POPULOUS – INCROCI INASPETTATI
‘Isla Diferente’ è il nuovo album di Populous, uscito lo scorso 11 aprile per la sua neonata etichetta Latin Ambient. Realizzato a Lanzarote, è un incontro di mondi musicali solo apparentemente lontani
di Enrico S. Benincasa
Andrea Mangia aka Populous ha dato alle stampe Isla Diferente, un disco nato a Lanzarote, nelle Canarie, dove si è recato per una residenza artistica. È il primo disco uscito per Latin Ambient, l’etichetta da lui creata che mira a fare incontrare l’elettronica minimal con il mondo della musica latina. Un incrocio di suoni e ritmi che nasce dalle sue numerose “trasferte” in Centro e Sud America degli ultimi anni, che ha trovato in Lanzarote un posto perfetto per contestualizzare questa visione.
Isla Diferente è un disco legato a Lanzarote, isola delle Canarie dove è stato concepito agli 2024. Lo hai realizzato durante una residenza artistica Da Hektor, una finca che offre questa possibilità. Ci racconti come è nato questo contatto?
Ero stato a Lanzarote un paio di anni prima per una vacanza insieme ad alcuni amici. Me ne ero innamorato e, in cuor mio, sapevo che sarei tornato per fare qualcosa. Alla fine è successo grazie a Hektor. Proprio durante quella vacanza avevo conosciuto questi due ragazzi belgi che stavano ristrutturando il casolare da cui è poi nata la finca. Dopo qualche tempo ho parlato Stefano Protopapa dell’idea di fare qualcosa legato a Lanzarote. Lui, in vacanza con me in quell’occasione, mi ha suggerito di contattarli. Così ho mandato il mio curriculum, l’idea del progetto e mi hanno accettato. È stata un’esperienza sfidante, anche per le piccole cose della vita quotidiana, per esempio all’acqua, che a Lanzarote è un bene prezioso. È contingentato, ma non solo: non si potevano, per esempio, usare prodotti con una base chimica a contatto con l’acqua.
In che momenti lavoravi a Isla Diferente?
La mattina e la sera. In genere durante le ore più calde del giorno uscivo, facevo delle escursioni, visitavo l’isola. Sono i momenti in cui a Lanzarote c’è poco da fare, per esempio non puoi andare al bar a fare colazione, perché apre alle 10. E io li ho usati per la musica.
C’erano molti turisti in quel periodo?
Lanzarote è tranquilla, se escludi la parte sud dell’isola dove si concentrano le grosse strutture per il turismo di massa. La parte nord invece è autentica e minimale, i borghi sono piccoli, si riconoscono le case bianche e gli infissi verdi.
Hai avuto modo di stabilire una connessione importante con Lanzarote in questa esperienza…
Il disco ha dei connotati oscuri perché l’isola è austera, ha una certa severità di fondo, ha una bellezza quasi algida, certamente non ruffiana. Ma la bellezza algida, quando viene raggiunta, è forse la più bella. Ho pensato che potesse essere interessante confrontarsi con suoni e melodie più introspettive, per rendere il disco in sintonia con il senso estetico dell’isola.
La cover è stata realizzata da Daniele Castellano.
La cover rappresenta una versione immaginifica e onirica di Lanzarote. Sapevo che Daniele era la scelta giusta per questo disco, ancora prima di avere il titolo e la tracklist. Sono un ammiratore del suo lavoro, e poi piaceva anche a Rocco (Rampino, NdR), che ha co-prodotto il disco. La cosa bella è che Daniele conosceva già Lanzarote, e la cover è prende ispirazione dalle mie foto, dai suoi ricordi dell’isola e dalle suggestioni che ne sono scaturite.

La cover di ‘Isla Diferente’, il nuovo disco di Populous
Lanzarote è un posto che sa essere silenzioso, in apparenza il contrario della musica. Come è entrato il silenzio in Isla Diferente?
Sì, è un’isola molto silenziosa, se non fosse per il vento. A tratti, sembra di sentire come dei rumori bianchi. È una cosa che ha influito nella composizione, direi quasi che il silenzio è stato quasi uno strumento. Questo approccio ha portato me e Rocco a fare delle scelte, per esempio abbiamo tolto diverse cose che potremmo definire catchy, rendendo questo disco un po’ più strano.
