NORDIC CYCLE, IL FASCINO DEL FREDDO
Nordic Cycle di Gestalten è il nuovo libro di Tobias Woggon, ciclista che ha esporato i Paesi del Nord mondo a bordo della sua mountain bike
di Enrico S. Benincasa
Tobias Woggon, 32enne ciclista tedesco con la passione per l’avventura e la fotografia, ha viaggiato tanto grazie alla mountain bike, disciplina che gli ha permesso di visitare diverse nazioni. Le gare, però, non gli hanno mai lasciato il tempo per conoscere a fondo i luoghi che le ospitavano e perciò, gradatamente, ha affiancato all’agonismo un’attività più “lenta” di esplorazione e scoperta sempre, ovviamente, su due ruote. «Ho visto una buona parte dei Paesi del mondo – ha detto l’autore al sito di Lonely Planet – ma sfortunatamente, durante la mia carriera, non ho avuto il tempo di immergermi nelle culture dei posti in cui sono stato. Così ho iniziato a viaggiare senza la pressione delle gare, spendendo più tempo con i local».
Quando è venuto il momento di guardarsi attorno, Tobias non ha avuto dubbi su dove andare: da sempre ha lo sguardo rivolto verso nord, a quei paesaggi che lo hanno conquistato nel corso degli anni e che si prestano perfettamente alla sua definizione del concetto di avventura. Nasce così Nordic Cycle, nuovo volume appena pubblicato da Gestalten che ripercorre i viaggi di Tobias insieme all’amico fotografo Philip Ruopp (che già lo aveva accompagnato in un precedente libro del 2017, The Spirit of Traveling) e allo chef Markus Sämmer. «Il nord mi ha sempre affascinato – continua Tobias – per la sua natura “cruda”, per le difficoltà nel decifrare il clima e per quell’aria di pace che si respira. Ti sorprende sempre con nuove sfide, come andare in bici controvento facendo solamente la metà dei chilometri che avevi previsto o costringendoti a smontare il cambio della bici perché si è completamente gelato e non funziona più».
Nessuna paura quindi per gli imprevisti che viaggi del genere possono riservare ma, anzi, tante aspettative su quello che lo spettacolo della natura può proporre. E di natura incontaminata, in Nordic Cycle, se ne trova molta: la verde Scozia, l’Islanda e i suoi geyser, le incontaminate isole Faroe, ma anche territori meno battuti come la Groenlandia e la penisola russa della Kamchatka. Le immagini di questi posti lasciano senza fiato, ritraggono i paesaggi nella loro pienezza e ruvida bellezza.
La bicicletta è una protagonista discreta negli scatti di Nordic Cycle, è una componente integrante del progetto e si prende la scena quando è necessario, ma non cannibalizza la parte visiva del libro, che bilancia bene natura, avventura e i momenti di vita quotidiana che fanno parte di un viaggio del genere.
Di questi ultimi una parte rilevante è dedicata alla cucina, uno dei tanti interessi di Tobias che, nel corso dei suoi viaggi, si è trovato tante volte nella condizione di dover creare e cucinare piatti che siano pratici, facili da realizzare e bilanciati per un atleta. Così, insieme a uno dei suoi compagni, Markus Sämmer, l’autore ha approfondito nel libro la cultura culinaria dei posti visitati. Sono 20 le ricette che si trovano in Nordic Cycle, con tutte le istruzioni dettagliate per realizzarle. Si tratta di piatti che rendono omaggio alle tradizioni locali dei posti visitati, alcuni di essi contengono carne ma non mancano nemmeno le opzioni vegane. E ci sono anche i racconti delle persone legate a questi cibi, come chef locali o coloro che producono gli ingredienti per realizzarli, spesso a pochi passi da dove vengono cucinati.
Il libro da spazio anche ai percorsi ciclabili battuti da Tobias, dalle pianure ghiacchiate della Groenlandia ai sentieri montani delle isole Faroe. Tutte le mappe sono illustrate, con anche annotazioni e consigli dell’autore. Il livello varia e non tutte queste esperienze sono alla portata di ciclisti alle prime armi, soprattutto se non abituati a convivere con temperature rigide e con strade non sempre pianeggianti e asfaltate.
La bellezza di questo libro non è la ricerca ossessionata del limite che luoghi impervi come questi possono scatenare, ma la capacità di mettere assieme e bilanciare avventura, natura, esplorazione e conoscenza con tempistiche che verrebbe da definire “umane”: non si è alla ricerca della prestazione e del record imbattibile, quello che conta in Nordic Cycle è l’immersione in qualcosa di nuovo, di sconosciuto e attraente perché diverso da quello a cui siamo solitamente abituati. Può stupire che questo particolare “elogio della lentezza” arrivi da un atleta, ma fino a un certo punto: combinare turismo e competizioni non è cosa sempre fattibile, spesso i professionisti dello sport non hanno tempo per farlo e non vedono altro che camere di albergo e campi di gara.
Con Nordic Cycle l’autore colma questo gap, dando vita a un libro che incontra gli interessi degli amanti dell’outdoor, anche di quello estremo, degli appassionati di due ruote a pedale, dei cicloturisti e anche di chi vive la natura in maniera differente, se vogliamo più compassata. Un libro per guardare con occhi diversi il mondo fuori dai centri urbani, a bordo del mezzo più rispettoso dell’ambiente che ci sia.
Articolo pubblicato su WU 103 (settembre 2020)
One Year on a Bike, il viaggio di Martin Doolard
Nella foto in alto: foto di Philip Ruopp da ‘Nordic Cycle’, Gestalten (2020)
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