VERRÀ LA MORTE DIGITALE E AVRÀ LA TUA FOTO PROFILO
Dal decidere cosa succederà al vostro account Facebook una volta abbandonata questa dimora terrena, al tornare in vita come un bot programmato sulla base dei vostri social. La tecnologia sta cambiando non solo cosa significa vivere, ma anche cosa significa morire
di Matteo Congregalli
I social media contengono vita. Sono piccole scatole in cui trasferiamo frammenti di noi stessi a ogni upload, chat, live, story. A ogni azione, costruiamo un nostro clone in bit da mostrare agli altri e a noi stessi. A ogni azione diamo vita a una serie di 0 e 1 che si aggiorna e cresce ogni giorno. Ma cosa succede quando gli 0 e gli 1 smettono di fluire e i social media incontrano la morte reale e la conseguente morte digitale?
Morire è sempre stata una faccenda piuttosto semplice. Un tempo, si poteva lasciare un appartamento vuoto, decine di libri comprati e mai letti, una pila di vestiti, al massimo un partner o un pesce rosso. Il ricordo rimaneva, certo, nelle menti di chi ci aveva amato. Ma i ricordi sbiadivano. In un modo o nell’altro, la morte era un taglio netto tra chi rimaneva e chi se ne andava. Il problema si è posto da quando gli “io digitali” hanno cominciato a vivere nel mondo virtuale e a popolarlo.
Facebook oggi ha circa due miliardi di utenti. Nel 2012, dopo circa otto anni dal lancio della piattaforma, i profili morti erano 30 milioni. A oggi, gli utenti che muoiono ogni giorno sono circa 8 mila. Entro la fine del secolo il numero di profili di utenti deceduti supererà quello di utenti ancora vivi. Facebook e gli altri social media stanno piano piano diventando un cimitero virtuale.
Facebook permette ai vivi di decidere il destino del proprio account dopo la loro morte, una scelta ulteriore a «sepoltura o cremazione?». Nella sezione supporto ci sono tutte le indicazioni su come predisporre la “memorializzazione” del proprio account. Una volta che i vostri familiari o amici avranno confermato la vostra morte, il vostro profilo diventerà una sorta di pietra tombale digitale e a fianco del vostro nome apparirà la scritta “In memoria di”.
Nessuno avrà la possibilità di entrare nell’account e leggere i vostri messaggi. Il vostro compleanno non verrà segnalato ai vostri amici e il vostro profilo non verrà consigliato ad altri utenti. Instagram e Twitter hanno meccanismi simili. Internet offre anche molte opzioni nel caso in cui voleste comunicare con i vostri cari dall’oltretomba. Dea Man’s Switch è un sistema automatizzato di email che tramite noti che regolari si accerta che siate ancora in vita. Nel caso in cui non siate più con noi – o vi dimentichiate di rispondere alle notifiche – il sistema “certificherà” la vostra morte digitale (e non, si presume) e procederà a inviare il vostro testamento virtuale ai contatti da voi scelti.
Se poi si pensa alla quantità di profili che avete aperto nel corso di una vita – da un account JustEat a un banale home banking – potreste volerli lasciare in eredità ai vostri cari. LegacyArmor vi permetterà di archiviare tutti i vostri username e password in un caveau digitale al quale solo un ristretto numero di utenti potrà accedere dopo il vostro decesso e, nel caso, ripulire ciò che resta della vostra identità online. Tutto questo richiede una grande quantità di preparazione, ma in un modo o nell’altro eviterà al vostro io digitale di fare amicizia con altri utenti o ricordare ai vostri genitori o al vostro partner del vostro compleanno.
C’è poi da chiedersi come i social media abbiano un impatto su come i vostri cari rielaboreranno la vostra morte. Secondo uno studio del “Journal of Human Behavior”, i network di amici di una persona scomparsa entrano più facilmente in relazione sui social media tramite chat, commenti e condivisione di ricordi dopo la morte di una conoscenza in comune. La quantità di interazioni tra cerchie di conoscenze prima scollegate, secondo la ricerca, è equivalente alla quantità di interazioni tra lo scomparso e i membri della sua rete, quasi a voler riempire questo vuoto.
Ma forse un modo per non lasciare affatto un vuoto c’è. A ogni upload, live o messaggio trasferiamo un frammento di noi stessi e delle nostre vite all’interno di un server a centinaia di migliaia di chilometri di distanza. Gli ideatori di Eterni.me hanno intenzione di archiviare la traccia virtuale che lasciamo nel corso della nostra vita «come in una libreria che invece di libri contiene persone», si può leggere sul loro sito. Eterni.me è ancora in fase beta ma il servizio promette già di archiviare le informazioni di una persona per creare un avatar digitale con cui parenti o amici possono comunicare in caso di scomparsa. Se il vostro ego fatica a rimanere all’interno del vostro pro lo Instagram, l’immortalità virtuale può fare al caso vostro e superare la vostra morte digitale.
Nei video in questa pagina: i trailer degli episodi di Black Mirror ‘Be Right Back’ (S02) e ‘San Junipero’ (S03) che affrontano in diverso modo il tema della morte digitale. Articolo pubblicato su WU 84 (dicembre 2017 – gennaio 2018)