Come sei arrivato alla decisione di creare Latin Ambient, la tua etichetta con cui è uscito questo disco?
Isla Diferente cerca di unire i ritmi della musica latina con un’elettronica minimal, fredda e algida. È vero che sono mondi lontani a livello estetico e sonoro e che non è semplice mischiarli, ma non è impossibile farlo. Tutto nasce da questa domanda: davvero non si può fare? Latin Ambient nasce anche dalla consapevolezza che Paesi come, per esempio, Brasile e Colombia, non hanno esplorato al massimo il loro potenziale. In Europa ci sentiamo in una posizione di superiorità, ma questi Paesi stanno arrivando e non hanno ancora sperimentato quanto lo abbiamo potuto fare noi. E quando lo fanno, oggi, sono avanguardia pura.
Quanto hanno contato in questa scelta le tue tante esperienze live di questi anni dall’altra parte dell’Oceano?
Hanno contato molto. Nel periodo trascorso a Lanzarote ho maturato la decisione di farlo uscire da solo. Poi, quando la gente iniziava a chiedermi come avrebbe suonato il disco, rispondevo che avrebbe suonato come una cosa latina, ma ambient. Da lì nasce il nome: Latin Ambient definiva il mood del disco ed era perfetto come nome per la label. Dopo questa decisione, però, è successa una cosa: Tra Tra Trax, etichetta colombiana tra le mie preferite in assoluto, mentre stavamo lavorando al disco, ha annunciato un’uscita su una nuova sottoetichetta chiamata Ambie-Tón. All’inizio mi sono sentito morire, perché in sostanza avevamo avuto la stessa idea, ho pensato che qualcuno avrebbe potuto intendere male la cosa. Poi, Rocco, mi ha fatto riflettere su quanto fosse figo che due persone, in due parti diverse del mondo, avessero avuto la stessa idea. E così è nata Latin Ambient.
Abbiamo già citato Rocco più volte in questa intervista. Mi racconti come lo hai coinvolto?
Gli ho scritto subito, ma la sua prima risposta è stata che i miei dischi gli piacevano un sacco e che, secondo lui, non avevo bisogno di un produttore. Io ho replicato dicendogli: «No, io voglio te». E ho aggiunto che non lo avrei chiesto a nessun altro se non a lui, che lo volevo onboard, per prendere assieme delle decisioni. Allora mi disse: «Guarda, la mia risposta è no, ma fammici pensare un attimo». E poi sappiamo come è andata a finire. Rocco è un amico, una persona gentile come poche, sembra una persona di un’altra epoca per il suo aplomb, la sua educazione, la sua pacatezza. Serviva qualcuno per bilanciare me, insomma (ride, NdR).
Siamo al settimo disco: sono tanti o sono pochi?
I dischi sembrano tanti, ma sono meno di quanti avrei potuto farne. Primo: sono pigro. Secondo: sono un eterno indeciso. Infine, sono profondamente autocritico e ho sempre bisogno di tempo per ritrovare me stesso. Questo comporta che posso passare parecchio tempo senza toccare il pc o un synth. Alla fine sono sempre alla ricerca di concept e idee, mi piace lavorare partendo da questo tipo di spunti. E per raccoglierli ho bisogno di viaggiare e collezionare idee e suggestioni.
Sei più tornato a Lanzarote?
No, ma mi hanno appena scritto che vorrebbero che tornassi presto per farmi fare una session di estatic dance. In Italia non è diffusa, ma esiste. Ed è una cosa che ho scoperto per caso, anni fa, quando una ragazza mi disse, durante un set all’estero, che i pezzi che stavo mettendo erano totalmente in questo mood. Insomma, facevo estatic dance senza saperlo (ride, NdR).
Dove ci consigli di sentirci Isla Diferente?
È un disco che trova una sua dimensione anche nei club, ma in primis volevamo che suonasse bene in casa. Non volevamo che fosse una cosa che annoia, per questo ha questi continui su e giù quasi richiamano le forme dell’isola, la sua morfologia. Anche in questo ricorda Lanzarote.
Nella foto in alto: Populous, foto di Joanne Lanzarini