12H, LA VIDEO PLAYLIST DEL 27 GENNAIO
12H è una video playlist per non dimenticarsi che la musica non si ferma e ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Se avete visto The Undoing, la serie di HBO trasmessa da Sky “di cui tutti parlano” (male, aggiungo), allora ha senso che continuiate a leggere questo attacco; in caso contrario, e un po’ vi invidio perché anche in mezzo o pieno lockdown è comunque carino non sprecare il proprio tempo, potete andare direttamente alla playlist.
Qualora foste ancora qui, vorrei condividere con voi il pensiero che David E. Kelley, produttore sceneggiatore e tutto quanto concerne le sei puntate di questo “misterioso thriller psicologico”, cito da Wikipedia, contengano una mesta metafora del nostro presente sociale e politico. Ovvero l’illusione che la vita sia tutto sommato sopportabile, seguita dalla certezza che qualcuno t’abbia preso per il culo per anni, a sua volta seguita da cose a cazzo di cane, senza senso, che mirano alla drammaticità ma risultano grottesche.
Al centro di tutto ciò, personaggi scritti malissimo, con protagonista che è Nicole Kidman (e no, non sto per parlare del suo botox, perché per me il suo botox è più che legittimo e soprattutto è coerente con il personaggio che interpreta, e cioè una donna dell’alta borghesia newyorkese, mica una senza tetto dipendente da metà, quindi: mollatela) sempre basita da ciò che le accade intorno, incapace di rispondere, nonostante sia una rinomata psicologa, ai pistolotti degli investigatori che le sbattono in faccia un po’ di Freud a caso per spiegarle le loro teorie. Kidman è il paese reale, insomma.
Poi c’è il villain, ovvero Hugh Grant, che dovrebbe essere un sociopatico, psicopatico, cattivo per eccellenza, ed invece è cento mila volte meno interessante delle muffole di Bernie Sanders. Grant è *sostituire con il nome di uno dei cialtroni che sta facendo lo schifo in Italia in questo momento*, e cioè uno che mente, ma manco troppo bene benché tutti all’inizio gli credano, vittime di un carisma da me non percepito, per poi smarmellare come un pazzo sul finale, smascherato e colpevole, minacciando (sempre a caso, che ad un vero psicopatico sai che gliene fregherebbe della moglie, del figlio e di tutto il mondo emerso) un esilarate suicidio.
Vi torna tutto? Bene, ed ora che ci siamo lasciati alla spalle la serie più sopravvalutata degli ultimi anni, posso finalmente concentrare le energie su ciò che più desidero, oltre al fatto che il Primavera Sound la spunti e riesca ad andare in scena (su Glastonbury non avevo alcuna speranza, che in quel campeggio in messo al nulla inglese già si periva normalmente, figurarsi in piena pandemia) in questa avara nuova normalità, e cioè essere presa tra i figuranti del festival di Sanremo. E senza che mi venga in mente nessun aggancio sensato, ecco le uscite musicali più belle di quest’ultima settimana.
IL RISVEGLIO: ‘THE ART OF LETTING GO’ DI ARYA (E TUTTO IL SUO EP)
Mrs Lauryn Hill, can you hear her? No, perché qui c’è una ragazza che vibra della stessa passione di colei di cui ho lungamente parlato due puntate fa e che sembra essere tornata un luminoso riferimento per le migliori giovani promesse della musica nu soul, ma non solo, che quando c’è del talento metterci sopra un’unica etichetta non è cosa saggia. Arya, dunque, italo-venezuelana, già corista per Ghemon e Venerus nei loro ultimi tour, è bravissima nel plasmare il suo sound, lo è altrettanto nell’usare la voce, e qui ho poco da descrivere, vi lascio ascoltare Peace of Mind, uscito per Atelier 71, ma non si dimentica nemmeno della scrittura. Arya è anche una che sa fare una cosa che amo, e cioè raccontare piccoli aneddoti d’infanzia, che nella loro semplicità sanno spiegare alla perfezione da dove nasce un amore, proprio come quando dice che uno dei primi ricordi musicali che ha «è quello di mio padre che, in uno dei nostri innumerevoli viaggi in macchina, mi insegna a sentire la “clave”, la base della musica salsa. Non a contare, ma a sentire. In quel momento qualcosa è scattato in me. Il mio corpo, come succede quasi sempre, ha anticipato la mia mente».
