I LIBRI DI WU – LA CARNE, EMMA GLASS
Un esordio che ci consegna la fondatrice di un orrore empirico e carnale poco conosciuto nella letteratura contemporanea anglosassone
di Orazio Labbate
La carne di Emma Glass (il Saggiatore, traduzione di Franca Cavagnoli) è un romanzo splendidamente angoscioso che si legge, in realtà, come una lunga e paradossale confessione terrorizzante. È dura catalogare il lavoro della scrittrice gallese, ma non è per questo difficile considerare la sua voce una specie originalissima (fatta di maggiore carnalità) di quell’horror umoristico alla Shirley Jackson.
La prosa di Emma Glass gode, però, di un ritmo fatto “a pezzetti” come se l’espressività fonetica e cadenzata del fraseggio esprimesse al meglio i tormenti della protagonista, il cui nome è Peach. Crede di essere inseguita, pedinata, ammorbata da un uomo salsiccia. La probabile personificazione del suo incubo di vegetariana. Una sorta di mostro-emblema del carnivoro, dunque della terribile abbondanza e del disgustoso consumo della carne. Ma non è soltanto la limpida allegoria, il simbolismo istantaneo, a trionfare nel romanzo, è semmai la consistenza realistica di tale mostruosità che insidia la vita di Peach. La insidia a tal punto da inserirsi puntualmente durante le routine più basilari al fine di disintegrare barlumi di razionalità e serenità nella ragazza.
“Si regge al lampione con le dita, viscide salsicce. Dondola. Salsicce pendule. ‘Devo chiudere gli occhi. Devo aprire gli occhi’. Il suo corpo lungo, grosso, sobbalza avanti e indietro. Avanti. E. Indietro. Dondola. Salsicce dondolanti. Dondolanti braccia a pistone. ‘Devo battere forte le palpebre’. Grosso. Grasso. Ha la bocca aperta. Vedo il fumo fuoriuscire dal pertugio nella pelle. Nella faccia. La sua faccia. Non ha una faccia.”
È proprio sulla scorta di una sorta di empirismo dell’orrore trasmessoci dalla Glass – attraverso altresì un linguaggio esuberante e psichicamente aggressivo -, che La carne non può fare a meno di incuriosire e prendersi un posto peculiare nell’ambiente letterario moderno in cui la paura si manifesta realisticamente accettando mostruosità nella vita di tutti i giorni. E se proprio volessimo avvicinarla alle voci di altri suoi colleghi, oltre alla Jackson, non esiterei nel citare Peter Straub e Robert Bloch per come Emma Glass trasforma l’azione irrefrenabile della trama in purissimo orrore quotidiano da cui non possiamo avere scampo.
“Dondola appeso al lampione. Mi fa un cenno con il braccio a salsiccia. Muove le dita a salsiccia. Pelle unta lucente nella luce arancio. Le lunghe gambe a salsiccia scivolano lungo il selciato. Grosse. Grasse. Dondolanti. Dondolano. Dondola. No.”
VOTO: 7,5/10
La carne
autore: Emma Glass
editore: Il Saggiatore
pagine: 115
prezzo: euro 17
Precedentemente su ‘I libri di WU’:
‘La luna di miele di Mrs. Ripley’ di Shirley Jackson
‘Quando abbiamo smesso di capire il mondo’, di Benjamin Labatut
‘Il nipote di Wittgeinstein’, di Thomas Bernhard
‘La scrittura del disastro’, di Maurice Blanchot
‘L’altro’, di Thomas Tryon
‘Traffici con l’aldilà’, Alfred Goblin
‘La quercia di Bruegel’, Alessandro Zaccuri
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