NICOLAJ SERJOTTI – ME AND MY FRIENDS
Primo disco per il giovane artista della provincia milanese, concepito a stretto contatto con i due producer nonché amici Wuf e Fight Pausa. Un debutto in grande stile, condiviso con le persone con cui ha mosso i primi passi nel mondo della musica
di Enrico S. Benincasa
Nicolaj Serjotti ha un nome d’arte che incuriosisce, è difficile carpirne l’origine senza il suo aiuto. «È tutto nato da un regalo per il mio 18esimo compleanno da parte dei miei amici», ci ha detto e, alla fine nella nostra chiacchierata, il tema dell’amicizia riapparirà più volte.
Il suo disco di esordio, Milano 7, è uscito lo scorso 27 novembre per La Tempesta/Virgin, le due label che hanno sposato questo progetto. A questo matrimonio però hanno partecipato a diverso titolo gli amici Wuf, Fight Pausa e Generic Animal, ma tutte le persone coinvolte nei vari aspetti – dalla grafica alle registrazioni – hanno un legame con Nicolaj Serjotti. Ma dove si trova Milano 7? Per chiarire ogni dubbio glielo abbiamo chiesto come prima domanda.
Milano 7 è il titolo del tuo primo album, ma anche il luogo da cui provieni: ci aiuti un po’ a capire dove si trova esattamente?
È una geolocalizzazione un po’ strana da identificare: Milano 7 è una zona del nuovo sistema tariffario dei trasporti della provincia di Milano, nella parte ovest. La mappa è divisa quasi per arrondissement e io vengo proprio da quello che oggi si chiama Milano 7. È la zona in cui sono cresciuto, è composta da una serie di piccoli paesini tra cui il mio, Busto Garolfo. Oggi rappresentano per me anche un centro di creatività, perché sia io, sia Wuf, sia i ragazzi che hanno curato le grafiche del disco disco, siamo tutti di queste parti.
Nel disco ci sono produttori, Wuf e Fight Pausa, fate parte tutti e tre di 2004 Sgrang e siete anche amici al di fuori dello studio e del palco. Come avete lavorato insieme?
Fatta eccezione per tre brani, di cui si è occupato della produzione solo Fight Pausa – Ottobre, Mitra e Pepsi Cola – abbiamo lavorato sempre a “sei mani”. È nato tutto da un ping pong continuo tra gli Ableton di Wuf e di Fight Pausa, ma ci siamo però anche incontrati varie volte per lavorare e condividere idee. Sono entrambi amici veri: con Wuf ci conosciamo dai primi anni di liceo, ci siamo avvicinati perché avevamo affinità di gusti musicali. Abbiamo lavorato assieme e abbiamo creato una nostra identità sonora. Dopo l’uscita dell’EP Oversized Thoughts nel 2018 siamo entrati in contatto Fight Pausa, aveva sentito quello che avevamo fatto e gli era piaciuto. Ci siamo subito trovati anche con lui: per dirti, la prima volta che siamo saliti in macchina insieme abbiamo messo su un pezzo dei Danger Incorporated, uno dei gruppi insieme ai Brockhampton che io e Wuf ascoltavamo di più in quel periodo, e lui lo sapeva a memoria. È venuta quasi spontanea l’idea di fare qualcosa insieme.
Quando avete iniziato a lavorarci?
Le prime versioni di questi pezzi risalgono a settembre 2018, ma ce ne sono alcuni, come Latitudine, a cui abbiamo cambiato il beat almeno tre volte. Il disco lo abbiamo chiuso la scorsa estate, poi c’è stato il coinvolgimento de La Tempesta Dischi e Virgin e ora siamo riusciti finalmente a uscire.
L’altro ospite/amico presente nel disco è Generic Animal, che ti “restituisce il favore” di Alveari, il pezzo che avete fatto assieme per il suo ultimo disco Presto, con il suo contributo in Ottobre. Perché avete scelto proprio questo brano?
Tutto è nato dal fatto che avevamo queste due strofe – che poi sono diventate Ottobre – per le quali non trovavamo il ritornello giusto. Abbiamo chiesto una mano a Luca perché pensavamo fosse il modo migliore per risolvere il tutto e così è stato. Sono contento perché sin dall’inizio desideravo avere una sua presenza nel disco e abbiamo trovato la situazione giusta.
In Latitudine c’è una frase che oggi suona purtroppo anacronistica, «Scrivo ad Enrico per andare al Biko e ci andiamo anche se non sappiamo chi suona». L’hai scritta ovviamente pre pandemia, ma oggi quanto ti manca la possibilità di andare a sentire un concerto e, soprattutto, di salire su un palco?
Quella barra l’avrò scritta nel 2018: era un periodo in cui andavamo spesso al Biko con Enrico (Bondi, sound engineer con cui Nicolaj ha registrato il disco, NdR) e ci abbiamo visto artisti fantastici come Alfa Mist e Mndsgn, giusto per citarne due. Concerti di nicchia ma di gusto come l’ultimo che ho visto, Quelle Chris: eravamo in 17 ma ha fatto uno show incredibile. Spero di rivivere presto quei momenti e, come tutti gli artisti, ho una gran voglia di suonare e di portare questi pezzi dal vivo.
Colpa mia è la canzone che chiude il disco. È stato difficile scegliere l’epilogo di Milano 7?
Colpa mia è il pezzo che ci sembrava fosse la migliore conclusione di Milano 7. Parla della necessità di assumersi la propria responsabilità, del rendersi conto che possiamo essere al centro del nostro mondo ma dobbiamo ricordarci che poi confina con quello degli altri. È nata senza essere l’ultima, ma lo è diventata.
Al suo interno ci sono due rime in due momenti diversi della canzone che, se messe vicino, fanno uno strano effetto: «Ma io so cominciare e smettere di piangere a comando / Tanto che a volte davanti allo specchio / Nemmeno io credo del tutto a quello che mi sto raccontando» e «Voglio solamente diventare il Donald Glover italiano / Ridi, ridi, dammi una decina di anni poi ne riparliamo».
Sono due facce della stessa medaglia, alla fine. La prima si riferisce a una situazione generale di incertezza, alla mia capacità di decidere in che mood sono e di andare in una direzione piuttosto che in un’altra, una cosa che a volte mi fa sembrare tutto strano. La frase su Donald Glover è un po’ un’iperbole, rappresenta il mio desiderio di esplorare artisticamente. Poi non so nemmeno se lo voglio diventare, senz’altro voglio essere il Nicolaj Serjotti italiano (ride, NdR).
Abbiamo parlato di praticamente tutti gli “attori” coinvolti in questo disco ma ne manca uno, Enrico Molteni de La Tempesta Dischi. Com’è andato il vostro primo incontro?
Con lui ci siamo subito trovati. Il nostro incontro è stato molto tranquillo e spontaneo, è un’etichetta che mi piace per la sua apertura artistica e per le scelte che ha fatto nel corso degli anni. A lui è piaciuto il progetto, a me faceva piacere essere in quel roster, è stato tutto molto fluido. È stato di estremo aiuto per farmi capire come funziona questo mondo, ero “a zero” su tutto.
Ti ha dato qualche consiglio in particolare?
A livello artistico è stato molto aperto e ha accettato quello che gli abbiamo proposto, così come ha fatto anche Virgin. Mi ha dato un altro importante consiglio: di ricordarmi che il miglior manager dell’artista è l’artista stesso.
Intervista pubblicata su WU 105 (dicembre 2020 – gennaio 2021). La foto in alto di Nicolaj Serjotti è di Christian Kondic
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