PATREON – VICINI AI CREATOR
Patreon ha incrementato molto i suoi numeri negli ultimi mesi e ha recentemente aperto una “filiale italiana”. Ce la presenta Lara Della Gaspera, responsabile delle relazioni con i creator per l’Italia
di redazione di WU
Le difficoltà create dalla pandemia hanno portato molte persone che si occupano di contenuti creativi a trovare modi alternativi per sostentarsi. Non stupisce, quindi, che una piattaforma come Patreon abbia avuto un incremento considerevole: negli ultimi sei mesi gli iscritti sono aumentati del 33% e oggi ci sono circa 200 mila creator attivi (fonte: Patreon).
La piattaforma è stata creata da Jack Conte, musicista, e dal suo ex compagno di stanza all’università, Sam Yam, nel 2013. Lo scopo era (ed è) quello di offrire una possibilità diversa di sostentamento a creator di varia natura. Le modalità si sposano molto bene con le necessità dei musicisti, sopratutto oggi che sono impossibilitati a suonare dal vivo e a proporre direttamente il loro merch. Ma non è solo una questione prettamente economica: Patreon fornisce una possibilità diversa di avere un rapporto con la propria fanbase, fatto di scambi e confronti che vanno oltre il classico rapport che si instaura tra chi crea prodotti culturali e chi ne fruisce. Una possibilità che sta attraendo tanti nomi grossi, come per esempio Tiga, Arca e Machinedrum, giusto per citarne alcuni.
Recentemente Patreon si è insediata anche in Europa, aprendo un headquarter a Berlino dove è presente una “filiale” italiana che cura i rapporti con i creator del nostro Paese. Responsabile di questa divisione è Lara Della Gaspera, alla quale abbiamo posto qualche domanda sul presente e futuro di questa realtà.
Come definiresti, nella maniera più semplice possibile, Patreon?
Patreon è una piattaforma che offre ai creativi un modo alternativo di finanziare il proprio lavoro. Rompe con i classici sistemi di auto-sostentamento perché si basa sul rapporto di fiducia che c’è tra un creativo e chi lo segue attivamente in rete e non. Questo rapporto può diventare una fonte di sostentamento attraverso la nostra piattaforma, che permette a un utente di promuovere l’attività di un creativo abbonandosi al suo profilo e pagando un fee mensile, ricevendo in cambio dei contenuti esclusivi di varia natura. Per gli artisti/creativi è un modo di monetizzare e continuare con la propria arte, provando anche a trasformarla, nel caso non lo fosse ancora, nell’attività principale.
Chi c’è su Patreon?
Si possono trovare tantissimi profili diversi, da chi si districa con la cucina a chi realizza documentari, da chi fa musica a chi crea video. C’è veramente di tutto, insomma. Patreon ti permette alle persone di prendere in mano quello e provarci, avendo un contatto diretto con persone reali che ti sostengono. Non ci sono troll o bot, insomma.
Quali sono i Paesi dove si è più diffuso?
La piattaforma nasce negli Stati Uniti e si è già radicata, in Europa sta entrando ora in maniera diffusa e ogni Paese lo sta interpretando a suo modo, anche sulla base delle differenze culturali di ogni nazione. Nel Regno Unito la piattaforma ha “attecchito” molto bene, ci sono delle case history molto interessanti come quella dei Why She Sleeps, che hanno usato la piattaforma per parlare dei problemi del music business e del loro approccio attraverso Patreon per provare a cambiare le cose.
Che conseguenze ha avuto la pandemia sulla vostra piattaforma, in particolare per quel che riguarda i musicisti?
Il settore della musica è stato colpito molto dalla pandemia, è indubbio. Prima forse c’era un po’ di diffidenza, c’era un’idea più tradizionale di come sostenere la propria attività. Adesso invece in molti ci vedono come una risorsa che si affianca, che non si sovrappone o si sostituisce a quella che è la classica attività del musicista.
Come posso trovare su Patreon gli artisti e i creativi che mi interessano o che potrebbero interessarmi?
La ricerca funziona tramite keyword. Gli utenti, però, arrivano su Patreon perché seguono da altri canali il loro artista/creativo che vogliono sostenere, quindi c’è un’alta fidelizzazione che potremmo definire “a valle”. Anche chi ha numeri “piccoli” può trovare utile una piattaforma come la nostra. La competizione interna, quindi, c’è e non c’è allo stesso momento, il principio alla fine e che ognuno segue e sostiene chi preferisce. Stiamo comunque pensando a nuovi modi per dare più spazio alla user experience dei patrons.
Cosa secondo te distingue Patreon dalle altre realtà vicine per natura?
Quello che secondo noi ci distingue e che è una realtà fatta di persone che sono state “dall’altra parte”, siamo in molti a lavorare qui con un background simile a quello dei creator. Questo comporta un’empatia particolare per loro, sappiamo quello che si passa quando ci si trova in quella posizione. I creator con cui ci interfacciamo spesso si sorprendono del fatto che «ci sono persone vere dietro questa piattaforma». E questo è il miglior feedback che una realtà come la nostra potrà mai avere.
Nella foto in alto: lo spazio di Patreon e Raedio, la label co-fondata da Issa Rae, durante l’edizione 2019 dell’A3C Festival di Atlanta
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