di un festival cinematografico e soprattutto offrendo una visione a 360 gradi a forte impatto dal punto di vista visivo e da quello dell’innovazione. Le prime visioni in VR stanno suscitando grande scalpore e incredulità, è uno modo amplificato e profondamente esperienziale di fruire del contenuto visivo. Il cinema in VR, a differenza dei videogiochi con la stessa tecnologia, è sviluppato per ottenere sincronicità, creando delle situazioni visive di condivisione: uno scenario comune, che ognuno esplora secondo la propria percezione situata. L’esperienza in sé sembra quasi una caccia al tesoro, in cui i riferimenti sono dati dallo scenario, creato dal regista. Solo alla fine del viaggio, come nei riti iniziatici, è possibile un confronto con gli altri “visionari”.
Le tipologie di film VR presentate al MFF “spaziano” letteralmente. Un esempio, in cui la rappresentazione iper-realistica fa il suo gioco, è l’animazione naturalistica planet O di Momoko Seko, in cui si sbarca su un mondo extraterrestre, dominato da una natura selvaggia, funghi giganti e creature bizzarre. Bloodless di Gina Kim, invece, è il documentario vincitore del premio Best Story per la categoria VR all’ultimo Festival di Venezia. Viaggiando nelle camptown della prostituzione create per l’esercito statunitense in Corea del Sud, si vive una vera crime story e una morte in diretta.
Questa nuova tecnologia dalle incredibili potenzialità introduce una nuova ottica di confronto al Festival. Una nuova arma possibile, di cui bisogna delimitare il campo d’azione cinematografica e le possibili sfere di influenza. Ai filmmakers (e al pubblico, ovviamente), l’ardua sentenza.
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