12H, LA VIDEO PLAYLIST DEL 24 MARZO
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Che cosa resterà di questi Grammy stanchi, distanziati, contestati, boicottati? Ma niente, che cosa volete che resti. Se pensate che la cosa più chiacchierata che è successa nella notte tra il 14 e il 15 marzo è stata Billie Eilish che ha riproposto (dopo aver frantumato nel 2020 qualsiasi tipo di record, compreso quello della prima artista donna ad aver vinto in tutte e quattro le categorie principali) la scenetta nella quale si imbarazzo per il proprio premio, dicendo che Megan The Stallion meritava più di lei, capite che il livello di noia è pari solo a quella della nuova fiction Rai con protagonista uno sbirro.
La verità è che i Grammy non hanno più senso, a meno che non ci sia un Kanye West pronto a sbroccare, a fare una scenata, una partaccia ai danni di un pop star basita, momento crine dalle cui ceneri, però, nasceranno, negli anni a venire, dissing, accuse, registrazioni, scuse e dischi meravigliosi. A meno che non ci sia una Britney a esibirsi in un medley dei suoi successi, dove ogni passo di danza, ogni gesto, ogni oggetto di scena possa essere interpretato dal movimento #freebritney come una palese richiesta d’aiuto, i Grammy non hanno più senso d’esistere. A meno che Rihanna non pubblichi, dopo cinque anni che la stiamo ad aspettare, un nuovo disco che si vada a riprendere tutto ciò che le spetta, possiamo fare a meno dei Grammy, grazie, perché non hanno nulla da dire, nulla da segnalare.
I Grammy sono una kermesse naftalinica che ci ricorda che il disco di Dua Lipa è tra le cose migliori del 2020. Peccato che sia quasi un anno che lo ascoltiamo. C’era solo una cosa sensata che sarebbe potuta accadere in quest’edizione ed era la vittoria dei BTS, splendide creature infelici e vessate fin dalla pre adolescenza dalla macchina da guerra che è l’industria del k-pop. Ecco, li avessero premiati, anche solo per la vita d’inferno che sono costretti a fare (e qui condivido il senso di disagio che provo quando penso alla loro fan base sconfinata, che li venera nonostante la sfilza di tragedie accadute, ma un giorno approfondirò questa cosa) avrei dormito più serena, invece di domandarmi quale furia si sarebbe rovesciata su di loro, colpevoli di fallimento laddove pare non sia concessa nemmeno mezza ruga d’espressione.
Ha, invece, vinto Beyoncé, per quella che è la sua opera più tracotante ed assieme più debole, e cioè Black is King, un disco che è anche un film che è anche (soprattutto?) una lunghissima sfilata di moda, ma che non ha un decimo della forza di Lemonade, che è stata la vera zampata di Queen Bey e che nel 2017 ha bizzarramente vinto come “miglior disco urban”. Quindi, ecco, ai Grammy 2021 non è successo assolutamente nulla di non dico memorabile, ma nemmeno di vagamente divertente.
Quel che, invece, è successo, e spero e voglio credere non a caso, è stato che, giusto un paio di giorni dopo, precisamente allo scoccare della mezzanotte del 19 marzo, Lana Del Rey ha pubblicato il suo nuovo album, Chemtrails over the Country Club, e lì, noi che facciamo parte dei buoni, abbiamo finalmente respirato. Con un bellissimo dito medio alzato alle cerimonie di premiazione, Lana ha pubblicato un disco perché ha un mondo da raccontarci, perché ci ama e ci vuol dire di non mollare, anche se i tempi fanno schifo, e fate conto, quindi, che in questo 12H per ogni ora del giorno ci sia un pezzo, ma anche due di Chemtrails Over the Country Club, la sua opera migliore, in mezzo ad altre cinque ugualmente migliori.
