OMBRA – SOTTO IL SEGNO DEL TUCANO
Con la partecipazione di 20 musicisti, il nuovo EP dell’artista fiorentino è un’ode al progetto collaborativo con un sound unico in Italia. Sintetizzando jazz, nu soul e contaminazioni urban
di Dario Buzzacchi
«Un sogno non è che un’ombra» dice serafico Amleto a quelle due serpi di Rosencrantz e Guildenstern. Parafrasando Shakespeare – mal ce ne incolga – c’è da sperare che con il suo nuovo progetto Tucano’s Party, Ombra non sia un sogno, ma diventi presto una realtà importante nel panorama nostrano. Arrangiamenti sofisticati, belle strumentali, groove incalzanti, incastri lirici da ottima penna: tutti ingredienti che la scena “urban” italica necessita tremendamente. Una delle Facce Nuove – il bando di Italia Music Lab che ha finanziato il progetto – che non vediamo l’ora di vedere live in full band sui palchi dei club e dei festival italiani.
Partiamo dal tuo bel disco, uscito a novembre. Cos’è il Tucano’s Party del titolo dell’EP?
Il titolo è nato quasi per caso: dal nome di un gruppo Whatsapp che avevamo creato per la realizzazione del disco in una casa in Toscana. E Tuscany si è traslitterato in Tucano. L’EP continua sulla scia di ciò che avevo pubblicato in passato: a livello artistico c’è sicuramente un elemento di continuità. Quello che però è cambiato è l’aspetto corale che ha ora il progetto. Adesso abbiamo più possibilità di esprimerci, possiamo andare a ricercare un sound più sofisticato e cool. Più americano. Questo perché abbiamo più persone intorno che ci possono aiutare, che sono entusiaste del progetto e che vogliono mettersi in gioco con noi.
Hai detto sound “americano”. Chi sono gli artisti da cui ti senti influenzato? E come definiresti, musicalmente parlando, la roba che fai?
Ci sono una serie di artisti che mi hanno influenzato molto nel modo di lavorare. Da Kenrick Lamar a Tyler the Creator, ma anche Chance the Rapper o Smino, che secondo me è fortissimo. A colpirmi sono le sonorità che adoperano. Faccio fatica a definirle, così come fatico a infilare in una categoria la mia musica. Ma è quel tappeto fatto di sonorità jazz, black, fusion. O più semplicemente, fiche. Quando ascoltavo questi mostri sacri, mi chiedevo come arrivassero a quel risultato, e che opera di labor limae e di team ci fosse dietro, sugli arrangiamenti e sulla strumentistica. Con un lavoro corale come Tucano’s Party, ho iniziato a capirlo sul serio.
Ho visto i crediti del disco e nel progetto ci sono davvero tanti artisti coinvolti. Chi sono i principali?
Gli artisti sono tantissimi, e ognuno di loro ha una parte importante in questo disco: dal punto di vista musicale prettamente sicuramente devo citare il produttore Federico Erba, in arte Faith, che cura tutta la parte del sound design, del mix e l’effettistica. L’ultima patina sonora che riveste il prodotto è opera sua. Poi Mario Croce che, oltre a essere tastierista, è anche il mio coinquilino! Edoardo, anche lui alle tastiere, ha scritto tre dei giri di pianoforte del disco. Molto virtuoso, e molto spontaneo: si siede al piano, e in due minuti abbiamo già qualcosa da cui partire per sviluppare il testo e l’immaginario delle mie canzoni. E poi Coca Puma, che canta in 15 Uomini.
In quel pezzo mi è piaciuta davvero molto. Ho provato a cercare altri suoi brani, ma non ho trovato nulla. Chi è?
Come solista non trovi nulla, ma non è un’emergente! Costanza è piano e voce dei Quiver, un gruppo romano. Vatteli a sentire, sono fortissimi!
Oltre all’aspetto sonoro, del progetto colpisce l’immaginario visivo a cui avete dato vita: dal video, alla cover, passando per queste belle foto di Simone Biavati.
In realtà è tutto collegato. Con Simone abbiamo realizzato gli scatti finali per promuovere il disco nelle ultime settimane prima del drop. I quadri che si vedono nelle foto sono di Asia Merlini, l’artista che ha dipinto il tucano che poi abbiamo usato come copertina. Ci siamo messi a immaginare tucani – perché il nome dell’album era già stato deciso – umanizzati. Andando a unire questa dualità del progetto: da un lato pende verso l’urban, dall’altro ha un che di esotico, di giungla, di animalier. Con il tucano che sta a simboleggiare un alter ego delle nostre personalità. Ora mi porto ai concerti i quadri di Asia, che sono la scenografia del mio set: un dettaglio importante per dare vita al mio immaginario.
C’è qualcuno a cui vorresti dedicare Tucano’s Party?
Lo vorrei dedicare a tutte le persone che ci credono, anche più di me: a chi, con un piccolo gesto, mi ha dato “carburante” per andare avanti con il progetto. Quando ti spingono a credere che puoi fare di questo la tua vita, è qualcosa di davvero speciale. E poi lo dedico a una ragazza, che non si può nominare, a cui penso sempre quando scrivo i testi, e che risveglia in me sempre sensazioni mentre scrivo. Anche quelle tristi. E poi a mia madre, che mi sostiene sempre.
Hai presentato il progetto in anteprima alla Santeria Toscana, durante Milano Music Week. Prossime date?
Ho avuto una data il 6 dicembre a Cesena e una il 13 al Biko a Milano, con un live con più elementi orchestrali. Per il nuovo anno si vedrà: mi piacerebbe realizzare un tour estivo e portare il progetto lontano da Milano. E anche in primavera potrebbe esserci qualche novità: stay tuned!
Ombra su IG
Intervista pubblicata su WU 117 (dicembre 2022 – gennaio 2023). La foto in alto è di Simone Biavati
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