CACTUS? – IL NOSTRO UNIVERSO LO-FI
I Cactus? dopo il primo album ‘No People Party’ hanno pubblicato nel 2020 qualche singolo, tra cui l’ultimo ‘Broken Light Switch’. Dal futuro, però, dobbiamo attenderci solo una cosa: novità
di Futura 1993
I Cactus? sono una band imprevedibile e fuori dagli schemi. Ascoltando i loro brani, su supporto o dal vivo, si potrebbe facilmente pensare di essere di fronte ad un trio britannico uscito dalla Factory di Manchester. Invece i Cactus? provengono dalle pianure industriali del nord Italia e hanno facilmente assorbito le influenze avute negli anni. Siamo in mezzo a bassi distorti e batterie sincopate, synth sporchi ed elettronica sperimentale, senza lasciare da parte iconici riff di chitarra.
Il loro primo album, No People Party, vede la luce nel febbraio del 2019 grazie al supporto di Costello’s Records. Il lavoro combina il dance-punk di metà anni 2000 con l’attuale movimento lo-fi bedroom, il tutto colorato da multi layer di tastiere anni Ottanta e samples di vario genere. A coronamento del percorso, durante il 2019 la band ha portato live il disco girando tutta la penisola, completando il tour con due concerti a Londra e uno allo storico Juwenalia Festival a Varsavia.
Quanto fatto nell’esordio è stato consolidato dai Cactus? con nuovi singoli come Shitdisco e Blue Lips/Cold Heart, seguiti dall’ultima release: Broken Light Switch. Per l’occasione li abbiamo intervistati, addentrandoci in un immaginario variegato e tutto da scoprire.
Qual è stato l’evento da cui è originata la nascita dei Cactus??
Ci conoscevamo già tutti e tre da tempo e semplicemente avevamo tutti quanti le stesse idee, per cui niente, così è nato il progetto. Le prime prove insieme le abbiamo fatte il giorno in cui è stato eletto Papa Francesco.
Avete sonorità figlie di una certa new wave britannica, quali ascolti vi hanno segnato in modo indelebile?
Ci hanno segnato album come Fantasy Black Channel dei Late of the Pier oppure uno dei tanti album dei Bloc Party, ma anche i Does It Offend You, Yeah? e i Metronomy. È da anni ormai che non ascoltiamo più molto quel genere e ci siamo buttati su elettronica e PC music. Le influenze nei nostri lavori si sentono con almeno un anno di ritardo visti i tempi di produzione e uscita dei pezzi. Quindi in futuro usciranno canzoni molto diverse da quelle che avete sentito finora.
Cosa vi ha spinto ad esprimervi in inglese e con la vostra attitudine?Non abbiamo mai pensato in che lingua cantare, ci è sempre venuto spontaneo farlo in inglese dato che non ascoltiamo praticamente nulla di cantato in italiano.
Come lavorate in studio tra approccio agli arrangiamenti e la successiva produzione?
Lo vita in studio per noi è abbastanza stressante in alcuni momenti, ma anche divertente. Si passa di continuo dalla frustrazione per non riuscire a trovare come arrangiare una canzone all’euforia per aver fatto qualcosa che al momento sembra assurdo. Solitamente partiamo da una bozza proposta da uno di noi e cominciamo a lavorarci tutti insieme senza porci limiti su strumenti o idee strane. Facciamo quasi tutto su PC e registriamo un sacco di alternative e poi un po’ alla volta eliminiamo le opzioni fino ad arrivare alla canzone finale. Ammassiamo molte idee e poi asportiamo materiale fino a raggiungere la forma finale.
Dal vivo e l’energia che sprigionate è contagiosa, vi scambiate gli strumenti e sperimentate molto: quale ritenete siano i vostri punti di forza in un live?
Penso che la nostra forza nei live sia data dal fatto che siamo talmente timidi che ci isoliamo sopra il palco e troviamo una nostra dimensione, proviamo a vincere l’imbarazzo dicendoci sottovoce cazzate tra una canzone e l’altra per rompere il ghiaccio. Forse il fatto di non rivolgerci mai al pubblico può sembrare strano ma non è una cosa calcolata, non ne siamo proprio capaci.
Raccontateci qualcosa sul nuovo singolo: come è nato?
Broken Light Switch è nato circa due anni fa e dello scheletro iniziale sono rimasti solamente il basso e la voce. Col tempo, lavorandoci e stravolgendola un po’ siamo riusciti a dargli questa forma e a creare la nostra prima vera ballata.
Il sound segue sempre vibes Eighties e un certo dark pop ma con un’evidente evoluzione stilistica: quanto sentite di esservi evoluti rispetto al vostro album d’esordio?
Ci siamo evoluti molto dal nostro ultimo album, in quest’anno abbiamo esplorato sonorità molto anni Ottanta e lavorato con sintetizzatori vecchi, ora stiamo già abbandonando queste vibes: è un po’ nella nostra natura continuare a spaziare tra i generi, ci piace andare d’istinto.
Non rinunciate però al mix tra atmosfere dance e lo-fi, un filone sonoro che si sta sviluppando molto, cosa amate di più di questo immaginario?Credo sia il fattore nostalgia che ci ha fatto amare l’immaginario lo-fi, sono sonorità che innescano un sentimento piacevole legato al passato, o qualcosa del genere.
Anche le grafiche, le foto e i visual sono sempre impattanti e ben allineate alla musica e, appunto, al contesto lo-fi: come avviene il vostro lavoro creativo da questo punto di vista?
Abbiamo avuto sempre un approccio DIY alle cose, quindi facendo o seguendo in prima persona tutte le grafiche e i video siamo sempre riusciti a connettere bene la nostra musica con il resto che ci gira attorno. Molti amici ci hanno dato una mano in questo e di sicuro senza di loro le cose non sarebbero riuscite così bene.
Qual è il vostro rapporto con il mercato internazionale? Vi piacerebbe ottenere dei riconoscimenti a livello globale?
Certamente ci piacerebbe ma pensiamo anche che non bisogna sforzarsi a tutti i costi di ottenerli. Dobbiamo solo continuare a fare la nostra musica e se sapremo distinguerci abbastanza e saremo abbastanza bravi forse riusciremo ad ottenere dei riconoscimenti. Alla fine, se un musicista è bravo riesce a ritagliarsi il suo spazio nel mondo, non ha senso riversare colpe sul mercato attuale.
Questo brano segue i singoli degli scorsi mesi, tutti con un concept alla base ben definito: ci dobbiamo aspettare un nuovo album?
Le canzoni uscite quest’anno resteranno singoli, stiamo prendendo una nuova via stilistica al livello musicale e quindi il prossimo album/EP sarà un qualcosa di diverso.
In una fase di mercato così particolare come lavorerete alla promozione del pezzo? Farete dei live streaming?
Non credo faremo live in streaming al massimo qualche dj set ma più per divertirci assieme, siamo molto concentrati sulle nuove produzioni e speriamo di poter farvele sentire al più presto.
Intervista a cura di Filippo Duò
La foto in alto dei Cactus? è di Riccardo Michelazzo
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