I MIEI MIGLIORI COMPLIMENTI – CON I NOSTRI TEMPI
Dopo un’assenza discografica durata qualche anno, IMMC sono tornati con il loro primo album ufficiale. Alcune cose sono cambiate rispetto al passato, ma nessuno meglio di Walter Ferrari ci può spiegare “cosa” e “come”
di Enrico S. Benincasa
Lo scorso 5 aprile è stato pubblicato I Miei Migliori Complimenti, il primo album omonimo di un progetto musicale che, da poco prima della pandemia, sembrava in uno stato che potremmo definire di “pausa”. In realtà, più che di uno stop, si è trattato di un tempo necessario per riordinare le idee. Walter Ferrari, che oggi condivide la responsabilità di IMMC con Filippo Rossi, dopo il successo della trilogia di EP di canzoni come Colazione da Gattullo, ha cercato nuovi stimoli ed evitato di percorrere strade già battute, come quella della “milanesità”, che avrebbero potuto pagare ancora. A lui la parola per raccontarci questa nuova fase de IMMC.
Il primo album de I Miei Migliori Complimenti è uscito il 5 aprile. Quali sono le tue sensazioni a distanza di un paio di mesi dalla pubblicazione?
Sono molto contento di essere tornato a fare musica, o meglio, a fare un disco, perché la musica, in realtà, non ho mai smesso di farla. In questi anni, semplicemente, ho messo un po’ in discussione il modo con cui la concepivo, perché con i IMMC siamo passati dal fare musica in cameretta con il pc a qualcosa di più “strutturato”. Il disco, infatti, lo abbiamo registrato io e Filippo (Rossi, NdR) con una band composta da musicisti che ci piacevano particolarmente: Frankie Bellani, (tastiere), Matteo Domenichelli (basso), Giorgio Conte (chitarre) e Marco Fugazza (batterie e percussioni). C’è un cambiamento a livello di scrittura, prima vivevo la mia vita e Milano, la mia città, in maniera più immersiva, cosa che si percepiva nei testi, ora mi sono un po’ staccato da questa visione, ampliando gli orizzonti e facendomi ispirare non solo da quello che ho più vicino. Mi piace interpretare e parlare di altri mondi, vivere questa parte quasi come fossi un attore. È più difficile e bisogna esercitarsi, ma con il tempo e la dedizione mi accorgo di come le cose vengano meglio e in modo naturale. L’intento, però, più che meramente migliorativo, è far sì che quello che produco artisticamente mi rispecchi come persona.
È stato un disco faticoso?
No, è stato lungo, ma non faticoso. La musica per noi una cosa importante ma non è il nostro lavoro principale, quindi per fare questo album ci siamo presi i nostri tempi per ragionare al meglio sul progetto. Il disco è stato scritto tra il 2018 e il 2022. La prima canzone è forse Tutorial, seguita da Una cosa. Una delle ultime realizzate è stata Nuova Milano.
Hai mai avuto un dubbio sul titolo di questo album?
Questo disco, prima di chiamarsi così, ha avuto un sacco di nomi, dal nome della prima traccia Dove cantano i grilli e profuma la terra al mio numero di cellulare, giusto per farti due esempi. Poi abbiamo deciso che, in questo caso, il self titled era la decisione giusta da prendere.
Come avete selezionato i musicisti che hanno partecipato alle registrazioni del disco?
Sono tutte persone che conosciamo per il nostro lavoro nel mondo dei concerti. La cosa che mi ha positivamente stupito è stata la reazione generale a questa proposta. L’impressione che avevo de IMMC è che, all’esterno, fosse considerato un progetto non troppo serio. Invece nessuno di loro ha reagito in maniera titubante alla proposta, cosa che mi ha fatto molto piacere.
Perché avevi questa idea?
Per due motivi in particolare. In primis la componente ironica de IMMC, a livello di scrittura ma anche di comunicazione. Abbiamo sempre cercato una chiave di questo tipo ed è un aspetto che poteva essere anche travisato. In alcuni momenti, con il massimo rispetto per il gruppo che andrò a citare, mi sono sentito percepito come se fossimo Il Pagante dell’indie italiano. In secondo luogo, ho sempre pensato che fosse chiaro a tutti che la musica, per noi, non fosse la nostra occupazione principale, cosa che poteva portare a una minore considerazione generale. D’altro canto, questo status di artisti “non a tempo pieno” ci ha dato molta libertà in tutto, ed è una delle cose di cui vado più fiero.
Come nasce la parte parlata di Polso? Che storia ha?
È un’idea che mi è venuta in fase di scrittura e ho chiesto aiuto alla mia ragazza per realizzarla. Lei è un medico e ha scritto questa parte “scientifica” da associare alla canzone. La voce è di uno speaker che ho reclutato su Fiverr, probabilmente se avessi scritto Polso più recentemente avrei fatto tutto con la AI. È l’unico featuring del disco, se di featuring si può parlare… A noi sarebbe piaciuto farli, ma oggi è estremamente difficile. All’interno dello stesso mondo o della stessa nicchia è più facile, noi però abbiamo provato a farlo contattando artisti che fanno altri generi e non siamo riusciti nell’intento. Penso, in termini generali, che sia un peccato, la contaminazione tra artisti con background diversi può creare cose veramente interessanti.
Nuova Milano rimane la traccia che unisce un prima e un dopo de IMMC?
Sono d’accordo. In questo disco non ci sono riferimenti alla città o citazioni a tutti i costi ed è una cosa, come ti dicevo prima, voluta. Il legame con Milano rimane al di là di tutto, non sai quanto sono rimasto piacevolmente sorpreso di aver scoperto che, tra le targhe dedicate ad artisti del mondo indie che sono comparse a Milano, ci sia anche quella di “piazza Walter Ferrari” fuori dal Rocket (ride, NdR).
Avete presentato l’album con un live al Bellezza e avete partecipato anche all’ultimo Mi Ami. Come vi muoverete sui live nei prossimi mesi?
È stato bello tornare a suonare dal vivo con questa nuova formazione a cinque. L’idea è quella di fermarci in estate, far sedimentare bene il disco e ricominciare con le date live in autunno. Ci siamo sempre presi i nostri tempi in tutto e lo faremo anche questa volta.
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