12H, LA PLAYLIST DEL 14 APRILE
12H è una playlist con i pezzi più interessanti usciti negli ultimi giorni, perché ci sono sempre nuove e belle canzoni da ascoltare
di Carlotta Sisti
Anche in zona arancione, avremmo bisogno di cose decenti da guardare in tv. E invece il destino cinico e baro ci sta mettendo a dura prova su tutti fronti, compreso quello della monnezza su piccolo schermo. Tanto per capirci, in questa cloaca di serie mostruose e film mediocri (e qui mi riferisco a tutto ciò che è disponibile in modo legale, so bene anche io che esiste un altrove, ma per quello sentiamoci in privato) la never ending story di Amici di Maria De Filippi, con quel mix di trash, psicodramma, Arisa, lacrime, luoghi comuni così rassicuranti, così insopportabili, risulta persino piacevole.
Posto che Maria De Filippi penso racchiuda in sé qualcosa di mistico così come qualcosa di diabolico, il suo talent è una specie di pungiball per radical chic, che su di esso possono impunemente riversare ganci e montanti di scherno e fastidio, ma che da lì, alla fine, non si smuovono, e anche se in pubblico (cioè sui social) commentano il piano vaccinale, Calenda nuovo alleato del femminismo, il discorso alla nazione di Draghi, sotto sotto rimuginano su come sia possibile che Lorella Cuccarini sia identica a trent’anni fa.
Ma dicevamo delle brutture: pare, infatti, che autori, registi, sceneggiatori, produttori soprattutto delle serie tv, che mi piacerebbe tornare a chiamare telefilm (anche perché stanno per cominciare le riprese del nuovo Friends che nessuno ha mai chiamato “serie”) non sappiano più lavorare di sottrazione, ma che, anzi, trovino indispensabile gettare nel calderone della trama tutto, illudendosi che sia una buona idea. Vi dò una notizia: non la è. Al contrario, è qualcosa che tendenzialmente scatena rabbia e frustrazione, se non peggio, e qui farò un nome ed un titolo, perché se lo meritano, perché hanno giocato sporco, perché, a mio parere, hanno fatto qualcosa di non etico.
Facciamo che la risolviamo in poche righe: la serie è Them, è uscita qualche giorno fa e prometteva di essere un horror stile Get Out/Us di Jordan Peele, ed essendo questi due dei miei film preferiti, ed essendo io fan del genere, mi ci sono buttata. Tutto era ok, fino a che non hanno deciso di spingere sul trauma porn, così di botto, senza che ci fosse una necessità narrativa, senza mettere un disclaimer sufficientemente esplicativo di ciò che si stava per vedere, sbattendoti in faccia un episodio 5 che è per me è stato letteralmente insostenibile e che mi sta ancora inquinando la testa. E non solo a me, dato tantissimi hanno parlato di “danno psicologico” e davvero non mi pare un’esagerazione. Ma soprattutto: se scelgo di vedere l’ultimo di Lars Von Trier faccio una scelta precisa e so perfettamente a cosa sto andando incontro, mentre in Them l’indicibile arriva a tradimento, e questo penso che sia una bastardata e li odio per questo, se odiare, ora che siamo suscettibili come non mai, è un termine ancora lecito.
Meno male che Amici c’è, e meno male che la saga dei reali d’Inghilterra continua. Spiace, ovviamente, per Filippo, che comunque aveva quasi cento anni, vissuti, azzardo, non così miseramente, ma quella che è la vicenda più divisiva, anche se riassumibile grossomodo in «la platea europea percula Meghan e le dà della bugiarda/falsa/arrivista, quella americana va in visibilio per il suo coraggio», continua ad appassionarci. Ora la questione che che si è dovuta porre la moglie di Harry, duca di Sussex, era prettamente morettiana: mi si nota di più se vado o se non vado?
Alla fine non è andata. Harry sì, ci mancherebbe, e anche se lui non parla più né a suo padre né a suo fratello, che loro sì che sono rimasti accanto a nonna Betta, mica come lui che ha pure un filo di abbronzatura losangelina in contrasto con i loro volti pallidamente nobili, stiamo comunque discutendo di lei. Non oso immaginare la gioia degli sceneggiatori di The Crown, loro sì, maestri dell’arte quasi perduta della sottrazione. A questo punto, come sempre in 12H, lasciamo spazio alle cose solo belle di quest’ultima settimana, e cioè le nuove uscite musicali che ci hanno fatto dimenticare tutto il resto, tranne la Cuccarini, la Dorian Gray del secondo millennio.
IL RISVEGLIO: ‘ORA VORREI’ DI MAGGIO
Maggio ci ha dato l’assist perfetto, citando una delle meraviglie del creato che è il cappuccino, e noi non l’abbiamo ciccato, per cui eccolo qui, a darvi il buongiorno, qualunque sia l’ora del vostro risveglio. Un pezzo, questo costruito sulla strumentale nervosa e guizzante di Tanca, che mi avrebbe fatto comodo qualche notte fa, quando ho sbagliato a mettere la sveglia, schiacciando 4 al posto di 7, e vi lascio immaginare le conseguenze. Sta di fatto che il collettivo Klen Sheet ha sempre qualcosa di originale da dirci sul presente, e non è poco, proprio per nulla.
