VENERUS – IL VIAGGIO INTERIORE DI ‘MAGICA MUSICA’
Dopo due EP, svariate collaborazioni e tanti live Venerus pubblica il suo primo album, ‘Magica Musica’. Un viaggio interiore, con tanti amici – non semplici “featuring” – che si aspettava da tempo e che vede oggi la luce per Asian Fake
di Futura 1993
Finalmente è arrivato il primo album di Venerus. Magica Musica, questo il titolo del disco pubblicato il 19 febbraio per Asian Fake, è composto da 16 tracce, per quello che è un viaggio all’interno della mente di Andrea. Tra chitarre liquide e notturne, percussioni soul, fiati alla Stax Records, synth sperimentali e campionamenti, ogni secondo riserva nuove sorprese. Numerosi i collaboratori: non poteva mancare il sodale MACE, co-produttore dell’intero disco e fresco di un successo planetario con l’album OBE, a cui si aggiungono nomi del calibro di Rkomi, Gemitaiz, Frah Quintale e gli inaspettati Calibro 35, che si inseriscono con facilità nell’universo di Venerus grazie al loro funk jazz cinematografico.
A rendere ancora più immersiva l’esperienza ha contribuito il collegamento al canale Twitch di Asian Fake, in cui i fan hanno potuto seguire con il musicista il lancio nello spazio dell’album, effettuato tramite un pallone aerostatico che ha portato con sé il sigillo di Magica Musica e una lettera con il messaggio «in cerca di forme d’amore nell’Universo».
Ci siamo così addentrati nel mondo di Venerus durante la conferenza stampa in streaming con cui ieri ha presentato il disco ai media. Lasciamo alle sue parole in risposta alle domande dei giornalisti collegati il compito di presentare Magica Musica.
Iniziamo dal principio: come stai?
Sono proprio contento, è un momento che stavo aspettando da tempo. Mi preparo a questo giorno da anni, visto che lavoro alla mia musica dal 2015 ormai. Ho avuto la pazienza di aspettare e far sì che avvenisse una crescita umana e artistica necessaria per giungere qui con maggiore consapevolezza. È stato un anno intenso e complicato, ciò ha senza dubbio dato un’ulteriore impronta al mio lavoro, sviluppatosi in un periodo in cui avevo molto tempo a disposizione per far fiorire la creatività. Gli arrangiamenti sono stati però influenzati anche da due anni precedenti di tour costante e, non potendo suonare su un palco per molto tempo, mi sono immaginato questi pezzi con una struttura già da live. Infatti, non vedo l’ora di poterli portare in quel contesto. Questo album, visto con il senno di poi, mi aiutato a capire meglio che direzione prendere in futuro.
È da poco uscito anche il disco di Mace in cui il tuo zampino è ben evidente, come si sono influenzati a vicenda i due lavori?
Mace per me è un vero fratello. È stata una figura chiave nel mio percorso: tre anni fa mi ha aperto le porte del suo studio e da allora lavoriamo insieme quasi quotidianamente. Infatti, i due album sono nati in contemporanea, contaminandosi a vicenda. Lavorare con lui mi ha permesso di fare una ricerca musicale più approfondita e coraggiosa, libera da vincoli di genere. Ho desiderato coinvolgere anche diversi musicisti che ho incontrato nel mio cammino, dal sassofono di Vittorio Gervasi alle chitarre di Danny Bronzini, fino ai fiati di Enrico Gabrielli. Desideravo cristallizzare alcuni istanti di vita come risposta in contrasto alla velocità dei tempi che viviamo.
Ecco, a tal proposito, gli ospiti in Magica Musica sono numerosi ed estremamente vari: come li hai coinvolti nel progetto?
La modalità in cui normalmente lavoro rispecchia in primis la mia vita e la mia personalità: credo vivamente che una collaborazione abbia senso solo in presenza di empatia e connessioni umane. Le persone con cui ho duettato nei pezzi sono prima di tutto amici e abbiamo scritto sempre in totale libertà, nulla è stato pianificato a tavolino. È un momento storico in cui imperversa la corsa al featuring, spesso con fini commerciali, come se il valore di un disco si valutasse unicamente da quanti nomi ci sono dentro. Ho sempre ragionato al contrario, non ho mai voluto coinvolgere nomi per scalare le classifiche dello streaming. Un esempio su tutti è la canzone con i Calibro 35: amo la loro musica e la loro creatività, è stato speciale incontrarli e condividere vibe artistiche. Con Gemitaiz siamo amici da tanto tempo, mi è venuto naturale coinvolgerlo. Idem per quanto riguarda Rkomi e Frah, tutte figure con cui è nata una scintilla in studio che si è poi evoluta in qualcosa di più concreto e definito. A queste si aggiungono le collaborazioni più tacite con altri produttori in determinate tracce: Vanegas lo stimo da tempo, fin da quando vivevo a Londra, Crookers mi ha permesso di dar vita ad un brano lontano sia dal suo mondo che dal mio, mentre amanda lean & not for climbing sono due tra i miei migliori amici.
