LIBERAL YOUTH MINISTRY – STREETWEAR COUTURE-FILOSOFICO
Il brand di streetwear messicano di Antonio Zaragoza è amato e celebrato da artisti come Kanye West e Justin Bieber perché, tra le altre cose, ha scelto di non abdicare alla dimensione spirituale e all’artigianalità proprie dell’alta moda
di Giada Biaggi
Le influenze della cultura azteca, ma anche quelle della cultura americana underground degli anni Ottanta e Novanta; il mondo del calcio, ma anche quello degli anime e dei manga. Questi elementi – ma non solo – fanno parte dell’immaginario del brand Liberal Youth Ministry fondato dal messicano Antonio Zaragoza nel 2016. La star mondiale Bad Bunny lo ha indossato ai Latin Grammy nel novembre 2020, facendo scalpore nel fashion system per la sua headband con 100 mila Swarovski. Ma non c’è solo lui tra gli aficionados di LYM: a fargli compagnia troviamo niente meno che sua maestà Kanye West e Justin Bieber. L’ultima collezione, o forse ormai sarebbe meglio parlare di drop, si chiama “Spiritual Punk” e nasce in seguito a una visita di Antonio Zaragoza a Los Angeles.
Possiamo descrivere il tuo brand come “streetwear surreale”?
Sì, anche. Il mio brand è una reazione alquanto violenta alla mia routine, alla mia vita di tutti i giorni; è qualcosa che cambia costantemente ed è intrinsecamente polisemico. Quindi, se tu lo definiresti così, a me va bene. Ognuno si rapporta a Liberal Youth Ministry in maniera differente, e per me è proprio questo il punto: l’intrinseca libertà espressiva e di conseguenza estetico-interpretativa sulla quale si fonda.
Il concept della prossima collezione F/W sarà “Spiritual Punk”. Mi sono molto incuriosita da un frase in tedesco che c’era su una felpa che hai postato su IG, “wenn attitüden form werden” (quando gli atteggiamenti diventano forma). Cosa intendi con questo concetto? In che modo si lega alla contemporaneità?
Per la prossima collezione ero alla ricerca di una sorta di illuminazione austera, un modo di essere ribelli che fosse raccolto nel pensiero, una rivoluzione più celebrale e propriamente filosofica. Soprattutto dopo quello che abbiamo passato con la pandemia, pensavo fosse giusto trovare un modo educato di farsi sentire, di dire la propria, anche con i vestiti. Una ribellione filosofica, quindi, che può concretizzarsi in molteplici modi: in una scelta volontaria di isolarsi dalla società attraverso una qualsivoglia corrente trascendentale che sia il buddismo, un ritiro yoga, in un libro di Osho o una seduta di psicoterapia e ho trovato questo concetto bene espresso in questa frase in tedesco che ti ha colpito.
Che cosa simboleggiano gli Swarowski nei tuoi capi?
Non sono un semplice orpello estetico, è un rimando a un’idea di haute couture, ma accessibile, proprio perché applicata allo streetwear. Sicuramente simboleggiano il carattere più artigianale del brand, una certa dimensione della cura che mettiamo nei capi. Una dimensione che per un brand di street style non è una cosa così scontata come puoi immaginare. Averli usati con Bad Bunny ci ha anche creato anche una bolla di hype intorno che comunque non fa mai male.
Anche se attualmente LYM si divide in womenswear and men- swear mi sembra che molti item siano genderless, o sbaglio?
Sì, alla fine anche se progetto i capi splittati per maschile e femminile insieme a mia moglie, penso che spetti al consumatore la scelta finale sul “genere di appartenenza” di un dato item in base alla sua persona.
Curiosità personale: hai mai conosciuto Kanye dal vivo?
Sì, un anno fa, a Calabasas (ride, NdR). Ha iniziato a indossare i nostri capi fin da subito e per noi è stato un grande riconoscimento. Insomma, Kanye è un fashion statement vivente. Una vera e propria icona della moda, oltre che della musica.
In che modo LYM ci fa scoprire la cultura messicana?
In maniera di certo non didascalica, ma molto onirica. Quello che cerchiamo di fare è dare vita a delle collisioni anche con ciò che non è globalmente riconosciuto come messicano. Spesso tendiamo ad avere un’idea folkloristica del Messico e con il nostro brand cerchiamo di emanciparci da questa idea, anche se di fatto risuona nel sostrato di quello che facciamo. Ma è come se non lo urlassimo mai al consu- matore, non lo esplicitassimo mai in maniera da banalizzarlo. Da un lato è come se attraverso il brand riscoprissi continuamente le matrici estetiche delle mie origini.
ANTONIO ZARAGOZA Di origini messicane, nel 2016 fonda il proprio brand di streetwear Liberal Youth Ministry insieme alla moglie Kenia Filippini, pensando il nome come quello di un partito politico guidato da giovani. Tra le sue ispirazioni ci sono il regista Harmony Korine e una band culto come i Sonic Youth.
Intervista pubblicata su WU 109 (settembre 2021). Segui Giada su IG