COMA COSE – UN ALTRO INVERNO TICINESE
Per i Coma Cose, nonostante il tour che volge al termine, i prossimi mesi non saranno certo di riposo: c’è un disco da completare, concepito a Milano, ancora insieme ai Mamakass, che vedrà la luce probabilmente in primavera
di Enrico S. Benincasa
Mercoledì 3 ottobre Timberland ha celebrato l’uscita del suo nuovo boot Cityroam con lo showcase di Unlock the City, il progetto che ha visto protagonisti Rkomi, Carl Brave e i Coma Cose impegnati a raccontare la città e la dimensione urbana in cui vivono attraverso un video. La Fabbrica Orobia è stata la location scelta per le esibizioni di questi artisti e, proprio poco prima dell’inizio del loro live, siamo riusciti a scambiare due parole con i Coma Cose ovvero Fausto Lama e Francesca aka California. Tra il tour che volge al termine e il disco nuovo in fase di realizzazione, è un momento ancora intenso per il duo di Anima Lattina e Post Concerto.
Com’è nata questa collaborazione con Timberland per Unlock the City?
Fausto: È stata una bella sorpresa, ci hanno contattato e, quando abbiamo capito che la mission era fotografare la città di Milano nel suo linguaggio urbano, ci siamo trovati perché nelle nostre canzoni parliamo di quello. Ci è piaciuto che ci abbiano individuato per qualcosa che rappresentiamo. Abbiamo avuto libertà di partecipare con le nostre idee per il video che è stato realizzato, raccontando uno scorcio di Milano che ci appartiene.
Nel video vediamo ovviamente Porta Genova e il tragitto vero Paolo Sarpi e Chinatown, dove state andando spesso per registrare i provini del disco insieme ai Mamakass, il duo di producer con cui lavorate sin dall’inizio. Ci sono altri posti che sono importanti per i Coma Cose a Milano?
Fausto: In realtà negli ultimi due/tre anni ci siamo mossi su questo binario, potremmo aggiungere giusto Porta Romana perché Francesca ha vissuto lì per un po’. Da bravi provinciali, una volta sbarcati a Milano, ci siamo posizionati a Porta Genova – Milano Sud perché ci fa sentire più vicini all’idea di paese. Più vai a nord di Milano e più sembra di stare in una “città vera”, con le vie più maestose e i viali alberati. Poi in questa città se stai bene nel tuo quartiere tendi un po’ a chiuderti, perché riesci a essere abbastanza autosufficiente in quel contesto. Adesso con questa frequentazione di Paolo Sarpi abbiamo un po’ aumentato la nostra conoscenza della città (ride, NdR). Scherzo, in realtà la conosciamo abbastanza bene tutta.
State per chiudere il tour, che è iniziato lo scorso maggio, mese nel quale siete stati anche a Parigi per aprire un concerto dei Phoenix chiamati proprio da loro. Com’è andata quella sera?
Francesca: La data di Parigi è stata molto bella e i Phoenix con noi sono stati carini, hanno visto il nostro concerto, erano lì tra il pubblico. Ci hanno fatto sentire un po’ a casa. La venue era super ed è stato altrettanto bello andarci insieme ai Mamakass, i nostri produttori che sono grandi fan del french touch.
Come hanno fatto i Phoenix ad arrivare ai Coma Cose? Lo avete scoperto?
Fausto: Abbiamo scoperto solo dopo che è stato merito del buon Giorgio Poi, che è molto amico di Branco (Laurent Brancovitz, NdR), il chitarrista dei Phoenix. Lui gli aveva parlato del concept “italianofilo” di Ti Amo e Giorgio gli aveva fatto sentire Anima Lattina che era appena uscita. Penso gli sia piaciuta l’italianità che ha quel pezzo, con i link che ha con il mondo del cantauturato e con Battisti. Come ti dicevo è una cosa che sappiamo da poco, ne siamo venuti a conoscenza nel backstage di un concerto di Carl Brave. Una voce di corridoio scoperta in corridoio quindi (ride, NdR).
Pochi giorni fa, il 12 settembre, c’è stata anche un’altra data importante di questo tour, l’ultima a Milano al Magnolia. Una bella festa per i Coma Cose…
Fausto: È stata una figata, un momento voluto per chiudere il cerchio.
Francesca: Quella sera ero un po’ malinconica, ho iniziato a realizzare che il tour stava terminando così come quest’anno particolare.
Fausto: Sentiamo tanto affetto per i Coma Cose in questo momento. Nonostante non siano tante le canzoni che abbiamo pubblicato, percepiamo il fatto che le persone che ci seguono ci si riconoscono. Probabilmente tanta gente che presente al Magnolia ci aveva già visto dal vivo, ma è voluta tornare perché voleva essere a questa festa, essere dentro a questa specie di fotografia di fine anno. Magari studenti appena tornati a Milano per il nuovo semestre, che ci avevano già incrociato in giro per l’Italia. È stata proprio una festa, più che in concerto.
Probabilmente tante persone hanno voluto esserci anche perché si ritrovano nel vostro immaginario, soprattutto se vivono Milano e la sua quotidianità urbana. Alla fine è tanto che qualcuno non raccontava questa città in una maniera così diretta.
Francesca: Questa cosa del raccontare Milano me la sono sentita dire ultimamente da persone sui 40-50 anni, per la precisione mentre ero da Peppuccio (proprietario di uno storico bar tabacchi proprio davanti alla Darsena, NdR)…
Peppuccio ha mai detto qualcosa sui Coma Cose?
Francesca: A dire il vero non ha mai proferito parola sui Coma Cose con noi.
Fausto: Ma poi non bisogna piacere a Peppuccio, se non ti tratta più male dov’è il bello? (ridono, NdR)
Come procede il lavoro con il vostro primo disco?
Fausto: Lo abbiamo finito di scrivere, un lavoro fatto completamente a Milano durante le pause del tour. Non ci siamo chiusi due mesi in un casolare per farlo, insomma. Abbiamo voluto provare a farlo in questo modo, ci eravamo dati proprio settembre come deadline per capire se avevamo effettivamente materiale per un album.
C’è dietro un concept?
Fausto: Sarà un viaggio, una fotografia di quello che i Coma Cose sono in questo momento. Il solo fatto di fare una decina di canzoni insieme è per noi un’esperienza nuova. Le canzoni sono sempre state fatte in sequenza, mai assieme come questa volta. Stiamo ragionando ora sul titolo, siamo molto indecisi.
Francesca: Forse avremmo dovuto sceglierlo prima, ora non è semplice.
Fausto: I tempi senz’altro non erano maturi per un concept, sarà una conferma di quello che siamo con una compattezza maggiore. Si ritroveranno i colori che avete sentito fino a ora in quella che è la loro evoluzione.
Quando uscirà?
Fausto: Probabilmente in primavera. Appena finite le ultime date del tour inizieremo a produrlo e a registrarlo, a copiare tutto in bella insomma. Ai primi di novembre andremo via due settimane per staccare e concentrarci al massimo insieme ai Mamakass, che produrranno ancora il disco come hanno già fatto con tutte le altre canzoni.
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