Quali sono gli ascolti che più ti hanno influenzato in questo periodo?
Sto ascoltando molta musica strumentale, influenzato dalle lezioni di pianoforte che sto prendendo con l’insegnante che avevo da ragazzino. Ho riscoperto in particolare il jazz, in tutte le sue forme. Me ne ero già innamorato a 17 anni, ora mi sto muovendo in territori di sperimentazione, soprattutto anni Sessanta e Settanta, in cui si scardina la struttura tipica del genere, tra cui la fusion di Miles Davis e i viaggi di Sun Ra. Penso che questo si rifletta anche nelle mie composizioni. Fun fact: ho scoperto solo in questi giorni, giuro, che esiste un disco dei Return To Forever, miei miti, chiamato Musicmagic. Mi piace prenderlo come un segno.
Fai un pop anomalo: raggiungi moltissime persone, quindi hai una trasversalità “popolare” nel senso più puro del termine, senza utilizzare però le strutture tipiche del genere. Come te la spieghi questa cosa?
Non è una consapevolezza che ho avuto fin da subito, mi sono molto interrogato su cosa significhi pop oggi. Ma è vero: mi sto inserendo in un contesto di rilevanza tramite un sound che non assoceresti tipicamente al termine. Ci ho fatto pace con quest’idea, mi rendo conto che comunico emozioni al mio pubblico senza preconcetti e studi di mercato, ma facendo canzoni che arrivino dritte all’anima, che portino gli ascoltatori a sintonizzarsi su una frequenza comune. Non mi sono di certo infilato in una nicchia, ma è una semplice conseguenza del mio modo di fare, del mio essere onnivoro di esperienze e novità. Un esempio illuminante l’ho avuto di recente osservando il video di un live di Pino Daniele a Napoli: senza dubbio è una figura pop, che in quel momento ha riunito e fatto stare bene decine di migliaia di persone, facendo però fondamentalmente jazz. Ciò è straordinario. È un bug nel sistema.
Fai molta ricerca sonora, come dimostrano i campioni sparsi qua e là, tra cui il suono della piscina di Salmo a fare da percussione in Luci. Che importanza riveste questo aspetto nei pezzi di Magica Musica?
Riveste una fondamentale importanza. È un modo per far emergere nuove parti della propria personalità, espandendo la curiosità verso ogni limite. Tutte le cose possiedono una loro musicalità se ci si presta la giusta attenzione. Amo contaminare la musica che faccio con frammenti di vita, sia a livello narrativo che sonoro. Registro un sacco di note vocali sul telefono, come i miei gatti che miagolano o il canto di un’upupa nel bosco, riutilizzandole poi in studio, destrutturandole e adattandole ai singoli contesti, come se fossero veri e propri strumenti. È una via per avvicinarsi di più alla natura, imparando ad ascoltarla.
Questi viaggi introspettivi alla scoperta degli strati più profondi dell’animo umano che peso emotivo hanno su di te?
Fin da quando sono piccolo uno degli stati d’animo più ricorrenti è la sensazione di meraviglia davanti alle cose, anche piccole, della vita di tutti i giorni. Vivo, di conseguenza, un duplice ruolo di spettatore e attore di quella che è una danza vitale impossibile da interrompere. Attorno a me e attraverso di me sono sempre successe cose speciali, mi sono sempre sentito un po’ un’antenna capace di captare tali vibrazioni e riversarle nel mio essere. Sono convinto che determinate persone siano in grado di captare delle informazioni a livello di collettività per condividerle con gli altri. Ho sempre avuto una sorta di stella cometa a guidarmi. Scrivere canzoni penso sia un modo per conoscere meglio questa sensibilità che mi porto appresso da sempre e mi sono reso conto di quanta vita generi negli altri quello che faccio. Si parla di un sacco di cose irrilevanti, ma mai di quanto la musica riesca ad unire le vite delle persone, e oggi è più che mai necessario ricordarlo.
