RICCARDO BENASSI – MORESTALGIA
L’artista ha presentato a ICA Milano un progetto espositivo tra finzione virtuale ed emozioni fattuali, con opere e installazioni per la prima volta in Italia
di Matilde Soleri
Fondazione ICA Milano ha ospitato fino al 18 marzo la mostra personale di Riccardo Benassi Morestalgia, curata da Alberto Salvadori, plasmata nell’universo intimo dell’artista, attraverso installazioni per la prima volta in Italia. Riccardo Benassi, classe 1982 con base a Berlino è un artista poliedrico del nostro tempo, il suo lavoro spazia dalle arti visive alla musica, dal design all’architettura, passando per la scrittura. Con il suo lavoro dà voce all’immaginario collettivo della generazione cresciuta nell’era di internet e delle piattaforme digitali nella costante ricerca di uno spazio di riflessione che somiglia all’attesa di un futuro incerto. Morestalgia, grazie ai suoni e alle immagini, rappresenta l’oggetto di un viaggio attraverso emozioni dal sapore agrodolce nella deriva di un mondo a cavallo tra sogni virtuali e sonorità esperienziali.
La mostra presso fondazione ICA Milano prende vita dall’elemento centrale della tua poetica artistica, il linguaggio. Che cosa indica il neologismo “Morestalgia” da cui prende il nome?
Morestalgia è un termine che tenta di creare senso attorno alla variazione del sentimento della nostalgia da quando internet è entrata nelle nostre vite. La si potrebbe anche definire “nostalgia aumentata”.
L’installazione principale utilizza uno schermo LED attraversabile dagli spettatori per creare un’esperienza collettiva. Come nasce l’idea e in che modo è stato possibile realizzarla?
L’ispirazione originaria arriva dalla tenda a strisce che mia nonna utilizzava per separare la cucina dal resto della casa, una soglia finzionale di stampo popolare che – con l’attraversamento – ambisce a farsi ambiente condiviso, tematizzando il nostro essere perennemente e contemporaneamente online e offline.
In che modo i cambiamenti di internet negli anni hanno impattato sulla libertà individuale e la sperimentazione identitaria degli utenti?
Dall’internet libertario delle origini si è progressivamente passati ad una navigazione nominale, dove la presenza online – soprattutto nei social network – fa dell’account un pilastro carrieristico e delle trasformazioni identitarie, uno strumento atto alla formulazione di idolatrie e processi mitizzanti. L’illusione – una fra tante ma forse la più luminosa – è che la trasformazione dell’economia della visibilità in guadagno effettivo sia poi così diversa dalla vendita porta a porta, dalle televendite, dal marketing tout court. Non credo sia un caso che la prima transazione economica online della storia dell’umanità sia dovuta all’industria della pornografia.
Morestalgia è un’esperienza sensoriale, Il concetto di loop attraverso la musica e le immagini ha un significato che non è stato lasciato al caso. Perché la ripetizione ci affascina tanto?
Questa ripetizione è ritmo. Ritmo – palpitazione – della nostra macchina organica / corpo, ritmo dell’incontro / amore fra macchine organiche / corpi, ritmo della sincronizzazione con i cicli di luce diurna e con le stagioni, ritmo della storia che mangia senza digerire se stessa all’unico fine di rimettersi al mondo in forma altra. Ecco forse perché nella ripetizione – vista come avvallo a uno stato di trance epifanico – troviamo noi stessi.
In un mondo costantemente bombardato dalle informazioni, tutto sembra significativo quanto irrilevante. Cosa pensi nell’esperienza artistica dell’era digitale sia una creazione di valore?
Confido in chi racconta mordendosi la lingua.
La performance registrata Morestalgia Alpha 1, che rappresenta un robottino intento a dipingere tele, ci invita alla riflessione del rapporto con l’AI. Nel dibattito odierno sul ruolo delle macchine, vedi l’AI come una risorsa o come una minaccia?
Ogni risorsa è anche una minaccia, ogni medicina contiene – in piccola percentuale – veleno, ogni soluzione rivolta alla maggioranza esclude diverse minoranze, ogni volta che ci mettiamo d’accordo è perché qualcuno non è stato invitato o non è potuto esserci.
Perché oggi sentirsi inadatti a questo mondo, assume un significato completamente diverso che in qualsiasi altra epoca?
L’efficienza sistemica della tecnologia con la quale ci circondiamo estromette il corpo dalla possibilità di effettuare cicli di ispezione sensoriale – producendo effetti abrasivi sulla propriocezione. In compenso credo che questo ci stia già portando a tessere trame di affinità nel nostro attorno più vicino, nel non mediato, nell’immediato.
Riccardo Benassi su IG
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