WORLDRISE – COLMIAMO LA DISTANZA
Nata nel 2013, Worldrise è una ONLUS che promuove la salvaguardia dell’ambiente marino italiano con un approccio costruttivo fatto di sensibilizzazione e creatività. A presiederla è Mariasole Bianco, con cui abbiamo parlato del progetto 30×30 e dello stato di salute del nostro Mediterraneo
di Enrico S. Benincasa
Come stanno i nostri mari? Domanda difficile a cui rispondere senza avere a disposizione dati ma, soprattutto, la possibilità di chiederlo a professionisti che si occupano quotidianamente della difesa dell’ambiente marino e delle specie che lo popolano. Tra questi in Italia c’è senz’altro Mariasole Bianco, biologa marina e co-fondatrice e presidente di Worldrise, ONLUS italiana nata nel 2013 che ha lanciato un progetto, 30×30, fatto di tanti eventi e iniziative per stimolare la realizzazione di aree marine protette, il miglior “strumento” per difendere il mare. L’abbiamo sentita in occasione dell’ultimo World Oceans Day dello scorso 8 giugno, dove Worldrise ha promosso l’evento Oceano e Clima insieme a tanti partner, tra cui North Sails e Sky.
Da dove nasce il tuo amore per il mare?
È nato quando ero una bambina e passavo tre mesi all’anno in Sardegna, sempre a contatto con il mare e con la natura. Ero quella che non rispettava mai la regola delle due ore prima di fare il bagno (ride, NdR). Penso sia stato quasi spontaneo scegliere una carriera che avesse a che fare con la salvaguardia della natura e in particolare del mare. Sono esperienze di libertà che oggi non sono più così comuni come lo erano un tempo e con Worldrise, tra le tante cose che facciamo, cerchiamo di proporle per colmare questa distanza.
“Colmare la distanza tra le persone e il mare” è una delle frasi che è nella presentazione di Worldrise. Perché c’è bisogno di annullare questo gap?
Sono diverse le ragioni per cui si crea questa distanza e sono molteplici i modi per colmarla, anche attraverso l’esperienza diretta ma non solo. C’è una sconnessione data della conoscenza, e con Worldrise cerchiamo di far scoprire le meraviglie del mare che non tutti conoscono. Facilitare la conoscenza di un mondo, di cui spesso conosciamo poco, porta consapevolezza dell’importanza dell’oceano e anche senso di responsabilità nei confronti del mare e delle creature che lo popolano.
Persone, associazioni, ma anche soggetti privati. C’è bisogno di tutti per raggiungere l’obiettivo della salvaguardia del mare?
Senza dubbio. Esiste un’agenda internazionale dell’ONU che conta 14 obiettivi di sviluppo sostenibile, di cui uno è dedicato al mare. C’è una frase in questo testo, però, che lega tutti gli obiettivi: no one should be left behind. Non si può agire a compartimenti stagni, ci vuole la collaborazione di tutti e condivisione di valori e obiettivi, anche dei soggetti privati. Il punto di partenza è che nessuno è perfetto, ma si può migliorare lavorando insieme. E le persone che hanno il giusto approccio, spesso, sono quelle che sono quelle che dicono che c’è ancora tanta strada da fare.
Worldrise collabora con North Sails sulla sostenibilità e sulla salvaguardia del mare e tu sei tra gli Ocean Heroes della loro campagna Go Beyond. Come lavorate insieme?
Il processo che sta facendo North Sails non riguarda solo le collezioni ma anche aspetti spesso meno considerati come la logistica, il packaging e gli allestimenti degli store per fare qualche esempio. È stato importante, nel loro percorso, fare della conservazione dell’ambiente marino un pilastro della brand identity. Condividono il nostro modo di fare sensibilizzazione, facendo luce sui problemi ma sempre con un atteggiamento costruttivo e proattivo. Per arrivare al behavioural change bisogna creare uno storytelling che appassioni e nel caso del mare è più difficile, perché devi portare le persone con le parole e con il racconto là dove non possono arrivare.
30×30 è un progetto di Worldrise che mira a facilitare la protezioni di almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030. Qual è la situazione attuale del nostro Mar Mediterraneo?
Ci sono due aspetti da considerare. Il Mediterraneo ha una biodiversità eccezionale: il numero di specie rapportato alla superficie lo rende un mare con una biodiversità maggiore dieci volte rispetto agli altri. Seconda la FAO, però, è il mare più sovra- sfruttato al mondo per via della sua forte antropizzazione. La natura, però, ha una capacità di rigenerazione incredibile e, grazie alla creazione di aree marine protette, abbiamo avuto la prova di quale sia la soluzione. Oggi serve il coraggio di imple- mentare delle scelte: c’è il tempo per cambiare rotta.
A proposito di 30×30, Oceano e Clima è stato un evento di questo progetto che avete organizzato per il World Oceans Day dove l’arte è stata protagonista. Ma non è la prima volta che “sfruttate” l’arte per sensibilizzare, giusto?
Sì, lo facciamo da tempo, in particolare con la street art, per esempio con Antropoceano di Iena Cruz, murale che abbiamo realizzato a Milano in zona Lambrate. Abbiamo anche collaborato con musicisti come Max Casacci, che ha composto un brano, Ocean Breath, campionando i suoni dell’ambiente marino. Con Oceano e Clima abbiamo voluto sottolineare come la salvaguardia dell’ambiente marino sia fondamentale per la lotta ai cambiamenti climatici, in particolare per la sua capacità di processare l’anidride carbonica. Grazie alla street art, poi siamo riusciti a “portare” il mare e questi temi anche in città. I dieci murales che abbiamo realizzato sono collegati ad altrettanti talk concepiti insieme a Sky e fruibili dal sito di 30×30.
Nella foto in alto: Mariasole Bianco, presidente e co-founder di Worldrise
Worldrise su IG
Intervista pubblicata su WU 108 (giugno-luglio 2021)
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