VIVA! FESTIVAL 2022
Viva! Festival, anche nel 2022, si è confermato come uno degli eventi più interessanti e meglio organizzati dell’estate musicale italiana. Ecco cosa è successo in Valle d’Itria dal 4 al 7 agosto
di Carlotta Sisti
Ci sono volte che per un attacco a effetto si sta con la pagina bianca e il cursore pulsante per delle dolenti mezz’ora, e ci sono volte, come questa, in cui non importa granché del come si inizia, perché la cosa che si vuol mettere subito in chiaro è molto semplice e molto prosaica: non credo che dovrei essere io a dirvi che cosa è stato il Viva! Festival.
Penso, infatti, che idealmente il commento finale migliore, il più giusto, sensato e attrattivo per questa quattro giorni di live e dj set che ha reso la Valle D’Itria the place to be, spetterebbe a loro, agli artisti che si sono alternati su quel palco che ha raccolto davanti a sé oltre 15 mila persone.
Me li visualizzo così, in un’immaginifica tavola rotonda, i vari Tirzah, Slowthai, Jon Hopkins, Moderat, Bluem, che ci spiegano che cosa fa sì che un evento riesca a diventare una celebrazione così pura e limpida della musica, senza paraculate, ma solo con la risposta di un pubblico di quelli che si vedono di rado: caldo, carico, felice, per nulla isterico. Sarebbe da chiedere a loro, a Daykoda, Floating Points, Kokoroko, Alfa Mist, com’è stato avere di fronte, in uno scenario come quello di Masseria Grofoleo ai piedi di Locorotondo (che al tramonto è qualcosa di micidiale e continuerà, per nostra fortuna, a riempirci testa e cuore per giorni), com’è che a volte possa accadere che tutto fili così liscio da darti l’impressione che, nonostante tutto, nonostante gli stop and go della musica live, nonostante la fatica della ripresa della stagione dei concerti anche per nomi super mainstream, ci sia una scena musicale in salute come poche volte prima, e un pubblico altrettanto pronto per accoglierla e celebrarla.
E che sarebbe andata così s’è capito dal primo giorno, quello dei nomi più di nicchia, quando già dalle prime, densissime, note del set di Daykoda un flusso di spettatori si è stretto sotto palco per godere della classe infinita di Andrea Gamba da Milano. Da lì è stato un crescendo, con Alfa Mist e poi i Kokoroko a farci abbandonare il nostro occidentalismo per farci un giro lontano, molto lontano, e divertirci parecchio. La Cinematic Orchestra è sempre lei, il suo è un live che negli ultimi 15 anni abbiamo praticamente interiorizzato, ma di obiezioni, a questa cosa, non abbiamo mezza intenzione di porne. E se a chiudere il giovedì-aperitivo del Viva! è un maestro del deejaying come Gilles Peterson, allora è evidente che occorrerà farsi trovare pronti per i giorni a seguire.
E infatti. E infatti il venerdì il livello di richiesta a fiato, articolazioni e più in generale tenuta psico-fisica, è schizzato alle stelle. Dopo un’intensa LNDFK ad aprire il venerdì di Viva!, alle 23 in punto (altro dettaglio che tanto dettaglio non è: mai visto un festival con un rispetto così certosino della timetable) è salito sul palco Slowthai from Northampton, e ha fatto esattamente quello che tutti noi che lo stavamo aspettando con trepidazione speravamo che facesse: un tuffo nel nostro passato di adolescenti zarri, sfrenati, selvaggi. Anche qui, però, la situazione per quanto bollente non è mai andata fuori controllo e l’ora abbondante di live di Tyron è stato divertimento vero, pogo vero, alternato a momenti più emo nei quali il pupillo di gente come Asap Rocky, Mura Masa, Disclosure si è lasciato andare a qualche squarcio di intimità e a qualche frase ispirante che ha reso il tutto strano, dolce, per quel che mi riguarda da rifare, assolutamente.
E poi Hunee e Floating Points hanno cavalcato la notte, tenendo incollati lì 3 mila spettatori che non hanno mollato fino all’ultimo secondo. Il sabato, la giornata del sold out (ma a differenza di altre realtà, qui a Viva! con mille persone in lista d’attesa, si è comunque scelto di mettere il tetto massimo di presenza a 5 mila, rinunciando alla logica del “tappiamo a buco”, in favore del “facciamo stare bene tutti”) è cominciata con Bluem. E qui potrei dilungarmi davvero tanto. troppo, perché quello di Chiara Floris è stato uno dei live che mi hanno più colpita non solo qui in Valle d’Itria, ma in generale negli ultimi anni. La costruzione del suo show, in un’alternanza omogenea e vivida tra pezzi suonati, visual, frammenti di interviste a Maria Carta e (e qui l’occhio lucido generale non è stato motivo di imbarazzo per nessuno perché era impossibile opporre resistenza), alla nonna di Chiara, lo hanno reso una delle mie cose preferite di Viva!, che in fatto di scouting ha davvero parecchio da insegnare ad altri happening desiderosi di mettersi in gioco ed evitare furbizie e carte jolly in favore di uno spirito illuminato e coraggioso.
Dopo di lei, e dopo la parentesi strana di Tirzah che a tratti è sembrata fuori contesto, a tratti perfettamente parte del discorso dello stimolo della curiosità di cui è portavoce Viva! è arrivato il momento Moderat, headliner del sabato sera, amatissimi dal pubblico italiano, al punto dall’essersi dovuti scusare con l’amico Jon Hopkins perché la presa bene era a livelli tali che “mi sa che ti faccio iniziare in ritardo”. Così è stato, anche perché con New Error proprio non ci volevano mollare più. Ma s’è rifatto senza problemi, mr Jon Hopkins, con un set devastante che, per quel che mi riguarda, lo ha riconfermato il più capace di mixare potenza a classe in egual misura. Roba da far tremare i polsi e, anche qui, sorridere come ragazzini. Alla fine è toccato alla londinese Elkka prendere il testimone, non era facile, ne è uscita alla grandissima.
Ma è tutto Viva!, in un’estate schizofrenica per quantità di eventi sparsi ovunque, ma in Puglia di più, a\ esserne uscito meravigliosamente, come una cosa divertente (e guai a banalizzare la preziosità del divertimento) che sicuramente vorrò rifare.
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Nella foto in alto: lo show di Alfa Mist a Viva! Festival 2022
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