LA PAUSA CAFFÈ: ‘MOLD’ DI JONSI
Aneddoto di scarso interesse: una volta ho intervistato Jónsi, che era passato dall’Italia per promuovere il suo disco solista We play Endlessly e siccome ci trovavamo in una stanza con un calcio balilla, gli ho chiesto se avesse voglia di fare una partita. Purtroppo ha risposto di sì e da quel momento ho perso qualunque dignità tirando delle stecche manco mi stessi giocando il torneo della vita e lui, che tanto è bravo a fare musica quanto è scarso a calcio balilla, ha incassato e basta, sorridendomi come si sorride ad un ospite di quelli de Qualcuno volò sul nido del cuculo. Mi rattrista molto pensare che mi ricordi così, ma mi consola il fatto che probabilmente lui non mi ricordi affatto. Chiusa parentesi, il suo nuovo singolo è la carezza, a tratti così gelida che mette i brividi, che ci si aspetta da lui. Fedele al suo spirito islandese, affezionato a quelle tinte, a quei panorami, Jónsi, almeno per chi scrive, è uno che pur non cambiando, non annoia, anzi, ti ricorda che di quel mood, alla fine, avevi anche bisogno.
PRANZO: ‘LOS VAS A OLVIDAR’ DI BILLIE EILISH E ROSALÍA
C’era un’attesa febbrile, intorno alla collaborazione tra due delle tipe più incredibili della scena mondiale, e infatti il video molto dark e molto essenziale diretto da Nabil, dal 21 gennaio ad oggi ha superato i 29 milioni di streaming. Ma numeri ed hype a parte, la cosa che colpisce è che Los vas a Olvidar’ è tutto ciò che non ci saremmo aspettati: prodotto dal fratello di Billie, Finneas, è un pezzo anti-pop, senza ritornello, che ad un primo ascolto lascia sospesi, come se non si aprisse mai davvero, e che, invece, ascolto dopo ascolto, proprio in quella sua “chiusura” trova la sua potenza. Cantato soprattutto in spagnolo, ma in un’atmosfera molto più “elishiana” che non da Rosalía, alla fine sembra valorizzare soprattutto quest’ultima, che fuori dalle sue dinamiche più consuete, brilla. Insomma, una delle canzoni portanti della soundtrack di Euphoria (questa sì che è una serie), ha tanti strati, va assaporata, assaggiandola più volte, e alla fine conquista, dopo un lungo corteggiamento.
APERITIVO: ‘CHAMPAGNE’ DI SEM&STENN E ‘IDOLS’ DEI 20025xs
Sem&Stènn hanno fatto, insieme a quei draghi degli Etna, il pezzo perfetto per ovviare alla nostalgia del clubbing, portandoci il clubbing dentro casa. Champagne ha cento per cento la loro cifra stilistica, ma si spinge ancora oltre, aggiungendo abbondanti dose di sfrenatezza, ironia, e andando giù pesante di cassa dritta. Questo nuovo singolo electropop uscito per Peermusic, che ci stiamo immaginando suonato fortissimo in qualche locale sparkling, queer, festante e tutti gli altri aggettivi che amiamo, ci fa attendere con ancora più curiosità l’album dei due artisti più sinceramente irriverenti della scena italiana. Cheers. Dei 20025xs, invece, non so assolutamente nulla, ma sono già fan persa, pronta ad intervistarli e a chiedergli qualunque cosa di questo loro progetto che è un distillato di pura follia.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘MADRE’ DI ARCA feat. OLIVER COATES
A proposito di artisti che fanno cose che non ti aspetti, ecco sua maestà Arca, che qui ha deciso di accompagnarsi al violoncellista e compositore londinese Oliver Coates per creare insieme qualcosa che non si può semplicemente definire come brano. Questa composizione che sembra un inno religioso, sofferto, straziante, è l’ennesima dimostrazione che l’arte di Arca non ha fine. «Ho scritto Madre – ha spiegato l’aliena queen – anni fa, e ho suonato io stesso il violoncello, prima di lavorare con Oliver. Dopo aver registrato con lui, ho distrutto il violoncello che avevo acquistato appositamente per questo. Quando ho condiviso la versione a cappella con Oliver c’è stata un’incredibile risonanza e chimica; e dove è intervenuto lui, è nato il luogo del quale sognavo ma che senza Oliver non avrei raggiunto».
BONUS INSONNIA: ‘HOLY’ DI RHYE
Quanta bellezza, quanta.
Nella foto in alto: Arya
Clicca qui per la playlist di settimana scorsa
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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