COCA PUMA – PANORAMA OLIVIA
Il suo album d’esordio è uno dei migliori progetti usciti quest’anno. Spaziando tra nu jazz e sonorità elettroniche, l’estate della giovane cantautrice romana è stata un tour continuo
di Dario Buzzacchi
Quando ai festival musicali spunta in consolle il cappellino da pescatore del dj francese Folamour, si può stare certi che è in arrivo una selezione musicale di qualità assoluta. A partire da questa festival season, in Italia – e speriamo presto nel resto del mondo – c’è un altro bucket hat foriero di ottima musica e atmosfera: è quello calcato sulla testa di Coca Puma. Giovane cantautrice romana che sfugge a ogni definizione, con il suo Panorama Olivia uscito quest’anno per Dischi Sotterranei, ha portato una ventata di aria fresca e di eclettismo sulla scena musicale nostrana. Tra una data e l’altra del suo tour estivo – che si è concluso a fine settembre a Romaeuropa – questo è quello che ci ha raccontato.
Partiamo dal tuo bellissimo disco d’esordio. Ci racconti di come nasce Panorama Olivia?
Panorama Olivia nasce dalla mia esigenza di scrivere e di voler dare vita a un’idea che si è sviluppata a partire dalla fine del 2021 circa. Volevo iniziare un nuovo progetto in italiano e dargli la forma sonora che avevo in testa. Non c’è un vero e proprio concept: i brani parlano semplicemente di quella che è stata la mia vita negli ultimi anni e di quello che mi veniva di scrivere. Tutto avveniva di getto: volevo mettere assieme dei pezzi, ricordi, suggestioni e immagini. Sicuramente questo disco ha per me molti significati il cui filo conduttore si traduce in un concept, se vogliamo, ma ho sempre amato l’idea di renderlo interpretabile.
Nel tuo album si fondono generi apparentemente molto diversi. Come descriveresti il tuo processo creativo nel combinare queste diverse influenze musicali?
Come dicevo, il processo creativo è stato molto libero, ma con un’idea stilistica e sonora iniziale ben precisa. Uno dei primi brani che ho scritto e prodotto è stato Porta Pia. Quando l’ho pensato, avevo già in mente quel “bassone” elettronico, quel minimalismo, quei suoni… Nella mia testa, in generale, avevo voglia di fare qualcosa che fondesse l’elettronica con l’acustica, che implementasse soundscape e che desse spazio alle sezioni strumentali quanto a quelle cantate. Poi, nel corso della scrittura del disco intero, mi sono anche lasciata sorprendere.
Nell’outro di Porta Pia fai riferimento alla meteoropatia. Quanto il tuo mood del momento influenza la tua scrittura?
La mia scrittura è totalmente influenzata dal mio umore! Per me la musica è profonda espressione, quindi non c’è cosa che scriva che non sia connessa alle mie emozioni, ai miei pensieri. Spesso mi lascio trasportare da essi ed è lì che emergo- no le idee migliori. Poi, devo ammettere che mi piacciono il clima mediterraneo e le belle giornate, quindi sì… quando il tempo non mi sorride, alla lunga, come tanti di noi, patisco un po’.
In Panorama Olivia non ci sono featuring, ma per realizzarlo hai collaborato con molti artisti. Ci puoi raccontare chi c’è, oltre ovviamente a te, dietro la realizzazione di questo tuo debutto discografico?
Le collaborazioni maggiori sono state con Filippo Temperini e Alessandro Casagni, con cui ho co-prodotto alcuni brani del disco. Specialmente lavorare con Filippo, in arte Tenp, è stato molto coinvolgente. Lui ha una testa geniale e la nostra collaborazione è iniziata in modo molto semplice e organico. Poi ci sono musicisti che hanno registrato e di cui sono molto fiera: Antonio Falanga alle chitarre di Porta Pia e Come vuoi, Stefano Rossi nel basso finale di Come vuoi, lo stesso Alessandro Casagni alle batterie e Danny Branzini sul finale esplosivo di Tardi.
La cover dell’album è un bel gattone. Perché?
Volevo trovare qualcosa di minimale ma incisivo: qualcosa che potesse diventare un simbolo di riconoscimento. Da bambina ho sempre amato La Carica dei 101 e quindi i dalmata, semplicemente li adoro. Non so come ma mi è balenata l’idea di far disegnare un puma – dal mio cognome – col pelo da dalmata: quel che ne è uscito fuori è una sorta di ghepardo. Poi il disco – anche per il titolo – ha un animo felino. Sono molto felice della copertina e orgogliosa di George Rutledge, che ha curato tutto l’aspetto grafico del progetto.
So che hai lavorato anche alla colonna sonora di un film. Ci puoi svelare qualcosa in più su questo progetto?
Il film si intitola Quasi a Casa ed è un’opera prima scritta e diretta da Carolina Pavone, prodotta da Sacher Film, Rai Cinema, Vivo Film, e vede come principali protagoniste Maria Chiara Arrighini e Lou Doillon. Ho profondamente amato lavorare con Carolina e, inoltre, sento molto vicina la storia che viene raccontata. Il film è pieno di musiche sia diegetiche sia extra, e presto uscirà anche un disco con la colonna sonora.
Quali sono i tuoi riferimenti, siano essi letterari o musicali?
Non direi di avere particolari riferimenti per la scrittura dei testi, il tutto avviene in maniera molto libera e spontanea. Posso dire che sicuramente il mio gusto e quindi forse anche il mio modo di scrivere sono frutto dei miei ascolti: tanta mu- sica di origine afroamericana, musica brasiliana, e qualcosa anche di cantautorato italiano. I testi italiani che amo di più sono quelli di Mogol con Battisti.
Della tua collezione di vinili, ce ne diresti tre che non possono certamente mancare nella tua valigetta da dj?
Sicuramente due posti sono per Luar di Gilberto Gil e Mauskovic Dance Band. E poi Cerrone’s Paradise di Cerrone.
Oltre ai tuoi stilosissimi cappellini, che rapporto hai con la moda?
Molto blando. Ho dei gusti ben precisi e so cosa mi piace, ma non la seguo molto. Detto ciò, mi piacerebbe molto approfondire!
Mentre parliamo, sei in tour con il tuo album. Come sta andando finora? Come è stato il feedback del pubblico?
Molto bene! Sono felice di vedere come la musica prenda forma attraverso luoghi e persone diverse. Sto ricevendo molto amore e ne sono grata. Poi sono accompagnata da musicisti e persone meravigliose a cui voglio molto bene. Quindi, mi sento molto fortunata.
Nella foto in alto: Coca Puma
Quest’intervista è stata pubblicata su WU 127 (settembre 2024)
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