DON CHISCIOTTE E TUTTE LE ATTESE LEGGENDARIE
Dopo vent’anni di vicissitudini alterne, The Man Who Killed Don Quixote di Terry Gilliam sta per uscire nelle sale. Ma dalla musica ai videogiochi sono tanti i prodotti culturali che si sono fatti attendere a lungo, fino a diventare leggenda
di Marco Agustoni
I primi giorni di aprile è accaduto quello che i cinefili non avrebbero più osato sperare: è stato pubblicato online il trailer di The Man Who Killed Don Quixote di Terry Gilliam, uno dei film più attesi e travagliati degli ultimi decenni, diventato nel frattempo leggenda. Fresco del “moderato flop” di Paura e delirio a Las Vegas, il regista si era lanciato nella fase di preproduzione già nel lontano 1998, dimentico forse della sorte toccata a Orson Welles, morto senza mai terminare il suo Don Chisciotte.
Un progetto che sarebbe dovuto approdare nelle sale di lì a pochi anni, quello di Gilliam, se non fosse che nel frattempo è successo di tutto. Sul primo, catastrofico tentativo di girare il film è stato addirittura realizzato un documentario, Lost in La Mancha di Keith Fulton e Louis Pepe, tante e tali furono le sfortune che funestarono la produzione, tra nubifragi, jet militari e prostatiti. E così, di quella pellicola con Jean Rochefort nei panni di Don Chisciotte e Johnny Depp di Tony Grisoni/ Sancho Panza, non se ne fece più niente. A nulla sono valsi i tentativi successivi, puntualmente naufragati per i problemi più disparati, tanto che negli anni Gilliam è arrivato ad assomigliare al personaggio che voleva portare su grande schermo, un eroico ma vaneggiante Don Chisciotte che lotta contro i mulini a vento. Vent’anni più tardi, quasi ci siamo: sembrava che il film, con Jonathan Pryce e Adam Driver, sarebbe stato ancora rimandato a causa di alcuni strascichi legali, ma è stato presentato ufficialmente al Festival di Cannes il 19 maggio, data di uscita nelle sale francesi.
Quello del Don Chisciotte di Gilliam è un esempio da manuale di development hell, l’inferno produttivo in cui alcuni film si ritrovano impelagati, rischiando di non uscire mai. Ma se questo può consolare il regista, musicisti, registi e persino sviluppatori di videogiochi hanno subito analoghe vicissitudini, tanto che i loro lavori sono usciti solo dopo anni, se non decenni di attesa. In alcuni casi, questi dilatamenti dei tempi produttivi sono previsti e preventivati. Di Avatar, ad esempio, se ne parlava già nel 1996, ma James Cameron ha dovuto accantonare il suo sogno no al 2009 perché all’epoca non era ancora disponibile la tecnologia necessaria. Ancora più curioso il caso di Boyhood: 12 anni di riprese scaglionate nel tempo, perché per raccontare la storia di un ragazzo dai sei anni fino alla maggiore età il regista Richard Linklater ha voluto usare sempre lo stesso attore, Ellar Coltrane, letteralmente cresciuto davanti alla macchina da presa.
Il problema, semmai, è quando questi ritardi sono dovuti a inconvenienti di percorso. Uno dei casi più ancora più clamorosi del Don Chisciotte è quello di The Thief and the Cobbler, film d’animazione di Richard Williams che ha dovuto aspettare ben 29 anni prima di uscire nel 1993. Un altro noto esempio riguarda Il grande ruggito di Noel Marshall, film recitato da sua moglie Tippi Hedren e dalla di lei glia Melanie Griffith. Ci vollero 11 anni per terminare le riprese, in parte anche a causa di un’alluvione, e la pellicola divenne famosa perché più di 70 membri della troupe (comprese Tippi e Melanie) furono feriti dagli animali feroci utilizzati sul set.
In ambito musicale possiamo ricordare Chinese Democracy, sequel di The Spaghetti Incident? dei Guns’n’Roses, che iniziarono a lavorare al disco, con una lineup reinventata da Axl Rose, nel 1997. Peccato che l’album uscì solo nel 2009, non prima di essersi trasformato in una sorta di “entità mitologica”. Ancora più estremo il caso di Smile dei Beach Boys: Brian Wilson aveva cominciato a lavorarci nel 1966, ma l’album non era mai uscito a causa di alcuni problemi legali e del carattere troppo sperimentale delle registrazioni. Il tentativo fallimentare figura fra le cause dell’esaurimento nervoso del musicista e del suo successivo declino, ma alla fine quei brani sono stati recuperati e pubblicati in Brian Wilson Presents Smile, del 2004.
Nemmeno i videogiochi si salvano. L’attesa per il terzo episodio di Half-Life 2 della Valve, la cui uscita era stata in principio decisa per la fine del 2007, ha raggiunto negli anni livelli spasmodici, no a scivolare nel grottesco, visto che probabilmente non uscirà mai. Ma forse è andata peggio agli appassionati di first person shooter che, dopo il fortunato Duke Nukem 3D del 1996, si aspettavano a stretto giro il sequel Duke Nukem Forever, la cui produzione ha però subito ritardi su ritardi, no a diventare una barzelletta tra i gamer. Il problema è che, quando il gioco alla ne è uscito nel 2011, la delusione è stata ancora maggiore.
E The Man Who Killed Don Quixote? Subirà un destino simile, deludendo tutti coloro che ne hanno seguito con partecipazione la vicenda? Forse a un certo punto è meglio rimanere nella leggenda, piuttosto che esporsi alla possibilità del fallimento. Ma dopo tutto quello che ha passato Gilliam per realizzarlo, la speranza è che si tratti del suo capolavoro, un inno donchisciottesco a chi non si arrende mai di fronte agli ostacoli che ci pone di fronte la realtà.
Articolo pubblicato su WU #88 (maggio 2018). Segui Marco su Facebook
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