I LIBRI DI WU – LA SCRITTURA DEL DISASTRO, MAURICE BLANCHOT
Simbologie tenebrose, laconicità tremula e un orrore intellettuale vitale animano ‘La scrittura del disastro’, un libro sulla scrittura che, secondo Blanchot, non può non affrontare o sprofondare nella forza eclettica del disastro
di Orazio Labbate
Si presenta come una diaristica raccolta di corposi, netti e fulminei pensieri animati da una furia intellettuale e filosofica, senza requie, La scrittura del disastro (il Saggiatore) di Maurice Blanchot. Il tema, su cui convergono le riflessioni frammentarie e robuste – che assumono spesso toni di bellissima spietatezza intellettuale – si muove attorno all’ampio concetto del disastro attraverso e a causa di cui la scrittura si sviluppa. È proprio per mezzo di questo suo procedere apocalittico e catastrofista che forse, secondo Blanchot, viene a determinarsi la grandezza e la sfida nell’anima e nell’obiettivo creativo dello scrittore.
“Il disastro non esperito, ciò che si sottrae a ogni possibile esperienza – limite della scrittura. È necessario ripeterlo: il disastro de-scrive. Questo non significa che il disastro, in quanto forza di scrittura, ne sia escluso, sia fuori scrittura, un fuori testo. Il disastro oscuro porta la luce.”
Così, riguardo al disastro – cercandone un riassunto plausibile sulla poetica – Blanchot non decide di circoscriverlo all’interno di un’esclusiva accezione negativa e se talvolta lo fa, perentoriamente, all’improvviso, ne sconfessa la dimensione passiva suggerendo una carica animatrice, che può accadere nello spirito di chi scrive o di chi vuole scriverne. In sostanza, la forza diabolica e dirimente del disastro (nelle cose che la vita vera insidia, nelle cose che pensa l’anima in merito, nell’inattività come modo di esistere) si può intendere come occasione rivoluzionaria per essere, per acquisire una dimensione vitale non appena lo si affronta o lo si nomina scrivendo.
Lo scrittore è un essere, pertanto, disastroso, divino e infernale, che deve spartire sé stesso (con diffidenza) con chi deciderà di leggerlo o di sceglierlo nelle sue opere.
“Scriversi significa cessare d’essere per affidarsi a un ospite – altri, lettore – il cui compito e la cui vita saranno ormai solo la vostra inesistenza […] Il salto mortale dello scrittore, senza cui quest’ultimo non scriverebbe, è necessariamente un’illusione nella misura in cui, per compiersi realmente, non deve aver luogo”.
Con frenetica e precisa causalità La scrittura del disastro delinea, grazie a una tenebrosa esattezza della lingua allergica a ogni gesticolazione emotiva, la sorte abissale dello scrittore. Un libro che può, in definitiva, leggersi come un veridico registro oscuro – per il suo carattere eterogeneo, imprevedibile e aforistico – che ogni autore deve consultare se desidera sistematizzare, con esemplare crudeltà, la propria attività di scrittura evitando le patetiche interferenze dei luoghi comuni in merito.
VOTO: 7,5/10
La scrittura del disastro
autore: Maurice Blanchot
traduzione: Federica Sossi
editore: Il Saggiatore
pagine: 184
prezzo: euro 24
Precedentemente su ‘I libri di WU’:
‘La luna di miele di Mrs. Ripley’ di Shirley Jackson
‘Quando abbiamo smesso di capire il mondo’, di Benjamin Labatut
‘Il nipote di Wittgeinstein’, di Thomas Bernhard
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