ALBERT HOFER E MARCO GRECO – REVERSO FESTIVAL
Quarta edizione per il festival dedicato alle radici sonore della disco organizzato da Le Cannibale, che arriva il 24 marzo in Santeria Social Club a Milano con un programma ricco di conferenze, workshop, proiezioni e musica dal vivo. Ce lo raccontano qui Albert Hofer e Marco Greco
di Enrico S. Benincasa
È stato definito “festival di archeologia musicale”, perché quello che fa è mettere un riflettore su un pezzo di storia della nostra musica attraverso diverse forme. Reverso è una scommessa di Le Cannibale, che continua il suo viaggio nella italo disco con un evento free entry fatto di riflessione, divulgazione, confronto intergenerazionale ed entertainment. Abbiamo chiesto a Marco Greco e Albert Hofer di Le Cannibale di raccontarci com’è nato Reverso e cosa dobbiamo aspettarci dall’edizione alle porte.
La prossima sarà la quarta edizione di Reverso. Quando avete iniziato a pensarci e come mai avete scelto una formula così poco commerciale?
Marco: Reverso nasce dalla nostra voglia di regalarci e regalare alla città un momento di approfondimento di quello che facciamo, delle radici del nostro suono. Ce l’avevamo in testa da un po’ prima del 2016, anno in cui è partito. È un festival non semplice da organizzare e necessita di un contesto giusto perché fare talk, proiezioni e approfondimenti di notte non è quello che vogliamo. L’apertura di Santeria Social Club ci ha permesso di trovare la location giusta per questo evento.
Albert: L’interesse per la disco è vivo, all’estero la cosa è percepibile più che da noi. Nel nostro lavoro ci siamo trovati a conoscere persone che in quest’ambito hanno fatto cose importanti come Fred Ventura e Alexander Robotnick, quest’ultimo uno dei guest più presenti ai nostri eventi. Questi incontri sono stati una spinta a organizzare Reverso: entrambi hanno fatto più del “compitino” nel corso di queste prime edizioni. Creare una piattaforma dove questi professionisti potessero esibirsi è stata una sfida. Fare l’evento free entry può sembrare una follia, ma è stato un modo di dire: fate finta che non ci sia questa musica, ma c’è. E la risposta del pubblico nelle scorse edizioni è stata al di sopra delle nostre attese.
Con tanti protagonisti del periodo della italo disco, il pubblico di questo festival è più eterogeneo rispetto ad altri eventi. Che effetto vi fa?
M: Un bell’effetto, ma ho sempre la speranza che sia anche il prodotto a portare le persone e non solo l’artista. Contare solo sul pubblico che porta il dj è stata, sotto un certo punto di vista, la morte della disco anni Ottanta. Le line up di Reverso sono fuori dei concetti commerciali, ci sono artisti che hanno debuttato su un palco da quando parte del pubblico non era ancora nato e questo può portare, per esempio, un 20enne ad appassionarsi a un mondo che non è il suo.
Come si fa a vincere l’”effetto nostalgia” quando si mette il riflettore su qualcosa che è spesso contestualizzata nel passato?
M: È una domanda che mi pongo spesso. Quando lo racconti, spesso “arriva” più il passato che il presente. La nostra volontà è che Reverso sia percepito come un festival che analizza come era questo passato, che eredità ci lascia oggi e cosa succederà sulla scena italiana in futuro.
A: Il nostro è un festival di settore, di approfondimento e storiografico con una line up sempre mista. Ci fa piacere che gli artisti che hanno suonato a Reverso abbiano trovato questo palco importante e che vogliano tornare.
Una parte significativa del festival è dedicata ai documentari. Quest’anno ci sono Italo Disco Legacy, proposto questa volta in versione integrale dopo l’anteprima che avete ospitato nella scorsa edizione, e This is Plastic, il documentario sulla storia del locale milanese che esce presto in versione DVD. Quanto conta la presenza di questo genere di contenuti nel vostro programma?
M: Molto. Italo Disco Legacy ha fatto allo scorso Reverso l’anteprima mondiale, ma sono andate bene anche le proiezioni all’Amsterdam Dance Event e al Berghain di Berlino. C’è una sincera curiosità di un fenomeno musicale di 35 anni fa che, a differenza di altri, non passa troppo nelle radio e nei magazine.
Cosa manca ancora per coprire quel periodo?
A: In generale non ci sentiamo obbligati a fare niente. Ci diamo delle linee guida, le rispettiamo e questo ci dà grande longevità e varietà. Reverso ha tre dimensioni: la disco, l’Italia e gli anni Ottanta. Non tutte e tre sono sempre applicate al singolo contenuto, cosa che può lasciare margine per fare, per esempio, una lecture sul punk in Italia negli anni Ottanta o un set con un protagonista della disco di oggi.
Cosa faranno Maurizio Marsico e Nicola Guiducci durante questa quarta edizione?
A: Con Maurizio siamo entrati in contatto proprio all’ultimo, ma siamo riusciti a organizzare una sua esibizione speciale nell’atelier di SSC. Lui è un pioniere che presenterà un nuovo lavoro, un evento interessante per vedere cosa fa oggi chi ha partecipato alla creazione del mondo della italo disco. Nicola Guiducci sarà a Reverso in tante forme: come dj, come voce narrante di This is Plastic e come artista, perché disegnerà per noi dal vivo. Non sappiamo cosa farà di preciso ma è un bene, vogliamo farci sorprendere.
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