Fisicamente parlando, invece, hai viaggiato per altrettanto tempo, ma hai una forte appartenenza con Milano. Che rapporto hai con la città?
Sono tornato a Milano nel 2018, dopo innumerevoli esperienze in varie parti d’Italia e d’Europa. È un po’ come Itaca per me: un approdo finale di una lunga Odissea, che sembrava non poter avere fine. Quando ero più giovane volevo fortemente andarmene, affascinato dall’internazionalità ad ogni costo. Poi, una volta ristabilitomi qui, mi sono reso conto che era il posto giusto per dare sfogo alla mia creatività. Ora ho un bellissimo rapporto con la città, riscoperto solo in questi anni grazie anche alle amicizie e collaborazioni nuove che vi sono nate.
L’estetica complessiva di Magica Musica è curatissima. Come è nata la copertina?
Questa copertina ha una reference specifica: deriva da un’iconografia di Giordano Bruno in cui lui è rappresentato a quattro zampe in un giardino alla ricerca di qualcosa e quasi casualmente le dimensioni si rimescolano, facendo fuoriuscire la testa dal terreno. Quando l’ho vista mi ha subito ricordato il tipo di percorso intellettuale da me intrapreso, mi è sembrata potentissima. Come dicevo, anche io cerco sempre elementi nascosti e apparentemente invisibili nel mondo naturale, riportando il tutto in un immaginario a tratti mistico e a tratti teatrale.
Raccontaci qualcosa in più sulla decisione di mandare il disco nell’atmosfera tramite pallone aerostatico. Non è da tutti.
All’inizio è nato tutto come scherzo, in riferimento al concetto di “lancio del disco”. Ecco, forse l’ho preso un po’ troppo alla lettera (ride, ndr). Poi mi sono accorto che nei miei testi e nel mio sound ci sono molti riferimenti cosmici legati all’universo, quindi aveva perfettamente senso. Inoltre, nel tempo, ho imparato a guardare da lontano i miei racconti introspettivi e la mia intimità, e non c’era modo migliore di questo per farlo in relazione alle canzoni di Magica Musica. Ho deciso di allontanarmi, come fa un astronauta, per vedere l’insieme macroscopico delle cose. Un album per me rappresenta un messaggio di amore, e quest’iniziativa mi ha permesso di rimarcarlo.
Visto che ne accennavi in precedenza e sperando possa accadere presto in massima sicurezza, come immagini Magica Musica dal vivo?
La mia speranza è ovviamente che già quest’estate si riesca a trovare qualche situazione per farlo. Nel caso fosse così con la mia band sto studiando una soluzione agile per proporre la cosa in contesti differenti e più raccolti, sperimentando ulteriormente su strutture e arrangiamenti. Quando sarà possibile poi, mi piacerebbe portare il tutto ad un livello più elevato, elevando il concerto al livello di uno spettacolo teatrale, vorrei portare in scena una performance completa, dall’inizio alla fine, un’esperienza immersiva in cui nulla sarà lasciato al caso, dai costumi alla scenografia. Ci sarebbe una cornice narrativa, con tanto di atti e pausa nel mezzo, per sorprendere il pubblico. Vorrei fosse qualcosa di inaspettato e diverso da tutto. In Italia abbiamo dei teatri stupendi che sarebbe un peccato non valorizzare culturalmente. Stiamo a vedere cosa succederà.
Intervista a cura di Filippo Duò
Nella foto in alto: Venerus, foto di Sha Ribeiro
La nostra intervista a Venerus dopo l’uscita di ‘A che punto è la notte’
Futura 1993 è il network creativo creato da Giorgia e Francesca che attraversa l’Italia per raccontarti la musica come nessun altro. Seguici su Instagram e Facebook!
Dello stesso autore
Futura 1993
INTERVIEWS | 10 Maggio 2022
TREDICI PIETRO – MATURARE NEI SOLITI POSTI, TRA I SOLITI GUAI
INTERVIEWS | 2 Dicembre 2021
GIORGIO POI – DIRE LA VERITÀ
INTERVIEWS | 23 Luglio 2021
CAMERA WORK – MANUEL GRAZIA
INTERVIEWS | 3 Maggio 2021
CAMERA WORK – SIMONE BIAVATI
INTERVIEWS | 29 Aprile 2021
RANDOM – UN PASSAGGIO SULLE NUVOLE