DELLACASA MALDIVE – ON MY OWN
Il secondo disco del progetto Dellacasa Maldive si intitola ‘Sale rosa’ ed è stato sviluppato da Riccardo Dellacasa tra Parigi, Milano e il Veneto
di Enrico S. Benincasa
È «stanco ma felice» Riccardo Dellacasa, come quando si torna da una serata dove si è ballato e cantato. Sale rosa è il secondo album di Dellacasa Maldive, «progetto-solista-con-band», (cit. Carlo Pastore) che mira proprio a far ballare e cantare. È un disco nato tra Parigi, Venezia e Milano, qui il pop si mischia con ritmi ballabili, la chitarra c’è ancora e convive senza problemi con tutto il resto, anche con le parti parlate che caratterizzano i brani. Per questa uscita Riccardo “si è messo in proprio” curando anche la parte tecnica, una sfida che lo ha messo anche davanti a scelte artistiche non sempre facili. Ma, ascoltando Sale rosa, questo confronto con se stesso è stato un bene per il risultato finale.
Com’è andata la lavorazione di Sale rosa?
È un lavoro durato un anno e mezzo, che ho fatto da solo. Ho appreso cose che non pensavo avrei mai dovuto imparare, ovvero la parte più tecnica di questo mondo. È stato complesso, ho dovuto studiare ma sono contento di essere arrivato in fondo a questa sfida che mi ero posto. Il lavoro più difficile è stato proprio sdoppiarsi: da una parte il lato artistico, dall’altro quello più tecnico. L’uscita del disco è stata comunque una liberazione, quel bagaglio di immagini e suoni che erano nella mia testa sono fuori e sono molto più sereno e libero di concentrarmi sul live e sul futuro.
Dopo l’intro, Sale rosa si apre con Sto perdendo me stesso dove troviamo anche il contributo di Max Collini. Come sei entrato in contatto con lui?
Lo scorso inverno mi sono messo a lavorare su un’idea di brano basata su una nota di basso e con delle pause. Il testo è venuto fuori subito, parla di quel senso di smarrimento che ho provato nella mia esperienza a Parigi. Lo spoken word si prestava particolarmente allo scopo e, quando si parla di un pezzo così su una base elettronica, il riferimento agli Offlaga Disco Pax è spontaneo. Allo de La Valigetta (la label di Dellacasa Maldive, NdR), tramite amici comuni, è riuscito a fargli avere la demo. Negli stessi giorni ho condiviso con Max una foto di un concerto degli Offlaga di otto anni fa e ho iniziato a parlarci via DM. La demo gli è piaciuta e ci siamo messi a lavorare insieme a quella che è poi diventata Sto perdendo me stesso.
Offlaga Disco Pax: come li hai conosciuti?
A 14 anni guardavo spesso Qoob, poi diventata Flux, e Robespierre la beccavo sempre. È stato il mio primo contatto con loro, ma anche con altri gruppi come gli Amari o gli stessi Arctic Monkeys. Diciamo che quel canale mi ha fatto scoprire tante cose.
Sale rosa è un disco concepito e registrato tra Parigi, la tratta Milano-Venezia della A4 e, rimanendo sull’asfalto, la Milano-Laghi. Hanno qualcosa in comune questi luoghi?
Eh, difficile rispondere. Hanno tutti un loro dinamismo, sono posti dove si lavora tanto, dove se vuoi puoi trovare la tua realtà. Poi è indubbio che ci siano delle differenze sostanziali, ma qualche tratto in comune ce l’hanno.
Cosa ha dato Parigi a questo disco?
Lì ho trovato, musicalmente parlando, la dimensione che cercavo. C’è una scena dove il pop strizza l’occhio alla dance, dove si fa la musica che voglio fare, quella da cantare e da ballare. Mi ha avvicinato a quella scena e ho cercato di fare ricerca, di andare ai concerti, almeno prima che ci fosse il virus.
Pedalini, nel ritornello, lo sintetizza bene.
Sì, ma oltre Pedalini penso lo facciano anche Sto perdendo me stesso e VSSFAA, gli ultimi brani a essere stati chiusi e concepiti quando la musica dal vivo non si poteva fare. E per me, sia da musicista sia da ascoltare, quella è sempre stata la situazione migliore per vivere la musica. Quella che crea la magia, che ti fa stare stanco ma felice, come dico proprio in Pedalini.
Quando vedremo questo Sale rosa suonato dal vivo?
Dopo la presentazione del 19 dicembre all’Arci Bellezz,a l’obiettivo è ricominciare il prima possibile a farlo nei club, per poi continuare a suonare tutta l’estate.
Intervista pubblicata su WU 111 (dicembre 2021 gennaio 2021). La foto in alto di Riccardo Dellacasa è di Andrea Squeo, style Greta Fumagalli. Nello scatto Riccardo indossa giubbino Hevò, polo Fred Perry, occhiali vintage
Dellacasa Maldive su IG
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