LA PAUSA CAFFÈ: ‘GOCCE’ DI PICCOLO
Ci sono discussioni infinite, in questo periodo, intorno alla questione se abbia senso o meno parlare ancora di generi musicali. Il tema non mi ha mai granché appassionata, e per questo mi sono tenuta alla larga dalle stanze di Clubhouse in cui voleva sviscerare chirurgicamente la tematica, però ammetto che quando incontro uno come Piccolo la difficoltà di definirlo mi prende in contropiede. Gocce è il primo lavoro da solista di questo ragazzo di Empoli, che finora aveva prodotto musica insieme al suo collettivo 44DELUXE, ed è un pezzo che direi essere pop se pop non volesse dire tutto e niente. Di fatto, è una canzone che si apre con delle tastiere anni Ottanta, di quelle happy, e continua dicendo, con sotto un basso sempre molto Ottanta e una voce molto bella e molto attuale, «entrerò in uno specchio solo per trovarmi / E se non dovessi tornare indietro non aspettarmi». Tutto giusto, all’insegne del genere fluid.
PRANZO: ‘QUANDO TUTTO DIVENTÒ BLU’ – ‘MALE/BENE’ FEAT. ILARIUNI
Quando tutto diventò blu è una graphic novel di Alessandro Baronciani, uscita nel 2008 e ritornata in libreria nel giorno del Blue Monday 2020, e cioè il 20 gennaio di un anno fa, grazie a Bao Publishing. La storia a fumetti racconta l’avventura di Chiara, che si trova ad affrontare un periodo “blu” della sua vita tra ansia e attacchi di panico. Ora la graphic novel è nel pieno sua terza vita (la seconda sono stati una serie di concerti a fumetti) che è un album, di cui questa prima eterea, poi cazzuta, sempre struggente Male / Bene è il secondo singolo. Il disco, con nove pezzi inediti scritti da Corrado Nuccini e Alessandro Baronciani uscirà il 7 maggio per La Tempesta e intorno c’è moltissima curiosità. Intanto, però, possiamo goderci Male / Bene, cantata da Ilariuni, voce iconica dei Gomma, che abita perfettamente il sound e gli dà la giusta dose di disincanto ed eleganza.
APERITIVO: ‘CREDO CHE TRA UN PO” DI WHITEMARY O ‘FRESIA MAGDALENA’ DI SOFIA KOURTESIS
Whitemary è una creatura geniale che ha il dono di saper fare mille mila cose, tutte, lo si capisce, con pari passione e zero voglia di stare a scopiazzare idee altrui. Il video che vedete qui sotto, dunque, lo ha girato, montato ed editato lei, e mi sta piacevolmente ossessionando la testa con il suo «credo che tra un po’ mi metto ad urlare», aka il manifesto perfetto per questo anno e mezzo di pandemia. Sofia Kourtesis, invece, ha fatto il disco che vorrei suonare dall’inizio alla fine in un dj set, un disco che gronda stile, che sa del suo nativo Perù anche se lo racconta attraverso l’house agrodolce di cui è maestra.
PRIMA DI ANDARE A DORMIRE: ‘LA CITTÀ SI SVUOTA’ DI THOMAS COSTANTIN O ‘E FINISCO PER AMARTI’ DI MOTTA
Thomas Costantin ci parla di desideri e paure, sostanza di cui sono fatte le notti, che alternano questi due elemento, talvolta facendo primeggiare l’uno, talvolta l’altro, e ci parla di città, del loro mutamento e del nostro mutamento. La sua scelta di proseguire con l’italiano, dopo il “pilo” di Berlin è un’operazione riuscita grandiosamente, e che in questa La città si svuota trova la conferma di una scrittura vivida ed ispirata, proprio come il video, che uccide il minimalismo (mai amato) e ci catapulta dentro un mondo di creature fantastiche, con, ça va sans dire, l’omaggio preannunciato dal tesser, a San David Bowie, patrono di tutti i mutaforme. Francesco Motta lo aspettavo da un pezzo, ed è finalmente tornato con E finisco per amarti che, invece, finisci per canticchiare tutto il giorno. Non posso spoilerare nulla di nulla, che il disco uscirà il 30 aprile, ma, e spero che non mi cazzino, vorrei solo dire che dentro ci sono delle canzoni di una bellezza da piangere, ecco, fine, ciao.
BONUS INSONNIA: ‘GASLIGHTING’ DI GINEVRA NERVI
Ginevra Nervi ha un rapporto così viscerale con la musica elettronica che tutto quello che compone sembra già pronto per essere suonato nei più importanti festival del mondo, se i festival ci fossero ancora. Questo pezzo m’ha colpita dal titolo, che è Gaslighting, ovvero una forma di manipolazione psicologica violenta e subdola nella quale vengono presentate alla vittima false informazioni con l’intento di farla dubitare della sua stessa memoria e percezione. E in effetti qui l’atmosfera qui è dark, nebbiosa, densa, come se Ginevra ci volesse accompagnare in un luogo sinistro, ma tenendoci per mano.
Nella foto in alto: Thomas Costantin, foto di Camilla Glorioso
Clicca qui per la playlist di settimana scorsa
La playlist 12H di WU curata da Carlotta la trovate anche su Spotify, qui sotto il player
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