LOSAIDA
Melting pot culturale, vita di strada, graffiti e tag, carretti delle bibite, picnic improvvisati sul marciapiede, famiglie riunite sulle scale antincendio: ecco il Lower East Side di New York negli anni Ottanta, negli occhi dell’allora ventenne Tria Giovan
di Marzia Nicolini
Nel 1984 Tria Giovan era una 23enne appena approdata a Lower East Side, quartiere newyorkese al tempo abitato principalmente da immigrati, in primis da una folta comunità latino-americana. Ancora lontana dalla gentrification, questa parte di città si presentava calda e vivace, vibrante di diversità, eccentricità, colori, odori e vita di strada. Oggi, grazie a lei, possiamo immergerci in quell’atmosfera e fare un incredibile salto spazio-temporale.
Damiani Editore ha appena pubblicato il libro Loisaida, raccolta postuma delle fotografie scattate da Tria Giovan tra il 1984 e il 1990, prima di un suo nuovo trasferimento, questa volta in direzione Cuba. Nella prefazione al volume, vera chicca per gli amanti di New York e del decennio chiave per l’esplosione del rap e dell’hip hop dell’East Side, Giovan ricorda i suoi primi tempi in quest’area della metropoli. «Mi ero trasferita nel mio primo appartamento a New York, al terzo piano di un complesso di case popolari sulla rumorosissima Clinton Street. Ai tempi lavoravo come fotografa freelance e tutto il tempo libero che avevo a disposizione lo trascorrevo fotografando le strade del mio quartiere, in una vera e propria esplorazione on the go. La vita del quartiere negli anni Ottanta era nuda e cruda, era esotica, vivace e colorata. La tipica colonna sonora delle mie giornate al Lower East Side era composta da musica (merengue e salsa su tutte), combattimenti (organizzati e non), urla e parolacce (principalmente in lingua spagnola) e reunion familiari improvvisate sulle scale antincendio dei palazzoni. Adoravo vivere qui, era come essere parte di una grande opera».
A inizio anni Novanta Tria Giovan dice addio al vicinato, preparandosi alle sue nuove avventure di reporter a Cuba e New York scivola nei ricordi di gioventù. Quanto alle foto del libro, la verità è che avrebbero potuto restare per sempre ferme allo stadio di negativi, sigillate e dimenticate nei suoi scatoloni. Bisogna quasi dire grazie alla pandemia e al lockdown: bloccata a casa, come molte persone nella stessa condizione, ha deciso di fare ordine ed ecco comparire dai box i negativi, la maggior parte dei quali mai sviluppati. «Mi sono resa conto quanta vita, quanta umanità fosse racchiusa in quelle immagini», prosegue Tria nel suo piccolo saggio che accompagna alla fruizione del libro. Il distretto, parte di Manhattan, è oggi radicalmente cambiato e in molti stenterebbero a riconoscerlo dalle sue fotografie giovanili. Restano, è vero, alcuni degli edifici popolari del tempo, quelli con scale esterne in ferro su cui si riunivano le famiglie latine, asiatiche, ebraiche e italiane a metà anni Ottanta. Ma sono ben più numerosi i loft, gli appartamenti di lusso, i localini di musica dal vivo, le gallerie d’arte e le boutique di moda frequentate dai giovani ricchi e radical chic.
Oggi il Lower East Side viene descritto come una zona trendy, ma le fotografie di Losaida riportano a tutt’altra atmosfera. I muri scrostati, i carretti di bevande e sandwich sparsi a ogni angolo della strada, i picnic fai da te sul marciapiede, i graffiti sbiaditi dal sole e anneriti dallo smog, le insegne dei negozi in spagnolo, i gatti di strada spelacchiati e felici, gli incontri di pugilato sul ring attorniati da una folla multiculturale ed eccitata, i diner con seggioline pieghevoli e tavoli in plastica, i bambini padroni del quartiere, i ciclisti a petto nudo e le facciate in mattoni rosso scuro. Come spiega il curatore senior di stampe e fotografia del Museum of the City of New York Sean Corcoran, nel saggio che chiude il libro da collezione, «non era un periodo fortunato per New York, quello in cui la fotografa ha iniziato la sua carriera. Nel 1984 la città riportava ancora tutte le cicatrici di decenni di crisi fiscale, con investimenti persi, affari falliti, persone costrette ad abbandonare tutto da un giorno all’altro e rifarsi una nuova vita. Lo stesso quartiere del Lower East Side a inizio anni Ottanta era diventato tristemente famoso per la malavita, gli spacciatori, la desolazione urbana e il numero di senzatetto. Eppure Tria Giovan, 23enne uscita dall’Hampshire College, arrivò in città in cerca di opportunità. E seguendo la sua natura di persona curiosa iniziò a perlustrare il suo nuovo quartiere tenendo al collo la macchina fotografica. Scattando immagini a colori, dallo stile documentaristico».
«Il Lower East Side», continua Cocoran, «è stato è un punto di partenza per tante comunità di immigrati, in particolare portoricani, che nella seconda metà del Novecento hanno iniziato a popolare il vicinato, prendendo il posto dei primi expat, ossia inglesi, irlandesi, tedeschi, olandesi, italiani e cittadini dell’Est Europa. Ed ecco il nome Loisaida, traduzione spagnoleggiante dell’originale Lower East Side. Le immagini di Giovan raccontano una comunità di quartiere resiliente, documentando gli albori del processo di gentrification che da lì a poco avrebbe preso piede». Ecco perché queste foto sono un repertorio prezioso, la testimonianza di quel che era la vita in questo storico quartiere della Grande Mela.
Nella foto in alto: Ballons on Delancey Street, 1986. Tutte le foto nella pagina sono di Tria Giovan e contenute nel volume ‘Losaida’ di Damiani Editore