CÒSAGACH: UN BUON LIBRO DAVANTI AL CAMINO
Dalla Scozia arriva il Còsagach, ossia il godersi le serate davanti al caminetto in compagnia di un buon libro. Abitudine molto antica in quelle terre, sta diventando un ottimo modo per darsi un tono anche sui social. Ecco i cinque libri che consigliamo ai “neo cosagacher”
di Camilla Sernagiotto
Il concetto di fare serata è ormai out anche per i cultori del buon whisky da centellinare davanti al focolare in compagnia di un buon libro. In Scozia hanno anche una parola per questo: còsagach. Voi direte: «Cosa?». Ve lo ripetiamo: còsagach. Questa parolina astrusa è un vocabolo ancora non molto conosciuto fuori dalle highlands che indica proprio la tendenza di godersi le serate davanti al caminetto leggendo un bel libro. Un’abitudine antichissima, che da quelle parti si tramanda di generazione in generazione.
I social, però, sono in grado di fare arrivare in tempi brevi riti come questo a platee mondiali. E a rilanciare questa tradizione, svecchiandola e rendendola interessante agli occhi dei millennial, è stato Tyler Brulé, il direttore di “Monocle”. Nel supplemento “Winter Weekly”, infatti, Brulé ha stilato una classifica di cose che ama fare d’inverno, piazzando sul podio proprio il còsagach. Anche noi ve lo consigliamo, raccomandandovi anche cinque libri che in un momento come questo possano ristorarvi corpo, anima e mente.
Nelle terre estreme
Forse più conosciuta nella versione cinematografica firmata da Sean Penn, questa biografia che racconta la vita del nomade statunitense Christopher McCandless vi appassionerà moltissimo. La storia (vera) è stata ricostruita da Jon Krakauer tramite gli scritti del diario di McCandless, ritrovato accanto al suo corpo esanime. Anche i racconti delle persone che l’hanno incontrato durante il suo lungo viaggio verso l’Alaska sono serviti a elaborare la trama di uno dei libri d’avventura on the road più eccitanti di sempre. Parola di Sean Penn il quale se ne innamorò al punto di fare carte false per ottenerne i diritti cinematografici. Dovette aspettare dieci anni poiché la famiglia di Christopher McCandless si dimostrò inizialmente contraria all’idea di pubblicizzare anche sul grande schermo la tragica storia del figlio ma alla fine ne è valsa la pena: Into the Wild – Nelle terre selvagge ha visto la luce dello schermo nel 2007 (in Italia l’anno seguente), registrando un enorme successo di critica e botteghino.
Perché leggerlo
Il rigore estremo tipico dell’Alaska non solo fa da cornice ma è co-protagonista assieme a McCandless. Potrete sopportare un simile freddo soltanto durante il vostro momento Còsagach.
Se una notte d’inverno un viaggiatore
È il capolavoro di metanarrativa di quel genio dell’ars scribendi made in Italy che è Italo Calvino. Ci sono più trame, inscatolate l’una dentro all’altra in un delizioso meccanismo a matrioska. La cornice narra la storia di un Lettore che tenta di leggere un romanzo dal titolo «Se una notte d’inverno un viaggiatore», ma è continuamente costretto a interromperne la lettura e nel frattempo intreccia una storia d’amore con Ludmilla (la Lettrice). «È un romanzo sul piacere di leggere romanzi; protagonista è il Lettore, che per dieci volte comincia a leggere un libro che per vicissitudini estranee alla sua volontà non riesce a finire. Ho dovuto dunque scrivere l’inizio di dieci romanzi di autori immaginari, tutti in qualche modo diversi da me e diversi tra loro», affermò Calvino. E la cosa geniale è che se si uniscono i vari incipit dei capitoli viene fuori un’altra storia.
Perché leggerlo
Ce lo spiega Calvino stesso, con il suo incipit da chapeau: «Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d’inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell’indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c’è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!». Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!»”. A prova di Còsagach.
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Il giovane Holden
Checché ne dica Bret Easton Ellis (che ha sempre demolito questo cult book, definendolo il più sopravvalutato della storia della letteratura. Fece scalpore anche il suo tweet per la morte di J.D. Salinger, che diceva «Yeah!! Thank God he’s finally dead»), Il giovane Holden è un piccolo gioiellino. Non ha certo bisogno di presentazioni, quindi non vi diremo chi è Holden Caulfield perché lo sanno anche i paracarri, tuttavia da sottolineare è l’ambientazione freddissima: la storia ha inizio pochi giorni prima delle vacanze di Natale. E tra le varie peripezie lungo le strade ghiacciate di New York, la domanda che sorge spontanea è: ma dove vanno le anatre quando il laghetto di Central Park gela?
Perché leggerlo
Perché immedesimandovi nel protagonista, in balia del freddo newyorkese e senza l’ausilio di un bicchierone caldo di Starbucks (correvano gli anni Cinquanta), sarete assaliti da un gelo penetrante che vi farà avvicinare alla fiamma consolatrice e ristoratrice del vostro focolare.
Un rude inverno
Se c’è un altro genio che ha fatto della bizzarria sui generis la propria cifra stilistica oltre a Calvino, quello è Raymond Queneau. Un castello di destini incrociati il loro: colleghi, amici e collaboratori stretti durante l’esperienza del gruppo OuLiPo (acronimo dal francese Ouvroir de Littérature Potentielle, ovvero “Officina di Letteratura Potenziale”), tra i due scorreva buon sangue. Che, si sa, non mente mai. Tra i tanti titoli di letteratura oulipien che compongono la bibliografia di Raymond Queneau, in questa sede scegliamo quello meno sperimentale ma più adatto a un Còsagach come si deve. E ve lo presentiamo prendendo in prestito le parole dello stesso Queneau il quale, nella presentazione dell’edizione francese del 1948, lo descrisse così: «Nel rude inverno del 1916 a Le Havre, Bernard Lehameau, tenente francese, s’innamora di miss Helena Weeds, ausiliaria inglese. Fa freddo. Lehameau non è un conformista, è un ferito di guerra e non crede nella vittoria».
Perché leggerlo
Perché i personaggi sono «tutti avviluppati in questo inverno freddo e ostile», per citare ancora Queneau, mentre noi siamo al calduccio accanto al caminetto a goderci una storia che ha dell’incredibile ed è incredibilmente ben scritta.
Infinite Jest
Se c’è una cosa che potrebbe rovinare l’effetto “ritratto presidenziale di fronte al camino”, caratteristica intrinseca di ogni Còsagach che si rispetti, quella è un libro mattone, quindi occhio al tomo che scegliete. A prescindere dalla trama e dalla bontà del libro, ciò a cui dovrete prestare attenzione è una cosa ben più superficiale: la copertina, in primis (e anche lo spessore della costa, se vogliamo dirla tutta). Se avete intenzione di mostrarvi ai vostri follower in modalità Còsagach, mega mallopponi tipo Shantaram, Anna Karenina e Guerra e pace è meglio lasciarli stare. L’unico tomo da oltre 1000 pagine consentito è firmato da David Foster Wallace: Infinite Jest è sempre ben accetto, sia che fuori nevichi sia che cadano le stelle di San Lorenzo.
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