IL RISVEGLIO: ‘WHITE DRESS’ DI LANA DEL REY
Lana che ha il cuore selvaggio, che parla di Dio dopo aver detto in Gods and Monsters di non andare d’accordo con Lui, che ripensa alla sé prima della fama, quando era Lizzie e non Lana, che riempie questo video di pattini a rotelle e mascherine (e grazie per questo, grazie per non aver fatto come tutt* finta che la pandemia non esistesse, è da questi particolari che si capisce che ci ami, a differenza delle chiacchiere sciocche), che canta come non l’abbiamo mai sentita fare, e quando sussurra quel «Downatthemeninmusicbusinessconference» è al limite del legale. White Dress non spreca nemmeno un secondo dei suoi quasi sei minuti, è un pezzo che ribolle con quelle percussioni leggermente spazzolate e sottili occhi di pianoforte, con una tensione perenne nel testo, nel cantato, insomma è l’incantesimo di Lana Del Rey alla sua massima potenza, ed è qui che vogliamo stare, il più a lungo possibile.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘NOTTI CHE’ DI GIUNTA E ‘SE MI PIEGHI NON MI SPEZZI’ DI CMQMARTINA
Giunta, nato a Palermo ma oggi di stanza a Milano, ha fatto breccia nel mio cuore parlando dell’odi et amo per le notti insonni. Quelle in cui, come racconta, «non si può far altro che pensare, dannarsi, stare male, bene, scrivere testi, comporre musica e poi ballarla». Prodotto dai Prod by MAC, questo è il pezzo perfetto per la pausa di cui avete bisogno dal vostro più o meno infelice smart working, dall’alienazione della dad, dalle fucking call, ma anche dal niente, perché Giunta davvero ci fa ballare e questo non è poco. Ci fa ballare di brutto anche cmqmartina, che per me è e rimane la nostra Dua Lipa, perché ha quell’approccio nostalgico alla dance music d’ispirazione Ottanta e Novanta, che prende bene ma che ha anche un angolo più blue nelle pieghe dei testi. Martina sa fondere con maestria queste due anime, quella party e quella più introspettiva, e il risultato è un bel mix di languore e sfrenatezza che qui splende.
PRANZO: ‘LIFEVEST’ DI GENERIC ANIMAL PER ‘A COLOR SHOW’
Luca Galizia è la mia voce preferita di tutto il panorama musicale italiano, e sono felice che anche quei fighi di Colors se ne siano accorti.
APERITIVO: ‘LA TIGRE’ DI GHEMON O ‘FREE RIDE’ DI MYKKI BLANCO
Il disco di Ghemon post Sanremo, E vissero feriti e contenti è un’opera. Prendetelo e ascoltatelo tutto, dall’inizio alla fine, e ci troverete dentro una ricchezza musicale ed artistica rara. Gianluca, hanno scritto, «non ha paura di prendersi dei rischi», ma in realtà io credo che anche il rischiare sia frutto di un calcolo, mentre qui si sente solo una grandissima libertà. Tra tutti, ho scelto La tigre come pezzo da abbinare al vostro momento di stop alle grane della giornata, perché è ha il sapore forte, speziato dell’afrojazz stretto in caldo abbraccio con l’indie dance music inglese, che qui liscia i suoi spigoli e si lascia sedurre.
Il ritorno di Mykki Blanco, invece, è sempre qualcosa da festeggiare, perché la sua arte ha una forza, una potenza di cui abbiamo bisogno. Free Ride è un singolo magistralmente prodotto che ci nel ricordo di una rottura amorosa, ma anche nell’infanzia di Mykki e nelle sue ispirazioni musicali. «Alcuni dei momenti – ha raccontato – e delle conversazioni più intime che abbia mai condiviso sono stati con mia madre durante i lunghi viaggi in macchina nella campagna del su della California quando ero ancora un adolescente. La musica che ha fatto da colonna sonora a questi nostri viaggi apparteneva alla generazione di mia madre. Oggi mi ritrovo a sognare ad occhi aperti, riflettere e immaginare il tipo di vita che vorrei creare per me stesso. Ora sono in un punto della mia vita in cui so che un giorno voglio avere una mia famiglia, sono entrato in una fase più matura della mia vita in cui questo è un tipo di cosa a cui penso spesso. E a livello professionale, so che i video sono stati una parte fondamentale del mio viaggio e questo in particolare mi sembra che sappia mostrare al mondo qualcosa di nuovo di me».
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘TUTTI MUOIONO’ DI MADAME E BLANCO
La coppia che ci aspettavamo, la coppia che ci meritiamo. Solo cuori.
BONUS INSONNIA: ‘BODY CRASH’ DI HIS ELECTRIC BLUE VOICE
Un pezzo non per combattere l’insonnia, ma per renderla un momento selvaggio, in cui attuare un rito catartico e sfogare tutto quello che avete da sfogare. Gli His Electric Blue Voice sono qui anche per questo.
Nella foto in alto: cmqmartina, foto di Jessica De Maio
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La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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