CITTADINE DEL MONDO
Le api in città sono più a loro agio di quanto si pensi e progetti come Apicoltura Urbana aiutano tutti noi a conoscerle meglio attraverso diverse iniziative. Un alveare vicino casa, quindi, è solo una buona notizia
di redazione di WU
Spesso associato alla vita rurale e bucolica, l’ape è un insetto che si trova a perfetto agio in città e nei centri urbani. E non solo da oggi: ci sono testimonianze di apicoltura urbana già in epoca romana, ma senza andare così indietro nel tempo il Jardin du Luxembourg ospita a Parigi ospitano da oltre due secoli una scuola dedicata a questo mondo. E non va dimenticata la presenza di alveari nei monasteri, con monaci che accudivano le colonie di insetti in primis per la produzione di cera. La api in città, quindi, ci sono sempre state e, strano a dirsi, oggi ci stanno bene. Innanzitutto c’è una biodiversità maggiore rispetto alla campagna, visto l’utilizzo delle monocolture e della chimica in agricoltura. Le fioriture in città, poi, sono scalari e non confinate in un periodo dell’anno. Infine, la temperatura è più alta e rende l’inverno meno rigido.
Negli ultimi anni poi, l’ape ha iniziato a essere percepita come “animale in via di estinzione” e, il crescente interesse la sostenibilità, ha portato molti a occuparsene. Progetti di apicoltura in città sono nati per esempio sui rooftop di New York e sui balconi di Berlino, con tanto di regolamentazione con leggi locali. E questo interesse c’è anche in Italia, con progetti come Apicoltura Urbana.
«Ho cominciato ad avvicinarmi alle api 20 anni fa come hobby», ci ha raccontato Giuseppe Manno, fondatore di Apicoltura Urbana. «È un mondo affascinante e appassionante, ti fa toccare con mano la perfezione della natura. Ho sempre pensato che fosse un peccato che le persone non si avvicinino a questo mondo, così nel 2017 è nato questo progetto per dare a tutti l’opportunità di avere le api nel proprio giardino». Apicoltura Urbana offre la possibilità di conoscere le api attraverso un corso online di 25 video guide e un forum di supporto. E, per chi vuole approfondire, è disponibile un kit e una mappa per trovare i centri dove acquistare le famiglie di api. «L’impegno di un hobbista varia a seconda dei periodi dell’anno, ma generalmente è di circa un paio d’ore a settimana. Se inizi questo percorso, però ti verrà senz’altro voglia di dedicarci più tempo».
Oltre ai privati, Apicoltura Urbana si occupa anche di progetti per aziende e altre realtà: «In questi casi ci occupiamo della valutazione degli spazi e della parte regolamentare. E, una volta messe le arnie, facciamo anche attività di divulgazione e sensibilizzazione. Inoltre, attraverso le api, realizziamo anche biomonitoraggio ambientale. Questi insetti si spostano fino a tre chilometri e, grazie a prelievi direttamente dall’arnia, possiamo fare analisi per esempio per esempio della qualità dell’aria», continua Giuseppe.
Tra le realtà che hanno deciso di ospitare le api in città c’è Cascina Cuccagna a Milano. «Da luglio 2022 insieme ad Apicoltura Urbana anno abbiamo messo quattro famiglie di api su uno dei terrazzi. È un progetto che ha molto appassionato le persone che frequentano la cascina e perciò abbiamo deciso di aprire un crowdfunding nell’aprile di quest’anno», ci ha detto Claudia Faverio, foundraiser della campagna. «Abbiamo scelto questa forma di finanziamento per sviluppare progetti legati alla manutenzione delle arnie, soprattutto nei mesi estivi, e per costruire un’oasi di fiori melliferi. Con i fondi raccolti, poi, vogliamo portare avanti un monitoraggio dell’aria usando, appunto, le api».
Può questo interesse per l’apicoltura nei centri urbani preservare questo impollinatore dalla scomparsa, argomento di cui spesso si parla? Le cose, come ci spiega qui Giuseppe, sono più complesse di come spesso sono presentate: «Il problema non riguarda tanto le api da miele, perché per un discorso economico ci saranno sempre degli apicoltori professionisti che creeranno nuove famiglie. Sono più le api selvatiche in pericolo, in particolare per il cambiamento climatico che incide sul ciclo delle stagioni. Ma se gli apicoltori professionisti smettessero di coltivare le api da miele, il problema si porrebbe».
La situazione del settore è la seguente. Dei 72020 apicoltori italiani, solo il 26% è un professionista, mentre la restante parte produce per puro autoconsumo (i famosi “hobbisti”). I professionisti però detengono il 79% degli alveari totali (oltre 1,2 milioni) con un trend in aumento negli ultimi cinque anni (fonte: Osservatorio Nazionale Miele, dati del 2022). I produttori italiani di miele, quindi, non sono certo scomparsi, anche se il pericolo di inquinamento del mercato con prodotti a basso costo, non puri e di provenienza incerta, in particolare dall’estero, è presente. L’apicoltura in città non è un’attività così insolita come ci si potrebbe aspettare e aiuta a sviluppare un approccio positivo nei confronti di questo insetto impolli- natore. I progetti portati avanti da realtà come Apicoltura Urbana sono di grande impatto soprattutto per sensibilizzare e divulgare corrette informazioni. In maniera più o meno consapevole sappiamo che le api sono importanti per la nostra vita, è arrivato il momento di capire il perché.
Articolo pubblicato su WU 121 (settembre 2023)
La foto in alto è di Claudio Manenti
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