NIGHTSHIFT, LE FOTO NOTTURNE DI SOUTH LONDON DI DANNY ROWTON
Oggetto degli scatti di Danny Rowton sono luoghi spogli di persone, ritratti con il buio quando sono avvolti da una luce particolare. Lui, completamente autodidatta, si è spinto dalle zone a sud di Londra fino all’East End e ha usato Google Street View per trovare nuovi scorci da fotografare
di Nicolò Piuzzi
In Nightshift non sono quasi mai presenti persone, ma luoghi in cui le persone vanno spesso in altri orari. Hai provato a focalizzare la tua attenzione sull’atmosfera intrinseca di ogni luogo?
L’idea iniziale era di riprendere un luogo che normalmente è vivace per via della presenza di sale giochi, parchi divertimento o club per proporlo in un contesto completamente differente. Una prospettiva dove tutto è ravvicinato e più calmo, come in tarda notte. Per semplificare la composizione ho dovuto eliminare dalla scena la presenza umana, sarebbe stata una distrazione. Mi sono concentrato su edifici o altri aspetti che solitamente sono considerati non degni di attenzione, riprendendoli in una quiete che si trova solo con il buio.
Qual è il tuo background? La fotografia è sempre stata al centro della tua attenzione?
La fotografia è stato il mio unico interesse creativo negli ultimi quattro anni. Prima ho fatto il musicista quasi a tempo pieno, poi ho riversato in questa attività le energie e la passione che una volta mettevo sul palco. Ho fatto tanti errori all’inizio: scatto solo in pellicola e ho da subito imparato diverse lezioni nel mio percorso, ma l’ho fatto con entusiasmo e questo mi ha portato gradualmente a pensare sempre di più prima di realizzare uno scatto.
Dove hai scattato le fotografie? Sono posti che frequenti anche di giorno?
Vivo molto vicino a un paese che si chiama Southend, a circa 40 miglia a est di Londra. La maggior parte dei luoghi ripresi fanno parte di questo territorio, ma non tutti. Durante il progetto ho realizzato che scattare solo dove risiedo non era sufficiente per svilupparlo a pieno tanto e sono arrivato fino a Londra, nell’East End e a Soho. A volte mi sono fatto aiutare da Google Street View, che è un mezzo molto pratico per trovare nuovi luoghi da esplorare.
Le luci sono fondamentali in Nightshift: hai imparato qualcosa “ritraendole”?
Le luci in questi scenari sono effettivamente molto importanti. Senza quelle, non ci sarebbe nulla da mostrare. Ci sono casi in cui lo scenario è ben illuminato e la luce non è fondamentale; altre volte, quando è oca, diventa una componente fondamentale che lascia spazio all’immaginazione e “nutre” l’ispirazione. In alcuni casi è stato il tempo ad aiutarmi: la pioggia e la nebbia, per esempio, hanno dato un senso a una scena di una domenica notturna.
In tutte le fotografie c’è una sorta di mood cinematografico, ti sei ispirato al cinema o ad altre forme d’arte?
Amo il cinema, in genere preferisco l’aspetto narrativo rispetto all’azione e all’animazione grafica. L’horror è il mio genere preferito, soprattutto la produzione tra gli anni Settanta egli Ottanta, ma tra i grandi cineasti quello che ha influenzato in parte la mia fotografia è forse Kubrick.
DANNY ROWTON
Inglese, totalmente autodidatta, vive a Rochford, nel sud del Paese. Attualmente sta lavorando a due progetti, uno dei quali è stato esposto al Foto lmic, in Canada e a Londra. Pubblicato su diverse riviste, in America e in Europa, Nightshift diventerà un libro entro il 2018. Il suo sito è dannyrowton.com, su Instagram lo trovate come @dannyrowton.
Intervista pubblicata su WU 82 (ottobre 2017). Tutte le foto sono di Danny Rowton