#DAILYTRIPTYCH, LA QUARANTENA IN TRE FOTO
Sara Rossatelli, con ‘#DailyTriptych’, ha scelto di raccontare il periodo che abbiamo appena passato attraverso trittici fotografici quotidiani, che raccontano spaccati di vita domestica e la ricerca di serenità in una situazione difficile
di Enrico S. Benincasa
#DailyTriptych è un progetto fotografico di Sara Rossatelli legato alla quarantena che ci siamo messi alle spalle. Come tanti creativi, Sara ha utilizzato questo periodo per sperimentare e per ritrovare un po’ di quell’equilibrio messo a dura prova dall’impossibilità di condurre la propria vita “normale”, almeno nell’accezione che questo termine aveva prima del Covid 19.
Con #DailyTriptych Sara ha scelto di raccontare le sue giornate di lockdown attraverso tre foto quotidiane legate fra loro, dei trittici che, a partire dall’11 marzo fino al 3 aprile (praticamente tutti i giorni del primo DPCM, quello delle restrizioni più dure) descrivono le sue giornate all’interno della casa che condivide con il suo compagno Angelo, anch’egli fotografo, e il cane Mitte. Le tre foto, tutte in formato quadrato, hanno sempre come soggetti Angelo, Mitte e un oggetto che funge anche da collegamento tra le tre immagini. #DailyTriptych è stato recentemente insignito di una menzione speciale durante la prima tappa di “Portfolio Italia 2020 – Gran Premio Fujifilm“ di FIAF, la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche.
È la prima volta che utilizzi la modalità dei trittici per un progetto fotografico?
Il trittico è una cosa per me nuova e diversa da ciò che ho sempre fatto, ma la situazione di quarantena che abbiamo vissuto mi sembrava il momento giusto per sperimentare. Il progetto nasce da un’esigenza personale: mi sentivo un po’ sopraffatta dalla situazione generale e dal vortice di voci negative da cui ero circondata, avevo bisogno di qualcosa che mi desse un po’ di serenità e l’ho trovata nella fotografia. In questa situazione quasi di affanno mi sono fermata e guardata attorno: un giorno, un raggio di sole è entrato in casa e ha toccato un vaso di fiori, creando un effetto luminoso che mi ha dato il “la” per partire.
Nella presentazione di #DailyTriptych parli del formato utilizzato, quello quadrato, una scelta con cui ha volutamente delimitato il tuo campo di azione. Anche questa è stata per te una novità?
Sì, è un formato abbastanza nuovo per me, che riporta un po’ verso l’analogico anche se questo progetto è stato fatto in digitale. Non lo trovo un formato semplice, ma penso sia stato quello giusto in un ottica totale di mettersi alla prova.
C’è un elemento comune in ognuna delle tre foto che compongono i 24 trittici di #DailyTriptych. All’inizio sono i fiori, poi hai virato verso altri oggetti. Perché questa scelta?
Ho passato tutta la quarantena in 53 metri quadri con il mio compagno e con il suo cane, Mitte, e ho cercato con i trittici di raccontare la quotidianità tra le mura di casa, ben consapevole che comunque stavo per raccontare solo una parte di essa. Ho cercato di creare un legame tra le tre foto attraverso un oggetto, un “denominatore comune” in grado di aiutarmi in questa narrazione per immagini. L’elemento floreale è qualcosa per me molto vicino, è stato un contatto con la natura in un momento difficile. Sfruttavo le passeggiate con il cane per raccogliere fiori, un po’ come facevo da bambina. A un certo punto ho smesso di guardare fuori e mi sono concentrata su quello che accadeva in casa, così ho cercato soprattutto tra le cose semplici che mi circondavano. Anche un biscotto della fortuna, quindi, ha potuto svolgere questo compito di trait d’union tra le tre foto. La casa è stata, in un certo senso, una scatola magica dove trovare una serie di sorprese, mi è sembrata molto interessante soprattutto in un momento in cui chi fa fotografia tendeva più a guardare cosa succedeva – o non succedeva – fuori dalle abitazioni.
È stato difficile gestire le foto con Mitte?
Mitte è la “cagnolona” del mio compagno, ci vado d’accordissimo ma non è possibile ovviamente dirigere le sue espressioni e farle fare sempre quello che vuoi. Alle volte, mentre cercavo di scattare, assumeva delle posizioni che si sono rivelate interessanti per questo progetto e ne ho approfittato. I trittici duravano generalmente un bel po’, hanno occupato una buona parte della giornata e ho sempre cercato di scattare nello stesso momento per una questione di luce. Comunque non è stato difficile, le piace essere al centro dell’attenzione e si è divertita.
Com’è andata invece con l’altro protagonista, il tuo compagno?
È stato molto collaborativo nella fase di scatto, al suo posto forse non sarei stata tanto paziente quanto lo è stato lui. Si è prestato anche perché ha visto quanto impegno ci ho messo, gli ho chiesto solo un parere esterno solo a editing finito. Mi ha lasciato piena libertà perché ha capito quanto tenessi a questa serie di fotografie.
Non ti ha mai bloccato il fatto di condividere parte del tuo quotidiano con l’esterno?
Sono stata felice di fare questo progetto e volevo che uscisse una parte di me con queste foto. Condividerlo mi è servito molto, mi ha dato serenità in un momento difficile come quello che abbiamo vissuto. I messaggi di ringraziamento ricevuti anche da persone che non conoscevo mi hanno ripagata dal lavoro fatto, molto sono riusciti a cogliere quella serenità che io stessa cercavo.
Le foto di #DailyTriptych sono state anche proiettate nel vostro festival fotografico “casalingo” che avete organizzato durante la quarantena, giusto?
Sì, abbiamo fatto un piccolo foto festival casalingo che abbiamo chiamato Photo Exhibition – Lockdown Edition. Il festival è stato supportato da Fowa e FCF, che ci hanno fornito gli strumenti per proiettare sulla parente della casa che sta davanti alla nostra. Abbiamo raccolto alcuni lavori attraverso una call sui social proprio durante la quarantena. Dal lunedì al giovedì, poi, per tre settimane, abbiamo proiettato una selezione dei lavori arrivati da giovani autori, uno dei quali è stato scelto dagli stessi utenti proprio attraverso Facebook. Abbiamo coinvolto in questo festival autori, curatori ed editor come Francesco Cito, max&douglas, Gianmarco Maraviglia, Mario Laporta, Nausicaa Giulia Bianchi, Benedetta Donato, Luisa Bondoni, Maria Vittoria Baravelli, e Roberta Reineke, incontrandoli virtualmente e parlando con loro di fotografia.
Hai mai pensato, mentre ti dedicavi al progetto, alle sensazioni che proverai in futuro rivedendo queste foto? E a quelle che potrebbero provare altre persone?
Sì, ci ho pensato. Durante la quarantena non sono mancati momenti negativi, ma volevo un ricordo delicato di questo periodo che potessi apprezzare anche nel corso del tempo. È stata un’esperienza totalizzante, tanto che quando è terminato il progetto mi sono sentita un po’ persa. In generale credo che chi le osserverà in futuro sarà chiaro che queste foto sono state scattate durante il lockdown, ma penso forniranno sensazioni diverse e non solo stati d’animo vincolati all’ombra che questo periodo si porterà inevitabilmente dietro.
Tutte le foto in questa pagina sono di Sara Rossatelli