COURTSIDE CANDY
Un nuovo libro rende omaggio all’universo del basket. Pagina dopo pagina si scopre come la pallacanestro ispiri la creatività, superando il perimetro del campo ed entrando a pieno diritto in murales, collezioni moda e design, fotografia e architettura urbana
di Marzia Nicolini
Non chiamatelo solo sport. Quando si parla di basket ci si riferisce a un intero universo, nel quale entrano elementi quali il sogno americano e le storie di rivalsa sociale (se vuoi, puoi), l’hip hop, le jersey oversize, le sneakers divenute cult, le fascette di spugna e i murales. Insomma, il basket non è solo parquet lucidi, cronometri e tabelloni. A ricordalo è il nuovo maxi libro fotografico e di storytelling Courtside Candy. The Culture and Influence of Basketball. Pubblicato da Gestalten, non è un tradizionale libro sul basket, ma un viaggio dentro tutto ciò che la pallacanestro ha saputo ispirare.
Più che una cronaca sportiva, Courtside Candy si pone come una vera e propria mappa culturale e visuale. Si passa dalle periferie di Kigali agli atelier di New York, da monasteri tibetani trasformati in campi da gioco alle passerelle di Parigi. Il pallone a spicchi non è più solo un oggetto da passare, ma diventa materia prima per opere d’arte, strumento educativo, piattaforma creativa. Curato da Ben Osborne, direttore di “Slam Magazine”, il volume raccoglie oltre 60 progetti che raccontano il basket come linguaggio visivo, sociale e progettuale. C’è Andrea Bergart, artista newyorkese che realizza borse e capi partendo da palloni usati, e Rita Balta, fondatrice di Bal Designs, che trasforma la memoria collettiva lituana in accessori fashion upcycled. C’è Eric Treillard, designer francese che ha ideato un kit da basket portatile per convertire spazi inutilizzati in cortili temporanei: dentro un carrello simile a quello per la spesa ha inserito palla, canestro, luci, altoparlanti e borraccia. Un gesto di design che ridisegna il tessuto urbano, rendendolo accessibile.

foto di Maddy Tallas da ‘Courtside Candy’ di Gestalten (2025)
Le immagini più poetiche arrivano da Wenpeng Lu, fotografo franco-cinese che si è occupato di documentare l’incontro tra architettura e movimento sul celebre Pigalle Court: corpi in volo, ombre nette, geometrie scomposte. Oppure dall’artista An Rong Xu (presenza fissa sulle pagine del “The New York Times”), che ha immortalato il gioco del basket a 3.200 metri d’altitudine in Tibet, tra monaci, bambini e panorami mozzafiato.
Il libro di Gestalten testimonia la capacità del basket di trasformare le realtà più dure e ostili. Vedi la testimonianza del fotografo Chris Cardoza, il quale ha seguito l’organizzazione Shooting Touch in Rwanda, raccontando con i suoi stati come i campi costruiti accanto a ospedali e biblioteche siano divenuti luoghi di aggregazione e istruzione, nei quali lo sport diventa parte dell’infrastruttura sociale, oltre che prezioso elemento di evasione. Stesso spirito alla Antetokounmpo Academy di Atene, fondata dalla stella NBA Giannis e dai suoi fratelli: corsi gratuiti per giovani dai 10 ai 17 anni, laboratori e mentorship che vanno oltre i confini del campo.
Ma Courtside Candy si muove anche tra arte e storia. C’è Round21, startup che ha collaborato con le fondazioni Basquiat e Haring per produrre palloni da collezione, o Paul Pfeiffer, artista concettuale che ha usato immagini della NBA per interrogare lo spettacolo sportivo come costruzione mediatica. Da citare la scultura ceramica di Brock DeBoer, i quadri di Michael C. Thorpe, i collage surreali di Devin Liston, il design grafico di Studio Feixen nella campagna Bring Your Game per Nike. Tutti progetti creativi uniti dallo stesso principio: rendere il campo da basket una vera e propria tela.

Giannis Antetokoumpo durante il suo camp, foto di Jorge Espinosa da ‘Courtside Candy’ di Gestalten (2025)
E poi, la moda. Dopo l’introduzione di un dress code più rigido nella NBA del 2005 (nato per disciplinare un’estetica troppo legata all’hip hop), i giocatori hanno trasformato l’obbligo in affermazione. Shai Gilgeous-Alexander, giocatore dei Thunder, è oggi su “GQ” e alle sfilate, così come Russell Westbrook, spesso di fianco anche ad Anna Wintour. Ci sono canali come LeagueFits che documentano i look dei giocatori nel tunnel walk pre partita, e collaborazioni degli stessi con maison come Louis Vuitton stanno definendo un nuovo lessico stilistico.
Il libro firmato da Gestalten racconta anche questa trasformazione, attingendo a rare immagini d’archivio, commenti e confronti tra generazioni. Quel che è certo è che, di anno in anno, il basket è diventato piattaforma narrativa, dispositivo di racconto. Non si tratta di glorificare lo sport, ma di mostrarne le sue inedite ramificazioni. Ogni fotografia, ogni progetto, ogni reinterpretazione presente in Courtside Candy rivela quanto la pallacanestro sia ormai un linguaggio visivo di carattere universale.

foto di Chris Cardoza da ‘Courtside Candy’ di Gestalten (2025)
I canestri ridipinti, le borse, i murales, le iniziative educative, i ritratti di strada, i campi ricreati in aree di guerra e povertà: tutto convoglia verso un’idea condivisa di comunità, stile, espressione. Il campo non è solo un rettangolo: è uno spazio che accoglie, restituisce, amplifica. È un luogo dove design, arte e cultura urbana trovano un punto di contatto. Per chi vuole capire cosa succede oggi quando un gioco diventa gesto, estetica, costruzione collettiva, questo libro è una chiave d’accesso potente e inattesa. Forse la frase che meglio sintetizza il senso del basket è, nello stesso volume, l’artista afroamericano Michael C. Thorpe: «Il basket, alla fine, è come il jazz. È improvvisazione, è ritmo, è memoria. È il modo in cui ci muoviamo insieme nello spazio».
Articolo pubblicato su WU 132 (giugno 2025)
In alto: foto di An Rong Xu da ‘Courtside Candy’, di Gestalten (2025)