CINQUE FILM DA NON PERDERE DELLA BERLINALE 2023
La 73esima edizione della Berlinale si è appena conclusa: tra i tanti film presentati, ecco una selezione di cinque pellicole da recuperre da qui ai prossimi mesi
di Davide Colli
La 73esima edizione del Festival del Cinema di Berlino ha appena chiuso i battenti. Abbiamo selezionato cinque opere tra le più interessanti presenti nella vasta programmazione berlinese, dal Concorso ad Encounters, che vi consigliamo di recuperare. Ecco le nostre scelte:
LE GRAND CHARIOT
Orso d’Argento per la Miglior Regia a Philippe Garrel, che non abbandona lo spirito della nouvelle vague alla quale appartiene. La storia di una compagnia di marionettisti diventa un dramma famigliare dentro e fuori dalla finzione (Louis, Esther e Lena Garrel, tra i protagonisti, sono i figli del regista), che rifugge l’approccio del melodramma facile e ricattatorio per focalizzarsi su uno sguardo metatestuale sul ruolo dell’artista oggi e sul suo dovere, più o meno lecito, di portarsi sulle spalle l’eredità delle generazioni passate.
PAST LIVES
Past Lives l’ultimo fenomeno targato A24 ed è reduce dal grande successo ottenuto pure al Sundance Film Festival. L’opera prima di Celine Song vede il ricongiungimento di due ragazzi sudcoreani, separati in giovane età, con l’inizio di una nuova vita della famiglia di lei negli Stati Uniti. Una dramedy romantica misurata, che non eccede in un melenso filosofeggiare sul sentimento, ma si sofferma sull’impossibilità di una relazione dettata da un’intersezione culturale non ancora esente da frizioni nel panorama contemporaneo. La sottigliezza con cui tratteggia il riavvicinamento dei due giovani, con una questione sociale posta senza pesantezza, lo rendono dai prodotti nordamericani dell’annata da tenere d’occhio.
AFIRE
Afire ha vinto il Gran Premio della giuria. In questa sua ultima opera di Christian Petzold (Phoenix, Undine), tra i registi tedeschi più promettenti del panorama attuale, recupera la sua musa Paula Beer per confezionare un’opera insolita nella sua filmografia. Si tratta infatti di una commedia di gioventù estiva dentro la quale cresce progressivamente l’elemento tragico, come le fiamme che divampano nella foresta germanica del film. Il protagonista, scrittore in erba altezzoso e gelosamente attaccato al proprio operato, è chiamato a guardare oltre se stesso, per scoprire la vita attorno a lui a pari passo con lo spettatore, in un enigmatico quanto affascinante racconto.
MAL VIVER / VIVER MAL
Dittico di opere firmate da Joao Canijo, la cui prima parte ha vinto l’Orso d’Argento della Giuria. L’incredibile operazione da parte dell’autore portoghese indaga sulla natura del racconto e dell’atto di narrare per immagini nella settima arte di oggi. Sullo sfondo di un melodramma tragico (Mal Viver) e di una sequela di vicende più frivole e comiche (Viver Mal), sviscerati in una sola location, un albergo non collocabile geograficamente, i personaggi e le loro storie, come fantasmi che vagano senza meta, si incontrano, intrecciano e sovrappongono fino alla loro totale incomprensibilità. Esemplare gioco sul sovraccarico dei racconti e sulla labilità dei loro stessi generi, la vera (doppia) sorpresa del festival.
SUZUME
Ultima opera del divisivo regista dell’animazione giapponese Makoto Shinkai (Your Name). Dall’improbabile premessa di una storia d’amore tra una liceale e un ragazzo intrappolato in una sedia, lascito della madre di lei, Shinkai realizza il suo lavoro più completo, in grado di condensare l’iperstilizzazione dell’autore, ai limiti dell’astrattismo, con un racconto di personaggi tridimensionali e con radici fortemente ancorate al reale. L’intero film consiste in una sentita rielaborazione del trauma di Fukushima, una ferita ancora aperta per l’intera popolazione del Sol Levante, nelle vesti di un’avventura fantascientifica coinvolgente pur nella sua rivedibile durata.
Nella foto in alto: il cast di ‘Mal Viver’ alla Berlinale 2023
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