I LIBRI DI WU – NELLE TERRE DI NESSUNO, CHRIS OFFUTT
Con questa raccolta di racconti Offutt ci porta tra i dimenticati del Kentucky, di cui racconta le vite miserevoli, minuscole eppure indimenticabili. minimum fax pubblicherà in Italia tutta la sua opera
di Gaetano Moraca
Vivono in un tempo imprecisato ma in uno scenario ben definito: sulle impervie colline degli Appalachi che sferzano da nord est lo Stato del Kentucky. I personaggi della raccolta di racconti di Chris Offutt, pubblicati in Italia da minimum fax col titolo Nelle terre di nessuno, sono dei poveri cristi scollegati dal resto del mondo, ignoranti, ubriaconi, spesso violenti. Vivono in baracche sporche, roulotte scassate o in mezzo ai maiali, arroccati sulle creste delle colline o in prossimità delle conche. Per rendersi conto del tempo che passa assecondano l’avvicendarsi delle stagioni meteorologiche. Combattono contro inverni rigidi e fiere di ogni sorta per non diventare prede, ma si ucciderebbero tra loro per una partita a carte o a biliardo. I pochi che lavorano vengono sfruttati nelle miniere o lungo il fiume, gli altri ricevono il sussidio statale, quando sono in grado di farne domanda. Si confondono razze, parentele, ruoli, dando vita a un mondo in cui vale la legge del più forte: uomini, donne (poche) e bambini che «aspettano solo di morire». Le colline, le montagne rappresentano il loro centro del mondo.
Forse la vittoria di Trump, in larga parte riconducibile a persone dimenticate dalla politica, è servita da stimolo a far conoscere in Italia scrittori che narrano le esistenze sventurate dell’America rurale, nello specifico di uno degli stati più poveri (famoso da noi forse solo per il pollo fritto). Offutt quelle terre le conosce bene perché ci è nato. La prima edizione di questa raccolta risale al 1992 col titolo Kentucky Straight, dalla marca di un famoso whiskey, ma la situazione non deve essere cambiata molto se un recente rapporto evidenzia come il 40% della popolazione di quello stato viva ancora sotto la soglia di povertà. Il libro si apre con la mappa di questa landa dimenticata, incastrata tra boschi che la fantasia dei bifolchi ha popolato di creature bizzarre e a volte perfide. In una tale vita di stenti le uniche scappatoie sembrano essere il bigottismo religioso o l’alcol. Con uno stile calibrato scevro di sensazionalismi, Offutt non condanna i suoi personaggi ma di ognuno evidenzia l’autenticità e la rude semplicità.
Alcuni sono malevoli e bugiardi, come gli operai addetti a Tirar su case che si guardano bene dal bere dalla stessa bottiglia di un nero, gli uomini che in Affumicatoio per una partita a carte si ucciderebbero a vicenda, i bambini di Blue Lick che mentono alla polizia perché il padre ha insegnato loro che è giusto così, o il “neopastore” di Luna calante alla ricerca di proseliti più per aumentare la sua popolarità che per spinta evangelizzatrice. Poi ci sono quelli che si stagliano tra reale e onirico, come la vecchissima levatrice Zia Lith che si nasconde nel bosco e uccide tutte le mogli dell’uomo che per sbaglio da bambino le chiese di sposarla, o il nonno dato per morto di Quello che devi lasciare che compare al nipote nel bosco vestito di pelli come una divinità silvestre in grado di parlare con gli uccelli.
Ma trovano spazio tra questi racconti anche quei personaggi dotati di una tale semplicità d’animo che non possono che commuovere. E forse qui Offutt dà il meglio di sé. È il caso del piccolo Junior che scende lungo il fianco della montagna per raggiungere la città e dimostrare a sé stesso e agli altri di essere in grado superare il test per il diploma. Non ha i soldi per pagare l’esame ma l’addetta, che ha intuito le sue potenzialità, glielo fa sostenere ugualmente. Junior lo passa, è contento, ma poi si rifiuta di compilare i moduli per cercare lavoro. Si affretta a tornarsene sulla sua montagna, cercando lungo il percorso bottiglie vuote da rivendere per poter restituire i 15 dollari del test. Non è minimamente sfiorato dal fascino cittadino e dalla possibilità di una vita diversa. Per lui «la città è solo un gruppo di persone che vivono insieme nell’unico punto dove c’è abbastanza spazio tra le colline».
Poi c’è il muratore William di Coda di cavallo che in due occasioni sceglie di fare la cosa giusta: quando decide di non tradire sua moglie, seppur ne avrebbe la possibilità, e si commuove pensando a lei intenta a scoprire un pezzettino di divano dal rivestimento ad ogni rata pagata; e poi quando viene sorpreso nella sua piantagione clandestina di marijuana da un addetto della compagnia mineraria (idealmente responsabile quest’ultima della frana che ha ucciso suo padre) e si accorge che l’uomo è stato morso da un serpente, per cui non solo non lo uccide per sete di vendetta ma gli salva la vita.
E infine la storia dei due fratellini di Blue Lick, uno dotato e uno ritardato, che vengono separati dopo l’arresto del padre alcolizzato. Forse è proprio nell’assurda perfezione di questa triade familiare sgangherata che Offutt spinge alla massima potenza la sua narrazione. E non ha bisogno di costrutti a effetto per raccontare il dolore della separazione tra i due ragazzini: “Uscii di casa correndo, al buio, e salii sulla collina. Non ho mai raccontato alla signora che parlava buffo cosa feci lassù quella notte, pur di non scoppiare a piangere. Piantarmi una spina nella mano fu la cosa che funziono di più”.
Dalle pagine di Offutt saltano fuori personaggi miserevoli e indimenticabili, che affrontano con rassegnata naturalezza le asperità di una vita agra, destinata a perpetuarsi per generazioni. Dopo i puma bisogna sterminare le linci, poi i coyote, poi gli orsi. C’è sempre qualcuno o qualcosa da cui difendersi. Ma come dice il vecchio Tar Cutler “non si può dare la colpa alle colline per quello che ci succede in cima. Qualcuno incolpa Dio, ma non credo che lui si preoccupi troppo di cosa succede lassù”.
Forse per salvarsi basterebbe abbandonare quelle terre di nessuno, come sembrerebbe intenzionato a fare Everett lo strabico di Palla 9, racconto che chiude il libro. Dopo l’ennesima angheria subita capisce che è arrivato il momento di aprire il cancelletto del recinto dei maiali: “Il porcellino ora poteva andarsene, se voleva. Probabilmente sarebbe rimasto ucciso lungo la strada, ma se restava lì sarebbe morto comunque”. Si chiude così il cerchio, con Everett che cerca «d’immaginarsi come sarebbe stato vivere in un mondo senza colline». Perché forse le colline non ti lasciano andare via sul serio.
Nelle terre di nessuno
autore: Chris Offutt
traduzione: Roberto Serrai
editore: minimum fax
pagine: 156
prezzo: euro 17
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