SOTTOTONO – UN PASSO VERSO LA REALTÀ
Tormento e Big Fish sono stati fondamentali per il rap dei Novanta, sono entrati nel cuore di una generazione e, come Area Cronica Entertainment, hanno lottato per dare spazio al movimento hip hop. Ora sono tornati, in ottima compagnia
di Nicolò Tabarelli
Un pilastro del rap italiano: come potremmo definire diversamente i Sottotono? La notizia di un nuovo album di Tormento e Big Fish di qualche mese fa è stata di quelle che non possono che far piacere, sia a chi ha vissuto quel periodo, sia chi, per questioni anagrafiche, si è imbattuto in dischi come Sotto effetto stono qualche anno dopo la sua pubblicazione. È difficile non fare i conti con loro quando si parla di musica black in Italia, perché sono stati i Sottotono a tracciare una strada che altri artisti hanno poi percorso successivamente. Gli “originali” insomma, come il titolo del loro ultimo disco, che è arrivato a distanza di due decenni dal loro precedente lavoro in studio, …In teoria.
Siete tornati assieme vent’anni dopo: che similitudini e differenze ci sono tra la lavorazione di Originali e …In teoria, l’ultimo vostro album?Tormento: È stato molto bello ritrovare quelle vibe che avevamo tanto tempo fa. La storia di questo album è partita quando ci siamo ritrovati sul palco a Sanremo con Livio Cori e Nino D’Angelo nel 2019. In quell’occasione abbiamo ricevuto un sacco di affetto dal pubblico, ci siamo emozionati e da giugno 2020 ci siamo messi a lavorare sul serio. A me più che …In teoria, mi ha ricordato Sotto effetto stono per quella voglia di spaccare, senza stare troppo a pensare ai tecnicismi.
Fish: All’inizio ci siamo detti: «Proviamo a fare qualcosa con tranquillità». È stato diverso rispetto agli anni Novanta, dove abitavamo assieme e facevamo tutto braccio a braccio. Però non abbiamo nemmeno voluto imitare la nuova generazione: volevamo fare i Sottotono, ma aggiornati al 2021. E alla fine rivendicare di essere i Sottotono ha pagato.
Mi sembra che molti artisti nati tra la metà dei Settanta e quella degli Ottanta si siano presi la definitiva rivincita, paradossalmente, negli stessi anni in cui è emersa la trap.
T: Dopo quattro-cinque anni di novità assolute, c’è un momento in cui si presta più attenzione anche a quello che non è solo trap. È un momento in cui possiamo far capire anche in Italia che il rap è dei più giovani ma non appartiene solo a loro. Si possono trattare anche temi maturi col rap, e fuori dall’Italia è normale che sia così. Ti dirò di più: anche Tedua e Rkomi agli inizi erano molto più selvaggi al microfono, avevano fame, ora mi sembra che stiano avendo una transizione verso temi più maturi. Al contempo, per me e Fish è stato molto bello riscoprire quella fame e quella spensieratezza di quando eravamo giovani, senza troppo peso sul tecnicismo.
Nel remake di Solo lei ha quel che voglio avete schierato ben tre pezzi da novanta, Marracash, Guè Pequeno e Tiziano Ferro. Com’è stato lavorare con loro?
F: Fichissimo, perché tutti e tre hanno voluto essere in quel pezzo. Si sono impegnati al massimo, erano anche in competizione tra loro. Guè e Marra sono ancora oggi tra i migliori cinque rapper italiani.
Mi ha colpito il paragone col passato: com’era entrare in uno studio negli anni Novanta?
F: Per noi che non avevamo soldi era un sogno lontano. Per entrare in uno studio vero dovevi cacciare un milione di lire al giorno, avere alle spalle una casa discografica o un padre molto ricco. La prima volta che ci siamo entrati, Torme se lo ricorda, sono uscito sconvolto e balbettavo cose senza senso tipo: «delle casse… giganti!». Siamo stati con le cassette per quattro anni, poi si è passati al digitale fino a oggi dove, con un software in cameretta, puoi arrivare vicino al livello delle produzioni americane perché anche quelle sono ormai omologate. Noi, comunque, qualche trick da anni Novanta lo abbiamo inserito anche in Originali.
Qual è il vostro rapporto con la nuova scuola? Fish ha prodotto un po’ di giovani, ma comunque mi sembra essere stato sulle sue. Tu Tormento come hai vissuto il 2016-2021?
T: Dentro e fuori è stato prodotto da Thaurus, quindi molti di loro li ho conosciuti mentre stavano entrando e mi hanno dato un sacco di input. La cosa che mi spiace, ma è colpa della società in senso lato, non delle nuove leve, è che il senso della cultura hip hop sia stato svuotato, quando invece quel senso può aiutarti a sopravvivere ai momenti di down, e queste sono carriere in cui hai up e down pazzeschi. Anche solo dopo un concerto, se è andato bene e hai avuto la botta di adrenalina, ti fai spesso due o tre giorni di down. Se ti godi il processo, vivi meglio.
I Sottotono hanno sempre avuto un’anima crooner e si sono ispirati apertamente al rap West Coast. Perché quel sound ha faticato tanto ad arrivare in Italia? E anche: nel vostro album avete inserito Mahmood ed Elodie, esponenti di quello che viene etichettato come “nuovo urban italiano”. Cosa pensate di questa etichetta?
F: Un mio amico del ‘94 ha definito il termine “urban” come cringe puro e io sono d’accordo. Noi abbiamo sempre unito l’r&b al rap perché Tormento faceva cose nello stile di Drake ancora prima che Drake iniziasse. Sapeva rappare e cantare benissimo ed è ricordato come un simbolo di quella cosa lì. Ma la verità è che l’r&b italiano non è mai esistito. Mahmood ed Elodie hanno raccolto bene quello che abbiamo seminato anni fa, ma penso che nemmeno loro si definiscano “urban”.
In che modo vi ha ispirato la figura di Marcello Mastroianni (Mastroianni è il secondo singolo dell’album, NdR)?
T: Nei novanta per noi l’America era tutto. Era in ogni serie, in ogni pubblicità ed era il modello più alto che si potesse immaginare. La figata di cui volevi fare parte, il Paese in cui tutto era perfetto. Ai tempi non ce ne rendevamo conto, ma era una propaganda martellante. Invece Mastroianni per noi rappresenta un periodo d’oro dell’Italia, quando con elementi della nostra realtà, senza importare troppi immaginari, si creavano prodotti di livello internazionale. Tanti artisti parlano di oro, di soldi, di armi. Noi con Mastroianni abbiamo fatto un passo verso la realtà.
Nella foto in alto: Sottotono, foto di Sara Sabatino
Sottotono su IG
Intervista pubblicata su WU 108 (giugno-luglio 2021). Segui Nicolò su IG
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