IN CRESCITA VERTICALE
A dispetto degli ostacoli, il futuro dell’agricoltura verticale in Italia appare decisamente verde, anche grazie ai vantaggi in termini di efficienza, sostenibilità e sicurezza alimentare. E le aziende del nostro Paese cominciano a guardare oltre confine
di Marco Agustoni
Le file di piantine disposte su più livelli all’interno delle strutture produttive di realtà come The Circle e Planet Farms rappresentano un’ottima metafora dello stato dell’agricoltura verticale in Italia, che al momento si trova ancora allo stadio “di germoglio”, ma è pronta a intraprendere una crescita impetuosa.
I principali intoppi, al momento, sono di carattere legislativo e burocratico, con normative inadatte a inquadrare le tecnologie e le metodologie messe in campo da aziende spesso dinamiche e innovative. Ma i vantaggi sono tanti e sembrano spianare la strada verso un florido futuro. Non hanno dubbi in proposito presso l’azienda romana The Circle, secondo cui «l’agricoltura verticale consente una riduzione drastica nel consumo di suolo: nello spazio in cui tradizionalmente si coltiverebbe una singola insalata, noi riusciamo a farne crescere dieci». Questo grazie appunto allo sviluppo verticale di strutture come torri o pareti attrezzate su cui sono coltivate le piante.
E non si risparmia solo suolo, ma anche acqua, grazie agli accorgimenti tecnici dell’idroponica o, come nel caso di The Circle, dell’acquaponica. Questa consiste nella coltivazione di piante abbinata all’allevamento di pesci che arricchiscono l’acqua di sostanze nutritive derivanti dai loro scarti organici, previo il passaggio in un biofiltro; l’acqua con cui le piante sono nutrite viene poi di nuovo messa a disposizione dei pesci, “chiudendo così il cerchio” ed evitando così lo spreco di risorse importanti e preziose.
E i vantaggi non si esauriscono qui, come spiega Daniele Benatoff, CEO di Planet Farms, società con sede a Cinisello Balsamo: «Nel nostro caso siamo partiti dalla volontà di dare una risposta a un diritto che quasi nessuno di noi riesce a esercitare, cioè quello di sapere da dove viene il cibo che sta mangiando. Il nostro modello di vertical farming consente di produrre cibo sano e di qualità senza privarlo delle sue risorse. Grazie all’agricoltura verticale possiamo coltivare ovunque e possiamo farlo tutto l’anno, seguendo un modello di auto-sostentamento consumer driven indipendente dalle variabili climatiche, economiche e sociali».
Tracciabilità del cibo, accorciamento della catena distributiva e protezione da meteo avverso. A questi pro si aggiungono, come sottolineano da The Circle, anche benefici sotto il profilo della sicurezza alimentare: «La coltivazione fuori suolo elimina i rischi derivanti dalla contaminazione da metalli pesanti o altri inquinanti». Ovviamente ci sono anche dei limiti, per esempio per quel che riguarda le varietà di vegetali che è possibile coltivare in strutture verticali. Per quanto riguarda The Circle, la produzione coinvolge soprattutto le cosiddette baby leaf, ovvero insalate a foglia tenera perché raccolte quando ancora giovani, e le aromatiche, ma accanto a un “menù fisso” di specialità è sempre in corso una fervida sperimentazione stagionale. Simile il discorso per Planet Farms, con un occhio di riguardo a ricerca e sviluppo: «Produciamo insalate teen leaf e basilico, ma guardiamo oltre. Per esempio abbiamo ottenuto ottimi risultati con colture strategiche quali caffè, cotone e lino, che hanno tempi di produzione, lavorazione e trasporto molto lunghi e risentono fortemente delle conseguenze dei cambiamenti climatici. L’obiettivo è allargare il campo d’azione anche ad ambiti differenti da quello alimentare».
Nulla vieta, inoltre, di estendere le tecniche produttive del vertical farming
a piante come fragole o pomodorini, a patto di avere strutture adeguate e di tenere conto di fattori come peso del frutto e dimensioni delle radici.
Nonostante gli ostacoli incontrati lungo la via (talvolta anche di natura fisica, come nel caso dell’incendio che ha distrutto lo stabilimento di Cavenago di Planet Farms e ha costretto il brand a cambi strategici, con esiti paradossalmente positivi: lo stabilimento di Cirimido, paesino del comasco, è stato avviato sei mesi prima del previsto), l’orizzonte è decisamente
verde.
Le aziende che puntano sul vertical farming dovranno però essere in grado di coinvolgere i consumatori, facendo percepire in maniera facile e immediata quali sono i pro delle nuove tecnologie agricole. Il grande pubblico, dal canto suo, si sta dimostrando sempre più consapevole e attento a temi quali salubrità e sostenibilità dei prodotti alimentari. Viste le premesse, risulta allora naturale guardare ancora più in là, magari oltre confine, come Planet Farms che ha già “messo un piede” in Svizzera, ha in programma di costruire una vertical farm a Londra e prossimamente dovrebbe entrare, oltre che nel mercato britannico, anche in quello olandese e scandinavo. Da una manciata di piccoli semi, insomma, si può arrivare molto in alto.
Nella foto in alto: l’interno degli stabilimenti di The Circle
Dello stesso autore
Marco Agustoni
CONTENTS | 3 Ottobre 2024
SEPOLTI NELL’IPERNICCHIA
CONTENTS | 4 Luglio 2024
TUTTA UN’ALTRA BIRRA
CONTENTS | 24 Aprile 2024
LE CITTÀ SPUGNA CI SALVERANNO?
CONTENTS | 27 Febbraio 2024
CONNESSIONE IN CORSO
CONTENTS | 23 Novembre 2023
GYOTAKU: IL MARE SULLA TELA